Menu per un fine settimana. Agnello, peperoni e syllabub

 

Quando si parla di cucinare del cibo nel week-end in realtà non si parla di avere più tempo per prepararlo, ma semplicemente di avere più tempo per gustarlo. A me piace invitare gente nel fine settimana e proporre un menu che mi permetta di fare tutto con comodo, in modo da potermi godere la casa e al tempo stesso invitare gli amici per un pranzo senza dover fare tutto dalla mattina. Per cui ho intenzione di proporvi tre piatti come idea di base, sui cui volendo potrete lavorare di fantasia, per godervi un lunch di tutto rispetto con i vostri amici divertendovi e, soprattutto, senza passare tutta la mattinata nella vostra adorata cucina!

 

  • Insalata d’agnello, menta e pinoli
  • Peperoni alla griglia con feta e mandorle
  • Syllabub ai frutti rossi

L’uovo: i vari metodi per cucinarlo


Se pensavate che cucinare un uovo fosse facile, leggete i vari modi che esistono per prepararlo e poi fateci sapere se avete cambiato idea!

  • Uovo al tegamino: Si fa scivolare delicatamente al centro di un tegamino unto con burro sciolto, si lascia cuocere a fuoco moderato per 3 minuti e si rassoda solo l’albume.
  • Uovo alla coque: Si porta ad ebollizione l’acqua con un pizzico di sale che dovrebbe evitare la rottura del guscio, quindi si immerge l’uovo delicatamente con un cucchiaio e, alla ripresa del bollore, si calcolano 3 minuti di cottura.
  • Uovo all’ostrica: Si rompe l’uovo, si priva dell’albume e si mette nell’apposito cucchiaio. Quindi lo si condisce con un pizzico di sale, pepe appena macinato e qualche goccia di succo di limone.
  • Uovo bazzotto. Si mette l’uovo in acqua fredda salata e, dall’ebollizione, si calcolano 5-6 minuti di cottura. Quindi si fa sgocciolare, intiepidire, si priva del guscio e si rimette in acqua tiepida salata sino al momento di servirlo.
  • Uovo sodo. Si mette sul fuoco un recipiente con molta acqua e quando bolle si immerge l’uovo con un cucchiaio per evitare che il guscio si rompa. Si calcolano 8 minuti circa di cottura, quindi si priva l’uovo del guscio.
  • Uovo affogato. Si porta ad ebollizione l’acqua, con aggiunta di 1/2 bicchiere di aceto per ogni litro, in una casseruola. Si abbassa la fiamma affinché l’acqua accenni a bollire e vi si rompe delicatamente l’uovo o le uova uno alla volta. Dopo 3 minuti di cottura si fa sgocciolare con un mestolo forato e si deposita l’uovo su un telo.

Come togliere la pelle del pesce


Una delle operazioni che sembra facile ma lo è tutt’altro è togliere la pelle del pesce. Già nei giorni passati vi abbiamo delucidato dulla pulizia del pesce, ma oggi ci sembrava nostro dovere darvi delle indicazioni su questa procedura.

Certi pesci, come le sogliole, non presentano troppe difficoltà per questa operazione, a patto però che siano freschissime. Con l’unghia del pollice sollevate l’estremità della coda del pesce: in questo modo la pelle scura si alzerà di un paio di centimetri. Dopo di che, tenendo ben ferma la coda con la mano destra, afferrate questo pezzetto di pelle con la mano sinistra e asportatela completamente tirandola verso la testa.

Come pulire il pesce: metodi e tecniche


Un pò di scuola di cucina a volte non fa male! Troppe volte ci siamo affidate alle mani esperte del nostro pescivendolo per pulire il pesce ma quando ciò non è possibile ginger vi viene in aiuto! Prima di essere sviscerato, il pesce a scaglie va grattato con il coltello (trattenendolo per la coda con una salvietta piegata) dalla coda alla testa in senso contrario alle stesse scaglie. Durante questa operazione pulite frequentemente il coltello indicato per eliminare le scaglie che saranno rimaste aderenti.

Tagliate via le pinne, le branchie, la coda e, se necessario, la testa con l’aiuto di un grosso paio di forbici da cucina. Asportate gli intestini praticando una incisione lungo tutto l’addome, dalle branchie alla coda, togliete ogni traccia di sangue con un foglio di carta assorbente inumidito. Soffregate infine tutto il pesce con un po’ di sale grosso per poter più facilmente togliere la pelle nera che lo ricopre.

