Ebrei e Marmellata di visciole. A Roma, in Via del Portico d’Ottavia, nel cuore di quello che oggi, per convenzione,
Il titolo del post ricorda certamente un film del 1956 o giù di lì che vide protagonista la Lollobrigida e Vittorio De Sica. Sicuramente l’accostamento sembra forse un po’ ardito ma, nella preparazione di questo prezioso alimento c’è proprio l’amore, la passione e la fantasia che si esprime nelle forme che con il pane si possono realizzare.
Il pane che ho confezionato è commestibile ma alcuni panettiere che si “divertono” come me a preparare forme insolite per decorare le loro vetrine, danno una consistenza diversa all’impasto con l’aggiunta di grandi quantità di sale per allungare la “vita” delle loro creazioni.
E’ facile intuire che preparo il pane con l’ausilio del mio fedele mixer e successivamente a mano e non con il supporto della macchina del pane certamente utile per una preparazione programmata e “quasi” senza sorprese. Le forme che si ottengono con questo elettrodomestico sono però tutte uguali mentre a mano ci si può sbizzarrire a volontà come ampiamente dimostrerò in seguito.
Ho preparato tanti tipi di pani, per i vari impasti mi sono stati di aiuto la fantasia, gli ingredienti a disposizione, i consigli e le ricette scovate su giornali e pubblicazioni varie.
Non ho avuto bisogno delle varie macchine del pane, impastatrici e di tutto quello che la tecnologia moderna mette a disposizione delle intrepide casalinghe.
Non ho voluto la macchina del pane (anche se un pensierino l’ho fatto) solamente perché in cucina ho uno spazio ridotto per cui, spesso, devo fare i salti mortali per l’ottimizzazione dei piani di lavoro.
E poi ho visto la fine che ha fatto quella di mia figlia che, dopo gli ululati di gioia per i primi pani appena sfornati, è stata relegata nel dimenticatoio che viste, le dimensioni della stessa richiede un bel po’ di spazio.
Desidero parlare un po’ della storia di questo prezioso alimento che spesso viene additato come colpevole del “grasso superfluo”, salvo scoprire poi che chi si lamenta dei maniglioni antipanico ne mangia, senza quasi accorgersene, fette su fette, fa la scarpetta, ci aggiunge formaggi vari, moquette di burro e marmellata, fiumi d’olio e sale perché tanto l’olio extra fa bene .
Io dico sempre che sono le quantità che devono essere limitate e che ci si deve far aiutare dal buon senso.
Non male come pistolotto iniziale, vero?
L’origine del pane, il cui nome deriva dal latino “panis” secondo alcune fonti da me consultate, risalirebbe a 10.000 anni fa e ne sono state trovate tracce in Mesopotamia.
Il nocino. Quando si dice il bello del liquore fatto in casa! Oggi è proprio il caso di dirlo
Un poco di storia e tante chiacchiere. La famosa Torta Zurigo nacque nel lontano 1930 commissionata al pasticcere Giuseppe Castino dalla Principessa Jolanda di Savoia.
Infatti :
“Il giovane Giuseppe Castino non trascrisse mai la ricetta del dolce commissionatogli dalla principessa Jolanda di Savoia: «Chiese espressamente a mio padre di studiarle una torta particolare per gli ospiti della sua residenza di Zurigo, senza pan di Spagna imbevuto d’alcol», conferma Gemma Castino Prunotto. E Castino, figlio di un macellaio giunto a Pinerolo per gestire la pasticceria di Martino Fabbre, obbedì. Il resto della storia lo conoscono tutti: «Risento ancora la voce gioiosa di Jolanda che esclama “È meravigliosa!”» . (da un articolo apparso sull’Eco del Chisone, importante e storico settimanale del pimerolese che vanta oltre 100 anni di vita).
Quindi la ricetta originale non è e non può essere sfruttata per il semplice motivo che la “ricostruzione degli ingredienti base” è stata depositata nell’ottobre del 2003 presso il notaio Orali di Pinerolo. Quindi tutte le torte che vantano questo nome non sono altro che delle interpretazioni, dei tentativi di avvicinarsi al dolce originale.
E la mia non fa eccezione.
