La storia del Pane

Ho preparato tanti tipi di pani, per i vari impasti mi sono stati di aiuto la fantasia, gli ingredienti a disposizione, i consigli e le ricette scovate su giornali e pubblicazioni varie.

Non ho avuto bisogno delle varie macchine del pane, impastatrici e di tutto quello che la tecnologia moderna mette a disposizione delle intrepide casalinghe.

Non ho voluto la macchina del pane (anche se un pensierino l’ho fatto) solamente perché in cucina ho uno spazio ridotto per cui, spesso, devo fare i salti mortali per l’ottimizzazione dei piani di lavoro.

E poi ho visto la fine che ha fatto quella di mia figlia che, dopo gli ululati di gioia per i primi pani appena sfornati, è stata relegata nel dimenticatoio che viste, le dimensioni della stessa richiede un bel po’ di spazio.

Desidero parlare un po’ della storia di questo prezioso alimento che spesso viene additato come colpevole del “grasso superfluo”, salvo scoprire poi che chi si lamenta dei maniglioni antipanico ne mangia, senza quasi accorgersene, fette su fette, fa la scarpetta, ci aggiunge formaggi vari, moquette di burro e marmellata, fiumi d’olio e sale perché tanto l’olio extra fa bene .

Io dico sempre che sono le quantità che devono essere limitate e che ci si deve far aiutare dal buon senso.

Non male come pistolotto iniziale, vero?

L’origine del pane, il cui nome deriva dal latino “panis” secondo alcune fonti da me consultate, risalirebbe a 10.000 anni fa e ne sono state trovate tracce in Mesopotamia.

Peperoni arrostiti: un metodo rapido per prepararli

Peperoni arrostiti: un metodo rapido

I peperoni rossi: sono dappertutto in questi giorni. Bellissimi, coloratissimi e carnosi tanto che a vederli sembrano quasi finti, ma la cosa che attira la mia attenzione sono i prezzi relativamente bassi visto che ancora non siamo nella ‘alta stagione’ tradizionale. Difatti, vengono dal Messico i nostri bei peperoni, dove sono cresciuti in serre per mantenerli carnosi e succosi… altrettanto buoni di quelli olandesi, ma ad una frazione del loro costo.

Il modo migliore per preparare i peperoni arrostiti, è sicuramente sulla brace, all’aperto, girandoli uno per uno finchè non si bruciacchia ogni angolo. Poi si arrotolano nella carta da giornale e si lasciano intiepidire. Dopo di che ci si munisce di ’scafandri’ per pelarli e togliere tutti i semi; se non prendete precauzioni, invariabilmente, pellicine e semini si incollano dappertutto, dai capelli agli abiti ed invariabilmente per terra… per non contare le mani che diventano arancioni per 2 giorni come minimo.

La pasta fillo: dall’antica Grecia alla Cina

Immergete per un attimo la vostra mente tra le antiche strade di Atene, al sole dei grandi Partenoni e di una storia millenaria che ha portato fino a noi magnificenze architettoniche! La civiltà greca tuttavia non ci portato solamente una maestosità culturale ma anche una grande influenza in campo gastronomico. La stessa influenza si è poi diffusa in gran parte del mondo orientale e in Italia meridionale. La pasta fillo, chiamata anche philo, letteralmente significa sfoglia ed è assimilabile alla nostra pasta sfoglia anche se molto più sottile. E’ un impasto che si adatta sia a preparazioni dolci che salate ed è costituito da farina, acqua e sale per le ricette salate mentre invece per quelle dolci è consigliata l’aggiunta di un po’ d’olio d’oliva.
La sottigliezza della sfoglia è una vera e propria arte, la stessa che può ricordarci un tempio partenopeo. Molte sono le ricette della pasta fillo che insegnano a creare sfoglie sottilissime a mano, io però consiglio il più classico mattarello e sfogliatrice. La pasta fillo oltre ad essersi diffusa in medio oriente è utilizzata anche come base per i famosi involtini cinesi, segno evidente dell’ampio percorso fatto dalla cucina greca nel mondo.