Germana bites, suggerimenti per un pranzo estivo (da preparare con anticipo)

L’estate è forse la stagione ideale per invitare gli amici a casa, ma il dilemma che solitamente accompagna chi ospita è non solo cosa preparare, ma anche in quanto tempo, soprattutto se lavorate e magari avete dei figli a cui badare. Per cui perchè non organizzarsi con dei piatti gustosi e semplici che oltretutto hanno anche il vantaggio di poter essere preparati in anticipo? Eccovi allora alcuni suggerimenti per un pranzo d’estate, rigorosamente tutti in piedi e tutto a tavola. Tempo di preparazione previsto 1 ora e 45 minuti.

  • Pane carasau con salsa di ceci e yogurt
  • Gamberi alla birra
  • Quiche con zucchine e porri
  • Tiramisu di fragole

La dieta a misura di bambino: cibi si e cibi no


Nutrire i bambini in maniera sana? D’estate assomiglia spesso a una «mission impossible»: improvvisamente a tavola diventano inappetenti e svogliati, bevono poca acqua, ci chiedono in continuazione gelati e dolciumi e insistono per fare il bagno subito dopo pranzo, rischiando la congestione. E allora, come comportarsi per essere sicuri che anche sotto l’ombrellone assumano tutte le sostanze nutritive di cui hanno bisogno? Quali alimenti si possono concedere e quali, invece, è meglio evitare? Questi, più o meno, i dubbi che assalgono la maggior parte dei genitori all’arrivo dei primi caldi.

Abbiamo parlato di questi argomenti con il professor Gianvincenzo Zuccotti, direttore della Clinica pediatrica dell’Università degli Studi di Milano. Spiega il professor Zuccotti: «Nei mesi estivi i bambini tendono a diventare inappetenti. Questo cambiamento allarma i genitori, che chiedono ai pediatri se non sia il caso di “rinforzare” l’alimentazione con gli integratori. Ma niente paura: la diminuzione dell’appetito quando fa caldo è un fenomeno naturale e passeggero, perciò i figli devono essere assecondati e non forzati a mangiare controvoglia».

Come tagliare la carne, il pesce e le verdure


I vari metodi di cottura hanno creato l’esigenza di apportare diversi tagli ai vari alimenti così da adattarsi meglio alle diverse fasi di cottura. Da questa necessità pratica si è creata una vera e propria arte del taglio che coinvolge diverse tipologie di carni, di pesci e ovviamente di verdure. Di seguito vi passeremo in rassegna i vari modi per il taglio di alcuni alimenti!

  • La carne di vitello, manzo, maiale, deve essere tagliata a listarelle (1-2 cm di larghezza), o a cubetti (2-3 cm di lato). Se la ricetta prevede fette sottilissime, vi suggeriamo di riporre la carne in freezer: una volta congelata sarà più facile tagliarla; altrimenti fatevi tagliare la carne da macellaio come per un carpaccio.

I vari tipi di riso: dal vialone nano al riso venere

In Italia la coltivazione del riso ha iniziato a diffondersi nelle zone del milanese e del vercellese in epoca piuttosto recente, tra la fine del XIV e l’inizio del XV secolo, e sono tutt’oggi zone di produzione d’eccellenza di questa coltivazione. Proprio grazie alla immediata conversione di tale coltura ed alle buone risposte produttive della campagna piemontese che il riso continuo’ a diffondersi e ad essere apprezzato come piatto quotidiano per larga parte della popolazione. Con il riso si possono realizzare un numero incredibile di piatti diversi, dall’antipasto al dolce e, se cucinato a dovere, sarete sicuri di soddisfare anche i palati piu’ raffinati ed esigenti.

La riuscita della ricetta prescelta e’ comunque condizionata dalla scelta della varieta’ di riso piu’ indicata.
Bisogna tener conto delle rispettive caratteristiche dei tipi di riso che riguardano esclusivamente le dimensioni dei chicchi e le modalita’ di cottura. Sono poco significative invece le differenze tra le proprieta’ nutritive e le varieta’ a disposizione. Le varieta’ italiane di riso sono divise in vari tipi:

  1. Comuni: Le varieta’ piu’ note sono l’Originario e il Balilla. Hanno chicchi piccoli e tondi, adatti per minestre, minestroni e dolci e cuociono in 12 – 13 minuti.
  2. Semifini: riso con chicchi tondeggianti di media lunghezza. adatti per antipasti, risi in bianco, timballi. cuociono in 13 – 15 minuti circa. le varietà più conosciute sono padano, vialone nano, italico r.
  3. Fini: riso con chicchi lunghi e affusolati. perfetti per risotti e contorni, è molto apprezzato per la sua versatilità in cucina. la cottura è di 14 – 16 minuti. Le principali varietà sono s. andrea, europa.
  4. Superfini: con chicchi grossi e molto lunghi, particolarmente adatti alla preparazione di risotti e contorni. Cuociono in 16 – 18 minuti. Le principali varieta’ sono Roma, Carnaroli e Baldo.
  5. Riso Nero Aromatico Venere: appartenente alla sottospecie japonica, il riso Venere, nato nella Pianura Padana, è stato battezzato con il nome della Dea dell’amore e viene coltivato nelle province di Novara e Vercelli. E’ un riso aromatico, profumato, con un sentore di pane appena sfornato, tipico dei risi orientali. L’aroma lo si percepisce già annusando da vicino i chicchi crudi e diventa più incisivo con il calore.

Muffins che passione! Con farcitura di marmellata e melone al vin santo

Fino a qualche anno fa Mister Muffin era per me Mister Sconosciuto. Per i miei figli preparavo una colazione tradizionale, a dire il vero sulla tavola del mattino compariva una marea di cose.

Mio marito mangiava del formaggio (altrimenti a metà mattina gli calavano gli zuccheri o quelle cose lì) oltre al caffè, latte e marmellata, mia figlia latte e nesquik ( cioccolato siempre) oltre a pane e marmellata, mio figlio latte e Orzoro e quintalate di Bucaneve (le mangia ancora adesso ma dice che il sapore non è più lo stesso) ed io povera tapina caffellatte e fette biscottate.

Pensando alle nostre origine c’era stato un notevole cambiamento infatti dalle mie parti (sono pugliese) le merendine dei bambini erano le friselle con il pomodoro strofinato sopra, sale, origano e olio). Invece a casa di mio marito, romagnolo, credo che ci fosse il the con i biscotti ma ho visto mia cognata mangiare a colazione la piadina col prosciutto…..

Ho cominciato a conoscere e apprezzare i muffins durante le mie scorribande su Internet e se si tiene conto che ho il computer da quattro e la connessione da circa due anni, con tutto quello che mi fa soffrire, il conto è presto fatto.

I diversi metodi di cottura nella cucina cinese


Vi presentiamo oggi i più diffusi modi di cucinare il cibo in Cina. I metodi di cottura hanno una loro codificazione nella cucina cinese (i libri di cucina cinesi arrivano a classificare ben trenta metodi di cottura diversi).
  • Saltare: Saltare in padella mescolando (il termine cinese è choo) è sicuramente il metodo di cottura più importante e diffuso nella cucina cinese. Con questa procedura riusciamo a mantenere inalterate la freschezza e lo compattezza dei cibi. Gli ingredienti vengono tagliati in piccoli pezzi e immersi nell’olio bollente, in un wok o in una padella, secondo una sequenza che tenga conto dei tempi di cottura di ciascuno (in modo da evitare che alcuni ingredienti cuocino troppo o troppo poco). È importante che l’olio di cottura sia bollente al momento dell’aggiunta degli ingredienti e che si continui a mescolare durante tutta la cottura, rivoltando spesso il cibo, in modo che venga ben dorato da tutte le parti.
  • Frittura nell’olio profondo: Come prima cosa è opportuno distinguere tra frittura lenta (in cinese zha), a fuoco basso, e frittura veloce, a fuoco vivace (bao). Nel primo caso il tempo di cottura va dai 10 ai 15 minuti. In questa procedura si ricorre spesso a due o tre successive fritture: gli ingredienti vengono cotti la prima volta per due terzi, poi tolti dall’olio e sgocciolati. L’olio viene quindi riscaldato di nuovo, per dare compimento alla frittura tramite il secondo passaggio. Per le pietanze fritte in tre fasi, il primo passaggio non è che una semplice immersione nell’olio bollente (al fine di chiudere i pori superficiali dell’alimento), nel secondo passaggio avviene la vera frittura, nel terzo l’olio deve essere caldissimo per ottenere una crosticina dorata e croccante. Nel bao, la frittura veloce, invece, la durata varia nell’ordine dei secondi; il cibo viene gettato nell ‘olio bollente e subito tolto o, addirittura, viene posato sul mestolo a graticola e immerso per pochi secondi nell’olio. Le pietanze così preparate risultano assai saporite, lo strato superficiale meravigliosamente croccante, l’interno perfettamente morbido.

