Cucina campana: la parmigiana di melanzane secondo la mia famiglia

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TEMPO: 1 ora circa | COSTO: medio | DIFFICOLTA’: media

VEGETARIANA: SI/NO | PICCANTE: NO | GLUTINE: NO | BAMBINI: SI


Quando si parla di melanzane una delle prime ricette che ci viene in mente è quella della parmigiana. L’abbiamo gustata tutti. C’è chi mangia solo quella della mamma o della nonna, chi è convinto di essere l’unico custode della vera e originale ricetta, chi non può farne a meno, chi non la digerisce ma non può evitare anche solo di assaggiarla, insomma, è uno dei piatti più chiacchierati e mangiati del bel paese. Anche qui su Ginger&Tomato ce ne sono molte versioni, io, visto che siamo in estate e le melanzane vanno per la maggiore ho deciso di proporre la ricetta originale della mia famiglia, che mia mamma ha portato al suo massimo splendore!

A Napoli, così come in tutta la Campania, esistono diverse scuole di pensiero, una fra tutte e quella sulla frittura delle melanzane: vanno impanate prima di essere passate nell’olio o no? A casa mia non si è mai fatto, e questo rende senza dubbio la parmigiana un pochino più leggera, ma ho chiaramente assaggiato anche l’altra versione, continuando comunque a preferire quella di mia mamma senza impanatura!  Anche sull’olio ci sarebbe da dire, a casa mia in questo caso, si usa olio extra vergine per tutto, per la teglia, per friggere e per la salsa di pomodoro; c’è invece chi per la frittura utilizza quello d’oliva e basta. Le melanzane tagliate a rondelle o lunghe? Io dico lunghe, e a Napoli si tagliano secondo il senso della lunghezza senza dubbio, perchè si usano le melanzane lunghe e non quelle tonde, che spesso sono le uniche che si trovano lontano dalla Campania.

Insomma, ce n’è per tutti i gusti e per tutte le preparazioni. Io vi dico solo che è senza dubbio uno dei miei piatti peferiti, forse perchè è la specialità di mia mamma, ne mangerei un ruoto intero, quando è ancora bella calda, ma provate a gustarla anche tiepida, fredda, riscaldata, in un panino, accompagandola con del formaggio … sarà sempre squisita!

Gli originali arancini di riso napoletani

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TEMPO: un pomeriggio in totale | COSTO: medio | DIFFICOLTA’: difficile

VEGETARIANA: NO | PICCANTE: NO | GLUTINE: SI | BAMBINI: SI


Prima o poi dovevo cimentarmi anche in questo. E lo spunto è arrivato proprio da Ginger&Tomato. Per un’occasione piuttosto importante si prospettava un bel pranzo all’aperto in un parco, una giornata “di festa” condita però anche da un aspetto lavorativo e dalla presenza di un po’ di persone care. Torte rustiche, la migliore soluzione rispetto a dei classici panini. Anche perchè così le torte rustiche le avrei anche offerte. E poi una follia: gli arancini. Le palline di riso fritte (per intenderci) non si mangiano fredde, preparate il giorno prima, ma la logica non fa sempre parte del mio modo di agire.

Cerco una ricetta, nel mio libro di cucina napoletana e ne trovo una. Dò una sbirciatina, mi colpiscono i supplì raccontati da Liulai, originale ricetta laziale, e allora devo provare entrambi. Risultato: un lunghissimo pomeriggio tra due pizze rustiche e una montagna di arancini e supplì, attesa per il raffreddamento, palline su palline, alcune solo da formare (i supplì) e altre anche da farcire (gli arancini). Il risultato è stato fantastico. Visto che era la mia prima volta durante la frittura qualche arancino (e anche qualche supplì) si è leggermente aperto, e sono stati una parte della nostra cena, ottimi, caldi, la mozzarella filante, croccanti.

Gli altri sono arrivati il giorno seguente al parco, una gran bella soddisfazione! Sono davvero contenta quando mi dicono che la mia cucina è squisita, fantasiosa, spontanea, e soprattutto sono contenta quando accanto a questo tutti aggiungono che per la mia giovane età è una cosa bellissima che io sappia già cucinare così tante cose! Non è una questione di essere vanitosi. E’ la tradizione, la discendenza, ciò che si tramanda con le parole, con lo sguardo, con i vecchi libri di cucina tra le cui pagine emergono foglietti con appunti culinari, è il profumo che passa dal focolare dell’infanzia a quello dell’età adulta. E’ un’eredità che mi sono presa, che avevo nelle mani, e che voglio portare avanti e tramandare nel tempo.