Alici marinate, un piatto al sapore di mare

Quando, andando al mercato, riesco a trovare del pesce azzurro di piccole dimensioni, come le acciughe o le sarde, veramente fresco, non riesco a far a meno di prepararlo marinato.
La marinatura è un tipo di preparazione che si divide a metà tra la cottura e il crudo, infatti, se pure la carne non viene cotta scaldandosi sopra una fonte di calore, si cuoce grazie agli acidi naturali, contenuti nel liquido di marinatura. Gli acidi, per loro natura, scompongono le proteine presenti negli alimenti, rendendoli più teneri, in questo modo la carne del pesce subisce una lieve cottura, che però fa mantenere al pesce o alla carne il suo sapore originale. Per chi ama il sapore del mare non credo che possa esistere un tipo di preparazione migliore!

La frittura/3: I grassi e i consigli per una frittura perfetta


Nella frittura il grasso ha tre funzioni: scaldandosi a temperatura quasi doppia rispetto all’acqua in ebollizione, crea una caramellizzazione superficiale, cioè la tipica crosta dorata; lubrifica l’alimento impedendogli di attaccare; infine, lo insaporisce in qualche misura. Per quest’ultima ragione, i grassi da frittura differiscono tra loro non solo per le caratteristiche fisiche, ma anche per l’aroma che sviluppano durante la cottura. I grassi di origine vegetale, soprattutto gli oli di oliva, ma anche quelli di arachide, sono i più indicati per la frittura, in base alla loro composizione chimica: infatti, l’olio extravergine di oliva contiene i tocoferoli (vitamina E), che proteggono in parte gli acidi grassi dall’ossidazione.

L’olio di mais e quello di girasole non sono consigliati per la frittura. L’olio di soia e quello di semi vari sono da evitare decisamente. Le margarine e il burro hanno un utilizzo molto limitato, perché ad alte temperature si alterano e producono una sostanza tossica e di odore sgradevole (l’acroleina). Lo strutto in passato era il grasso più utilizzato per la frittura, poi fu abbandonato perché viene in parte assorbito dall’alimento, aumentandone il contenuto in grassi. Oggi è stato rivalutato dai nutrizionisti perché povero di grassi insaturi.

La frittura/2: le varie pastelle per frittura


Ad ogni alimento la sua pastella. Molte e diverse sono infatti, le pastelle che possiamo preparare per la frittura. Qui di seguito vi presentiamo quelle più comuni.

Pastella semplice: si può usare con pesci non piccolissimi e verdura saporita, come carciofi e melanzane.

Preparazione
Stemperare la farina nell’acqua e ricavare una pastella della consistenza di una crema.

Pastella con olio: questo tipo di pastella è adatto per frattaglie, piccoli pezzi di carne e funghi.
  • 250gr di farina
  • 30gr di olio di oliva leggero
  • 3 bicchieri di acqua tiepida
  • 2 albumi

Guida ad un ottima frittura/1

La frittura è un metodo di cottura che consiste nell’immergere un alimento in un grasso portato a temperatura elevata. Pur essendo considerata una tecnica difficile, diventa automatica una volta che se ne sono compresi bene i semplici principi basilari e si è fatta un po’ di esperienza. Esistono due tipi principali di frittura: quella “in pastella” e quella “a immersione” che richiede l’uso di un padellino profondo o di una friggitrice, casalinga o professionale. Entrambe le tecniche si basano su alcuni principi: il grasso in cui si immerge l’alimento deve essere abbastanza caldo da far rapprendere rapidamente la superficie esterna.

La temperatura del grasso non deve essere tale da bruciare l’esterno dell’alimento prima che l’interno
sia cotto. L’interno dell’alimento sprigiona vapore man mano che cuoce, formando delle bollicine in superficie; questo vapore, uscendo, ostacola la penetrazione del grasso. Quindi un buon fritto è quello che presenta ancora una traccia di umidità all’interno, poiché il grasso è penetrato in quantità minore. In ogni caso, per ottenere un fritto leggero e croccante, bisogna usare abbondante olio e alimenti poco umidi all’interno, e soprattutto fare attenzione alla temperatura dell’olio, che dovrà essere più o meno caldo, a seconda della qualità e della dimensione del prodotto che si vuole friggere.

