Carciofi e patate a sfincione: un piatto D.O.C. della tradizione Palermitana

patate e carciofi a sfincione 

Avete mai sentito parlare di “Sfincione”?

Bé, lo Sfincione è una “pizza”, anche se vi assicuro, qui chiamarla pizza è un’eresia, tipica Palermitana.

Non esiste posto al mondo dove potrete trovare lo Sfincione se non a Palermo!

Ciò che rende particolare lo sfincione è, sia la pasta, soffice ed abbastanza spessa e spugnosa, sia il condimento fatto con acciughe, cipolla, caciocavallo, pomodoro ed in fine pan grattato e origano.

Questo tipo di condimento però è utilizzato, sempre dai palermitani, per condire teglie di patate….da qui, “le Patate a Sfincione” oppure teglie di patate e carciofi da qui…la nostra ricetta!!

 Se volete quindi portare in tavola, data la stagione dei carciofi, un po’ della mia bella Palermo, seguite passo passo la mia ricetta e vi assicuro che:

 “nuddu arresterà riuno….” (nessuno resterà digiuno)

Pesce spada ai profumi d’oriente, per una romantica serata a lume di candela

pesce spada all'orientale

 

Qualche sera fa, io e mio marito abbiamo festeggiato il nostro quinto anniversario, e per l’occasione, ho voluto richiamare il tema del nostro primo incontro, avvenuto in un ristorante cinese del centro di Palermo.

Ovviamente, allora eravamo si sicuro molto più freschi, rilassati e riposati, e di certo, non vi erano bimbi che ci venivano a chiamare per una infinità di cose!

Ma il bello di essere una famiglia e, ancor di più, di essere genitori è proprio tutto questo

Quindi tra :

mamma, ho sete mi porti l’acqua…

papà, mi racconti una favoletta….

mamma, se non mi dai un bacetto non riesco a dormire….

papà, mi accendi la lucina….

mamma, io non ho sonno, posso stare di la con voi….

siamo comunque riusciti, accontentando, quasi tutte, le richieste dei pargoli, e dopo averli messi a nanna, a creare, molto silenziosamente, un’ atmosfera magica, proprio nella nostra cucina! Qualche candela, un po’ di musica quasi impercettibile ed un ottimo vino, ci hanno fatto da cornice, mentre gustavamo questo particolare trancetto di pesce spada all’orientale arricchito dalla salsa di soia e dallo zenzero, dal sapore delizioso e molto, molto intrigante.

 

Corvo di Casteldaccia, il mito di un vino Siciliano per eccellenza (seconda parte)

vino

Il popolo, che pure ha conservato tanti antichissimi miti, racconta che:

 fu un asino a insegnare agli isolani la potatura delle viti. Un asino che, sfuggito al padrone, si mise un giorno a scorrazzare pei campi scegliendo come cibo i lunghi e teneri tralci di una vite. Il proprietario riusci a raggiungerlo e lo riportò nella stalla a suon di bastonate, ma al tempo della vendemmia dovette accorgersi che proprio dove il somaro aveva coscienziosamente «potato» la vite, i grappoli erano più fitti e turgidi. E poiché era un uomo riflessivo, apprese la tecnica di sfoltire annualmente i tralci per trame un migliore raccolto.

Per questo motivo è del luogo il vecchio detto:

Asinu pota e Ddiu fa racina» dicono in Sicilia: l’asino pota e Dio fa l’uva.

In realtà il Corvo — bianco e rosso — è un vino abbastanza recente che conta circa 150 anni di vita anche se le uve sono coltivate in Sicilia da tempo; e il nome gli deriva da una località nei pressi di Casteldaccia. Bianco o rosso è un magnifico vino che si meritò nel 1903 un riconoscimento a una fiera internazionale e la cui produzione è attualmente curata dai Duchi di Salaparuta.

Corvo di Casteldaccia, il mito di un vino Siciliano per eccellenza

calice di vino

Visto il mio amore per i vini Siciliani, oggi vi voglio raccontare la storia del Corvo di Casteldaccia un vino “palermitano”.

Un’antica leggenda greca racconta che:

il giovane Bacco, in viaggio per Nasso, vide una pianticella sconosciuta e, incuriosito, la divelse dal terreno e la pose, con un po’ di terra, in un osso d’uccello. La piccola pianta cresceva a vista d’occhio, cosi che il dio, per far posto alle radici, la mise dapprima in una tibia di leone, poi in una mascella d’asino. Giunto a Nasso egli trapiantò lo strano arbusto che a suo tempo diede fiori e grappoli, e questi, spremuti, purpureo dolcissimo vino.

Il mito (che simboleggia gli effetti progressivi del vino sull’uomo, dapprima leggero e canterino come un uccello, poi ardito come un leone, infine stupido come un somaro), ci interessa soprattutto per quel riferimento a Nasso che alcuni scrittori identificano con l’antica città prossima a Taormina, la più antica colonia greca in Sicilia.

Orecchiette con carciofi e feta greca, profumate all’arancia

orecchiette carciofi, arancia e feta greca

Più o meno questo, è il periodo dei carciofi, è, nella mia bella Sicilia, si usa farli davvero in tantissimi modi, tanto che, precisamente a Niscemi (CL) si tiene, oramai da diversi anni, più o meno verso Marzo,la sagra del carciofo, dove si possono degustare una enorme vastità di piatti a base ovviamente di carciofi, dai quali si evince la passione per la buona cucina e il desiderio di tramandare una cultura ricca di tradizione, folclore e amore per i frutti della terra.