Il ragù della domenica

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TEMPO: 6-7 ore | COSTO: medio-alto | DIFFICOLTA’: difficile

VEGETARIANA: NO | PICCANTE: NO | GLUTINE: SI | BAMBINI: SI


Il ragù della domenica. In ogni famiglia napoletana “verace” il profumo di questa salsa si diffonde, anzi, forse sarebbe meglio dire “si diffondeva”, per tutta la casa, celebrando tutte le domeniche e ogni altra festa familiare.  E’ una tradizione che un po’ si è persa, ma personalmente credo che nelle mani di ogni napoletano risieda nascosta la capacità di preparare un ottimo ragù.

L’etimologia della parola è francese, deriva da ragout, parola che a sua volta proviene da ragouter, che significa rinforzare il gusto, e questa parola poi a sua volta deriva dal latino gustus. Il senso etimologico è proprio perfetto, la cottura così prolungata della salsa di pomodoro, che viene unita solo alla fine a una combinazione di ingredienti molto ricchi di grasso, e che adesso non si utilizzano nemmeno più in modo così preponderande anche nella cucina napoletana, e mi riferisco alla sugna, insomma, tutto ciò rinforza il gusto del ragù fino a renderlo così ricco e sublime, un’esperienza nuova e antica allo stesso tempo, per il nostro palato.

La sua origine dovrebbe risalire alla metà del ‘700, e probabilmente deriva dalla trasformazione di qualche ragù all’italiana già esistente, il primo a parlarne è stato il Cavalcanti, oltretutto citando questo sugo senza nemmeno dargli l’importanza che poi ha preso nel corso del tempo.

Ma lasciamo parlare la ricetta, che è così ricca da avere molte cose da dire!

Frittura di merluzzo con salsa piccante

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TEMPO: 1 ora e 30 minuti | COSTO: medio | DIFFICOLTA’: media

VEGETARIANA: NO | PICCANTE: SI | GLUTINE: SI | BAMBINI: NO


Il pesce fritto fà venire subito in mente due cose: l’estate e i cibi preconfezionati. Per quanto riguarda l’estate forse è solo un collegamento personale. La frittura di pesce è comunque un piatto che anche quando si va a mangiare fuori si consuma prevalentemente durante la bella stagione, ma forse il richiamo alla mia mente è dato anche dal sapore dei ricordi: una casa al mare, tutta la famiglia riunita, le finestre spalancate e l’odore, buonissimo, del pesce che friggeva, una tavolata apparecchiata e poi la rumorosissima cena, ricca di risate e con il sapore della festa. Insomma, quei momenti che quando sei ancora bambina non sai che rimaranno per sempre unici, perchè si cambia, si cresce e certe cose vanno perdute, anche se ne arrivano sempre di nuove.

Per quanto riguarda i cibi preconfezionati invece ormai possiamo affermare che il pesce, soprattutto se impanato e poi fritto (o prefritto da scaldare al forno) lo mangiamo quasi sempre precotto. I bastoncini di pesce ne sono il principale esempio, ma esistono anche filetti di platessa, di merluzzo, calamari, crocchette varie, e anche delle vere e proprie fritture di pesce già pronte. Anche se a volte il motivo principale per cui ci serviamo di questi prodotti surgelati è la mancanza di tempo, provare a preparare qualcosa con le nostre mani può farci scoprire i veri sapori del cibo. In questo modo potremo sia approfittare delle innovazioni dei tempi moderni,  che riuscire anche a conoscere, ricordare e riproporre i momenti, e in questo caso anche i sapori, di una volta.

Polpette al prosciutto e marsala

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TEMPO: 40 minuti | COSTO: medio | DIFFICOLTA’: media

VEGETARIANA: NO | PICCANTE: NO | GLUTINE: SI | BAMBINI: SI


Ricordiamoci sempre di preparare le polpette quando ci avanza il pane! Io utilizzo anche la crosta a volte, lasciandola a bagno nel latte, o nell’acqua, per rendere il tutto più leggero, per un po’ di tempo in più rispetto alla mollica. E’ un ottimo modo di non far seccare eccessivamente il pane, fino a non poterlo più utilizzare, visto che è il principale alimento che non andrebbe mai buttato via. Inoltre io ho quasi sempre la carne macinata nel congelatore, visto che credo sia estremamente versatile e  che possa servire per moltissime preparazioni.