Ricordo ancora che la ordinai la torta ad un pasticcere del mio paese su suggerimento di mia figlia, in occasione del superamento dell’ultimo esame di statistica di mio figlio (Ingegneria Gestionale). Simone infatti aveva passato mesi e mesi a prepararlo e quando mi arrivò l’SMS in cui mi diceva che lo aveva ”passato” andai subito in pasticceria e l’unica indicazione fu quella di far scrivere su un cartiglio di marzapane la parola “BRAVO”.
Ricordo ancora l’espressione del suo viso quando la vide.
Non assomigliava per nulla alla torta originale: non c’era la decorazione di ciliegie al liquore glassate (anche perché a mio figlio non piacciono) e anche il cartiglio con dicitura non c’entrava per nulla, ma per noi aveva un significato importante. Ma ora veniamo alla mia Zurigo copiata dal un libricino prestatomi da un’amica e che per lo meno mi ha dato una traccia da seguire stampato in occasione delle Olimpiadi del 2004.
La pulizia del fegato dalle venature è una fase critica nella riuscita di un buon Foie Gras. Potete chiedere al vostro macellaio di eseguirla per voi se non ve la sentite di farlo, ma vi consiglio di verificare comunque che ogni minima venuzza sia stata rimossa prima di prepararlo, visto che è un lavoro da fare con accuratezza. Dovrete quindi armarvi di pazienza, di pinzette e un coltellino a lama sottile, nel mio caso di occhialini sulla punta del naso…. e ora vi spiegherò come apprettare un foie gras perfetto!
Questa specialità del Sud-Ovest della Francia è caratterizzata dal modo in cui gli animali vengono nutriti, provocando l’ingrossamento del fegato che diventa cosi ‘fegato grasso’. Il foie gras puo’ essere di anatra o di oca e la differenza è ormai praticamente nominale, a parer mio, visto che entrambi provengono da allevamenti, anche se molti confermano che il migliore sia il foie gras d’anatra che è anche molto più piccolo.
Con il suo sapore delicato e contemporaneamente altamente saporito è caratterizzato da una consistenza finissima, quasi burrosa che ispira gli abbinamenti più azzardati. Tradizionalmente accompagnato dal ‘Sauternes’ un vino dolce con aromi di bosco al palato, il Foie Gras è spesso abbinato a piccoli contorni agrodolci e speziati come le cipolline caramellate al pepe rosa, i fichi in riduzione di aceto balsamico, gelatine di Porto o di Montbazillac.
Viene tradizionalmente servito con crostini di pane di segala, ma a me piace presentarlo con un buon pane alle noci per farne risaltare tutto l’aroma della selvaggina.
Cimentarsi in questa impresa non è una cosa per comuni mortali, (se voleste comunque provarci guardate qui) considerando che spesso queste torte sono dei veri e propri capolavori di alta pasticceria. Per questo siamo sicuri che siano tantissimi gli utenti (e non c’è distinzione tra uomini e donne, per le cose belle) che apprezzeranno questa carrellata di dolci da sogno.
In questo articolo di Ginger, ci proponiamo di raccogliere una serie di immagini e di link dei migliori pasticcieri di tutto il mondo, che hanno trasformato il compito di realizzare belle torte nuziali in manufatti incredibili, che non sfigurerebbero in un museo. Queste torte sfidano la legge di gravità, e hanno combinazioni di colori che costringono gli artisti a lavorare come alchimisti con coloranti ed essenze. La maggior parte di questi sono inglesi o americani, perchè nella tradizione anglosassone, più che da noi, c’è il mito dell’originalità della torta da “sfoggiare” a tutti i costi il giorno del matrimonio. In questi ultimi anni le creazioni multipiano, o i dolci “a tema”, si stanno diffondendo anche da noi. Basta frequentare qualche fiera del settore. Ma l’impeccabilità raggiunta da quelle che vi mostriamo, difficilmente scade nel kitch, come troppo spesso dalle nostre parti capita.
Potrete ispirarvi a queste fotografie, facendo impazzire il cuoco del vostro catering (date uno sguardo ai commenti più in basso, c’ è chi l’ha fatto), oppure potreste provare addirittura ordinarle se avete un portafoglio ben fornito (ma in fatto di spese per il matrimonio, si sa, si fanno follie) per farvele recapitare a casa. Questo tipo di torte, o per lo meno la maggior parte, sono realizzate con un semplice pan di spagna aromatizzato e una glassa di zucchero colorata e modellata, tenuta in piedi da armature più o meno complicate, a seconda del caso.