Come presentare gli affettati: a trofeo o in una coppa di champagne

Uno dei più tipici esempi di antipasto di affettati è “l’antipasto misto all’italiana“, composto da prosciutto crudo e cotto e da diversi salumi. Nel più banale dei casi, i vari componenti dell’affettato si dispongono su uno o due piatti, distesi ed eventualmente alternati: non si può certo dire che sia una presentazione fantasiosa!

Basta poco, invece, per dare al piatto un effetto coreografico più gradevole. Per esempio potete mettere una coppa di champagne nel mezzo di un piatto da portata e far scendere dalla coppa “a cascata” delle fette di prosciutto crudo; nel mezzo del bicchiere potete disporre dei riccioli di burro. Intorno al prosciutto, metterete salumi diversi, arrotolati a cannellone e intervallati da fette distese.

Come servire caviale, salmone e cimentarsi con le ostriche


A volte un po’ di scuola di cucina non fa male. Se vi trovate a dover preparare un pranzo o una cena importante, alla pari degli ingredienti vi sono le preparazioni e le presentazione degli stessi. Regole da dover seguire alla lettera per non cadere in una caduta di stile o peggio di bon ton. Soprattutto con pesci di grande pregio come salmone, caviale o le immancabili ostriche l’accuratezza della presentazione deve essere tassativa.

Iniziamo a dire come vanno serviti caviale e salmone! Questi due grandi “protagonisti” degli antipasti freddi vanno serviti secondo un preciso “rituale“. Il caviale deve essere sistemato in una ciotola di cristallo che andrà a sua volta immersa in una coppa d’argento (o di silver) piena di ghiaccio “pilé“, cioè tritato finissimo. Si serve con un cucchiaino di osso o di madreperla (non di metallo), con crostini di pane tostato e riccioli di burro freschissimo.

Un contorno semplice e veloce, i Fagiolini alla portoghese

Vi siete mai domandati perche i fagiolini si chiamano in questo modo? Apparentemente hanno ben poco in comune con i fagioli, eppure il nome è lo stesso. Beh, la specie botanica di appartenenza è uguale, ma la differenza consiste nel fatto che il fagiolino viene raccolto e consumato quando è ancora immaturo, quando, cioè, i semi che vi sono all’interno del baccello non sono ancora pienamente sviluppati.

Ecco perché si utilizza il diminutivo fagiolino, si tratta, infatti, di fagioli allo stato iniziale della crescita. Oltre che con il nome di fagiolino questo tipo di verdura, in alcune regioni italiane, è conosciuto con il singolare nome di cornetto, a causa della sua forma ricurva che lo fa rassomigliare appunto ad un piccolo corno.

Esistono differenti tipi di fagiolini, che si distinguono per colore, con gradazioni che vanno dal giallo al verde pallido e dal verde al bruno, e per forma, da quelli più o meno curvi e quelli con sezione rotonda o schiacciata, meglio conosciuti come fagioli del Papa o taccole.

Cucinare i fagiolini è molto semplice, basta sbollentarli per qualche minuto in acqua bollente e scolarli leggermente al dente per ottenere un ottimo ingrediente per insalate o da usare come semplice contorno. Ma a noi piace sempre sperimentare ed oggi vi proponiamo i Fagiolini alla portoghese.

Pane, amore e…. fantasia. Fatti in casa

Il titolo del post ricorda certamente un film del 1956 o giù di lì che vide protagonista la Lollobrigida e Vittorio De Sica. Sicuramente l’accostamento sembra forse un po’ ardito ma, nella preparazione di questo prezioso alimento c’è proprio l’amore, la passione e la fantasia che si esprime nelle forme che con il pane si possono realizzare.

Il pane che ho confezionato è commestibile ma alcuni panettiere che si “divertono” come me a preparare forme insolite per decorare le loro vetrine, danno una consistenza diversa all’impasto con l’aggiunta di grandi quantità di sale per allungare la “vita” delle loro creazioni.

E’ facile intuire che preparo il pane con l’ausilio del mio fedele mixer e successivamente a mano e non con il supporto della macchina del pane certamente utile per una preparazione programmata e “quasi” senza sorprese. Le forme che si ottengono con questo elettrodomestico sono però tutte uguali mentre a mano ci si può sbizzarrire a volontà come ampiamente dimostrerò in seguito.