Avere sempre una certa quantità di carne macinata può essere una mossa astuta, infatti credo proprio di non essere l’unica a fare questa cosa! Si può preparare un ragù, anche all’ultimo momento, magari se si ha anche qualche carota, un soffritto con la cipolla veloce e si può improvvisare un pranzo buonissimo.  Poi si può fare una pasta, bianca o al pomodoro, con la carne macinata e la mozzarella, oltretutto io congelo anche la mozzarella, da buona napoletana mangio solo quella di bufala e quelle che compro al supermercato le uso solo per cucinare! Si possono poi preparare degli hamburger fatti in casa, semplicemente battendo la carne e dandole la forma rotonda, e in più la si può cucinare al piatto o in padella, strapazzandola con le uova.  Infine non dimentichiamoci  che con gli stessi ingredienti base delle polpette, carne macinata e pane, si possono preparare anche delle buonissime verdure ripiene, aggiungendo un po’ di formaggio o semplicemente spolverandole con il parmigiano grattuggiato.

Peperoni ripieni di baccalà e riso

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TEMPO: 1 ora e 15 minuti | COSTO: medio | DIFFICOLTA’: media

VEGETARIANA: NO | PICCANTE: NO | GLUTINE: SI | BAMBINI: SI


Non potevo sottrarmi ancora per molto tempo dallo scrivere delle ricette napoletane, o comunque campane, viste le mie origini, e ho deciso di avvicinarmi a questa cultura culinaria, famosa in tutto il mondo, partendo da un piatto abbastanza comune e anche semplice nella sua realizzazione, ma che comunque arriva dalla tradizione napoletana: peperoni ripieni di riso e baccalà.

Quando si preparano i peperoni ripieni a mio avviso si deve fare una scelta di fondo, abbinare a questo alimento che risulta pesante, e per molti è anche poco digeribile, un ripieno leggero, oppure sbizzarsi con la fantasia ed eccedere anche, senza stare a pensare al dopo e alla pesantezza di stomaco! Per me i peperoni sono un alimento base, li cucino e li mangio in tutti i modi, trovo però che questa ricetta che li unisce a due alimenti semplici in fondo, il riso e il baccalà, doni ai peperoni un tocco casereccio e delicato allo stesso tempo.

Il riso in un ripieno può essere semplicemente lessato o rosolato in padella, mentre per quanto rigurda il pesce in questo caso va solo condito con gli altri ingredienti, ma se vi interessa imparare a cucinarlo o scoprire nuove ricette potete trovare molte altre: polpette, baccalà in umido, al forno, filetti di baccalà e pomodori. Buon appetito.

Una pasta “originale”: Calamarata con gamberi e zucchine

TEMPO: 40 minuti| COSTO: medio-alto| DIFFICOLTA’: bassa

VEGETARIANA:NO | PICCANTE:NO | GLUTINE: SI | BAMBINI: NO


Che formato di pasta scegliere per preparare un piatto un pò originale ed insolito? La nostra proposta è la calamarata, un formato di pasta molto originale della cucina campana. Il nome, molto singolare, deriva dalla somiglianza di questo formato di pasta agli anelli di calamari. Tra le varie ricette di pasta che si possono scegliere per preparare la calamarata, vi proponiamo la ricetta della Calamarata con gamberi e zucchine.

Scarpegghia, pasta e fagioli, mallone e specialità locali: a Calitri dal 21 al 23 dicembre

Irpinia terra del buon cibo e di vino novello da leccarsi i baffi. Il territorio collinare della Campania è palcoscenico di numerose gozzoviglie anche in virtù del fatto che le specialità eno-gastronomiche della zona non lasciano affatto indifferenti: dai primi piatti fatti in casa (fusilli e lasagne con sugo di ragù sopra ogni cosa) ai secondi a basa di carne e pesce, dalla parmigiana di melanzane alle polpette di carne e formaggio, dai formaggi e latticini (non solo mozzarella di bufala ma anche scamorze, provoloni e ricotta) ai salumi (salame, prosciutto crudo, soppressate), dai sottoli ai dolci (pastiera, zeppole, torroni).