Come cucinare l’uovo alla coque

Come cucinare l’uovo alla coque

Noi di Ginger abbiamo più volte sottolineato come le preparazioni apparentemente più semplici siano talvolta complicate nella realizzazione, basti pensare ad un uovo al tegamino. Niente di più facile no? Invece è necessario seguire una serie di indicazioni altrimenti otterrete un uovo strapazzato o un rosso rotto o un bianco bruciacchiato. Altrettanto precisa deve essere la preparazione di un uovo alla coque, i cui tempi di cottura vanno rispettati precisamente altrimenti avrete un uovo sodo o non del tutto cotto.

Quando parliamo di uova intendiamo generalmente quelle di gallina, ma ne esitono anche altre in commercio, altrettanto adatte alle vostre ricette. Le uova di quaglia per esempio, più piccole di quelle di gallina, posso essere cotte anche alla coque o al tegamino, anche se il loro impiego migliore è quello di servirle sode come antipasto o in un’insalata. Anche le uova di anatra possono essere cotte alla coque e sono rinomate per essere particolarmente saporite.

La cottura alla coque è la soluzione più breve per mangiare un uovo quanto a tempi di cottura che possono variare dai due minuti e mezzo ai 3 minuti e mezzo, a seconda di come preferite l’albume. Per prepararlo in modo perfetto basta seguire alcune indicazioni.

Come conservare il profumo delle erbe di cucina

Cominciano ad arrivare nei nostri mercatini le piantine cresciute in serra delle nostre erbe di cucina preferite. È arrivato il momento di piantarle nel giardinetto o sul balcone e dare alla nostra cucina i sapori classici dell’estate.
<Basilico, prezzemolo, menta, salvia, origano, maggiorana, timo, rosmarino, erba cipollina, finocchietto…. tante erbe dai profumi intensi che danno tanto carattere e diversità alle nostre creazioni culinarie. A me piace alternare le mie preziosissime piantine di cucina con ciuffi di viole, gerani colorati e rampicanti fioriti per trasformare il mio balcone in un vero e proprio giardino di città, ricco di colori e di sapori. Ma come conservare questi profumi nella nostra cucina durante tutto l’inverno senza dover ricorrere alle 4 foglioline in sacchetti di plastica che paghiamo a peso d’oro nei supermercati? La soluzione è sicuramente nella congelazione se vogliamo conservare il profumo di fresco per le nostre salse, i nostri arrosti e le nostre grigliate di pesce.

Il mio sistema è semplice, poco costoso e pratico e vi servirà di base alla creazione delle vostre miscele preferite, da preparare quando i sapori sono alla loro intensità massima e da conservare tutto l’inverno.

Un menù furbo, ovvero giocare d’anticipo

In quante occasioni ci siamo ritrovati a trasformare il piacere di invitare parenti e amici in un corri-corri tra i fornelli per preparare una sfilza di portate? Una cena di lavoro organizzata all’ultimo minuto, una cerimonia da voler festeggiare tra le mura domestiche (siamo a maggio e di bambini che festeggiano la prima comunione o la cresima ce ne sono molti!). Non sempre abbiamo voglia, tempo e denaro per andare al ristorante e così invitiamo sempre molta gente a casa ma poi il desiderio di presentare un menù ricco e vario ci relega più in cucina che con i nostri ospiti. In queste occasioni invece dobbiamo sempre tener pronto un menu furbo: piatti che è possibile preparare con alcuni giorni di anticipo e che è possibile conservare in frigorifero o addirittura congelare senza che nessuno se ne accorga.

Noi di Ginger siamo proprio qui per darvi dei suggerimenti: iniziate con un aperitivo glamour preparando alcuni giorni prima dei cubetti di ghiaccio con dei petali di fiori che congelerete, passate poi ad un antipasto come i pomodori secchi ripieni all’alcamese, possibile conservarli in frigorifero per qualche giorno oppure la celeberrima insalata russa ricordandovi di aggiungere qualche ora prima di servire come pure potete preparare 1 o 2 giorni prima delle squisite barchette al tonno da conservare in frigo.

Passiamo ora ai primi piatti: premetto che quasi sempre i primi piatti possono essere preparati molto tempo prima e congelati, mantenendo la loro fragranza naturale. Con questo sistema avrete la possibilità di servire più di un primo piatto! Vi suggeriamo delle ottime lasagne al pesto, dei cannelloni di magro o ancora, per dare un tocco esotico al nostro menu, prepariamo anche alcuni giorni prima dei ravioli karpfelach che congeleremo e al momento di servire verranno cotti in acqua salata e conditi con del semplice sugo ( preparato la sera prima però!).