E per i golosi di carciofi, che come me, che non possono aspettare solo la sagra di Niscemi? Tranquilli, esiste un ristorante a Cerda (PA), dove il menù è tutto, assolutamente a base di carciofi, e la cosa fantastica è, che, tale menù, lo si può gustare tutto l’anno! Una regola, non scritta, però vige, quando si vuole andare a Cerda a mangiare carciofi: essere una bella comitiva di persone, in quanto questo ristorante è famoso anche per le numerosissime tavolate di gente!

Ma visto che non tutti possono recarsi a Cerda o alla sagra del Carciofo di Niscemi, eccovi una ricettina molto fantasiosa e ricca di sapori creata apposta per i lettori di Ginger.

Orecchiette sparacelli e pecorino

orecchiette sparacelli e pecorino

Qualche tempo fa andai con mio marito in un agriturismo sulle Madonie, un posto bello, bello e soprattutto molto confortevole, dove l’ospitalità era davvero messa al primo posto insieme alla buona cucina. Per l’occasione mangiammo un piatto di orecchiette fresche condite in modo molto semplice ma davvero delizioso… Ovviamente, data la mia passione per la cucina, chiesi alla cuoca quali fossero gli ingredienti di quel primo dal sapore così particolare e lei mi confidò che quelle orecchiette avevano come ingredienti principali: la passione per la cucina, il desiderio di far star bene i propri ospiti e l’amore per gli animali ed i frutti della terra… Onestamente una tale risposta mi lasciò spiazzata….Questa donna “raccontava” questo piatto come se stesse parlando della cosa  a lei più cara…

Poi ci spiegò che gli ingredienti di quelle orecchiette erano dei semplicissimi sparacelli delle loro campagne e della buonissima ricotta prodotta dai loro allevamenti…ma ciò che però rendeva speciale quel piatto erano davvero le caratteristiche che ci aveva detto in principio.

Oramai per noi gli sparacelli, da allora, hanno come prime compagne inseparabili le orecchiette, oggi ve le propongo rivisitate però, senza ricotta, con una spolverata di Pecorino….badate ad una cosa però, le orecchiette devono essere quelle fresche!

Il vino bianco: ingrediente fondamentale delle ciambelline leggere

vino bianco 

Quando per la prima volta mi trovai a leggere questa ricetta, qualche anno fa oramai, ammetto di averci pensato su: il vino nell’impasto delle ciambelline? Sono stata qualche giorno indecisa sul provarle o meno, ma poi, complici i pareri assolutamente positivi su queste deliziose ciambelline, mi sono lasciata tentare. E, ad onor del vero, ho fatto più che bene. Non solo, da quel momento in poi, utilizzo molto spesso il vino aggiungendolo alla frolla quando preparo ad esempio una crostata. Il vino aggiunto alla frolla regala una fragranza deliziosa ed un aroma molto particolare che si sposa bene con qulsiasi tipo di ripieno, sia a base di frutta che a base di cioccolata, di crema o di ricotta. A vostro piacimento potete passare le ciambelline nella granella di zucchero o ricoprirle di glasse di zucchero o di cioccolato fondente. Ammetto di preferirle di gran lunga al naturale, così come da ricetta originale, si conservano fragranti conservate in scatole di latta.

Teglia campagnola per un Natale dal gusto semplice e genuino

teglia campagnola

Si avvicina il Natale e i preparativi per la cena del 24 ed il pranzo del 25 fremono…. che si fa? Cosa prepariamo? Carne o pesce? Pasta o riso? Il primo lo facciamo o ci limitiamo ad un secondo e agli antipasti? Tutte domande che in questi giorni, tutti coloro che amano festeggiare insieme ai loro cari si sono fatti almeno una volta.

Ed è qui che Ginger vi viene in aiuto, con qualche bel suggerimento, semplice, anzi semplicissimo, leggero, gustoso ed economico….

Altre volte vi ho suggerito pietanze vegetariane per imbandire le vostre tavole durante i giorni di festa ed oggi mi andava di tornare sull’argomento con un piatto di una semplicità estrema che potrete decidere di utilizzare come antipasto o come secondo e poi è uno di quei piatti che io chiamo “salva tempo” nel senso che, potrete prepararlo anche il giorno prima, visto che è una pietanza deliziosa sia calda che fredda.

Portate in tavola colore, allegria, semplicità e gusto quindi con la teglia campagnola e non deluderete nessuno.

Risotto zucchinette e pancetta, mantecato con gorgonzola e salvia

risotto zucchinette e pancetta

Il risotto è un classico delle grandi tavolate; raramente non piace e mette d’accordo tutti grandi e piccini.

Lo si può fare semplice oppure osare con gli ingredienti o le mantecature, ma un bel piatto di risotto caldo, fumante e, perchè no, filante, al centro di una bella tavola imbandita per le feste mette gioia e voglia di famiglia.

Il risotto che vi propongo di seguito, di base è molto semplice e classico ma con la mantecatura che vi suggerisco assumerà un tocco davvero molto interessante.