La degustazione di tanta grazia sarà possibile nel corso della settimana antecedente al Natale: si comincia domenica 21 dicembre con la tradizionale sagra della Scarpegghia a Calitri nel corso della quale i visitatori possono vivere la calda atmosfera natalizia, assaporando l’intensa fragranza di una “scarpegghia” ancora bollente e degustando altri dolci peccati di gola. Percorrendo via Faenzari, via Fontana e Via San Martino, si incontreranno stands gastronomici ed esposizioni di oggetti in ceramica e prodotti dell’artigianato locale.

Torta caprese bianca al limone

TEMPO: 1 ora e 20 minuti | COSTO: medio | DIFFICOLTA’: media

VEGETARIANA: SI | PICCANTE: NO | GLUTINE: SI | BAMBINI: SI

La torta caprese, uno dei migliori dolci di origini napoletane, è una squisita torta fatta di cioccolato fondente e mandorle. Niente affatto secca, ma umida all’interno e con una crosticina glassata esternamente, si appresta a concludere una pranzo domenicale come si rispetti.

 Quest’oggi però vi voglio presentare una variante della torta caprese solita, invece che fatta con il cioccolato fondente, in versione bianca cioè fatta con il cioccolato bianco. Troppo buona direbbe qualcuno che conosco! Provatela e poi, come dico sempre, fateci sapere!


Torta caprese bianca al limone

Ingredienti per 4 persone:

200gr di mandorle con la pelle | 170gr di zucchero | 200gr di cioccolato bianco | 150gr di burro | 5 uova | 1 fialetta di essenza di mandorle | 1 bustina di vanillina | 1 bicchierino di limoncello | 2 limoni

Festa del torrone e del croccantino a San Marco dei Cavoti il 20 e 21 dicembre

Dopo aver definito al dettaglio i preparativi, ha preso il via l’ottava edizione della Festa del Torrone e del croccantino, appuntamento oramai in voga da oto annualità in quel di San Marco dei Cavoti, una cittadina di origine provenzale davvero gradevole collocata nell’Alta Valle del Fortore-Tammaro.

Inutile dire che a farla da padrone sarà, nel corso dell’intera manifestazione protratta fino al prossimo 21 dicembre, il dolcissimo odore mixato di mandorle, nocciole tostate, zucchero e cacao: ovvero, gli ingredienti del tipico Croccantino, prodotto dai dolciari del posto in innumerevoli varietà.

In parte classico – anche perchè, come riportato da recenti statistiche, la maggior parte degli italiani trova ancora irresistibile il più classico dei torroni – in parte originale e aromatizzato con gli ingredienti più variegati (alla fragola, al pan di spagna, al cioccolato, alla nocciola, al pistacchio, al cocco) il torrone bianco è protagonista, insieme al Croccantino, di dolci assaggi presso gli stand delle nove aziende dolciarie del territorio.

Campania e Veneto a tavola fino al 20 dicembre

Fino al 20 dicembre 2008 Sorrento sarà protagonista di una serie di giornate gastronomiche dove i maggiori esponenti del mondo goumand internazionale si incontreranno per confrontarsi e “sfidarsi” . Saranno sul palco del Tasso per a “A teatro con i protagonisti, premio Villa Massa” e nelle sale del Vittoria per “Campania & Veneto si incontrano a tavola“.

In sala arriveranno anche 350 studenti provenienti dagli Istituti alberghieri e del turismo della Campania e della Puglia. Le Giornate Gastronomiche Sorrentine rappresentano un omaggio ai prodotti agroalimentari italiani e alle tradizioni enogastronomiche di eccellenza, uno degli appuntamenti del settore più importanti a livello nazionale. Si svolgono in un luogo, come la Costiera sorrentina, che ha raggiunto punte di eccellenza nell’arte della gastronomia, segnalate da tutte le guide.

Festa del Torrone a San Marco dei Cavoti: dal 6 al 21 dicembre

Nei week-and tra il 6-8, 13 – 14  e  20 – 21  Dicembre 2008 si svolgerà l´ottava edizione della Festa del Torrone a San Marco dei Cavoti, incantevole borgo dell´Alta Valle del Fortore-Tammaro che vanta una dei centri storici più suggestivi grazie all´opera di ristrutturazione e valorizzazione delle più antiche tradizioni dei suoi fondatori.

Il protagonista di questa manifestazione sarà il torrone nelle sue varianti classiche come il Croccantino, fatto con mandorle, nocciole tostate, zucchero e cacao, prodotto tradizionale disponibile nelle sue numerosi e gustosissime varianti.