Siamo al secondo e qui la scelta è davvero tanta: si può spaziare da un patè di fegatini di pollo (molto chic!) oppure un polpettone con le prugne: si conservano alcuni giorni in frigo e al momento di servire una scaldatina veloce e via! Se volete alternare anche un secondo di pesce preparate in anticipo dei calamari ripieni. E come contorno? un insalata di patate si conserva bene e piace a tutti.

Come fare il Pan di Spagna


Il pan di Spagna è un impasto morbido e soffice, non lievitato e cotto in forno. Raramente costituisce una preparazione a sé, mentre il più delle volte viene impiegato tagliato a fette di piccolo spessore per la preparazione di torte farcite a più strati; è infatti l’impasto preferito dai pasticcieri per creare torte nuziali o dolci per grandi occasioni. Molto spesso viene adoperato per foderare lo stampo da zuccotto, in sostituzione dei biscotti savoiardi; in tal modo si ottiene una superficie liscia e simmetrica a tutto vantaggio della finitura del dolce. Ecco ingredienti e la procedura per la realizzazione del classico pan di Spagna, che potrete rendere ancor più leggero sostituendo metà della farina con un pari quantitativo di fecola.
Pan di Spagna (ingredienti per 8 persone)
  • 90gr di farina bianca
  • 80gr di zucchero
  • 3 uova
  • 30gr di burro
  • 1 busta di vanillina

Come preparare la pasta fresca/3: la pasta ripiena

Come preparare la pasta fresca/3: la pasta ripiena

Dopo avervi illustrato come preparare la pasta fresca in cinque semplici mosse e avervi dato qualche suggerimento su come ottenere una bellissima pasta fresca colorata, adesso tocca di diritto alla pasta fresca ripiena. Frutto della più antica tradizione italiana, la pasta ripiena trova nelle regioni italiane diverse realizzazioni e formati. Noi di Ginger proveremo a darvi un’indicazione generale.

Ad essere pignoli, e noi siamo sempre pignoli quando si tratta di darvi dei suggerimenti per le vostre ricette, l’impasto cambia a seconda del ripieno. Se volete farcire la vostra pasta ripiena con della carne allora va bene l’impasto usato per la pasta fresca tradizionale (1 uovo per ogni 100 grammi di farina); se invece il ripieno è di pesce o verdure dovrete apportare alcune modifiche. In questo caso infatti per ottenere una pasta meno soda useremo meno uova ed un po’ di acqua.

Il dosaggio allora sarà 1 uovo ogni 170 grammi, ovvero 3 uova per mezzo chilo di farina. Se poi volete potete realizzare della pasta ripiena colorata, con lo stesso procedimento che usereste per colorare la classica pasta fresca.

La glassatura dei dolci: i vari modi per guarnire le vostre torte

 

 

Se le vostre torte indosseranno le vesti brillanti e colorate che potrete confezionare con le glasse il successo in tavola sarà ancora più grande: ecco perciò qualche consiglio in proposito. Glassare un dolce significa rifinirlo coprendolo con un sottile strato di glassa, cioè di una preparazione fluida che, una volta asciutta, diventa lucida e acquista una certa consistenza pur rimanendo fondente. Le glasse sono facili da preparare, ma richiedono un po’ di cura nel momento in cui vengono stese. Inoltre, quando induriscono diventano piuttosto fragili e, se le lascerete colare sul piano di lavoro, sarà molto difficile trasferire il dolce sul piatto da portata senza rovinare il lavoro di decorazione.

Come preparare la pasta fatta in casa in cinque semplici mosse

Preparare la pasta fatta in casa, così come vuole la tradizione culinaria italiana, rischia di diventare una cosa obsoleta per i giovani che la vedono come una cosa antiquata, lunga e riservata alle nonne o alle mamme. In realtà preparare la pasta in casa è semplice, abbastanza veloce e vi permette di realizzare ricette davvero speciali.

Per semplificare le cose noi di Ginger vi proponiamo una veloce guida per prepararla in cinque semplici mosse, provare per credere! Noi vi spiegheremo come preparare la classica pasta fresca con farina e uova, ma esistono ricette che prevedono solo l’utilizzo di acqua e farina o della semola. La ricetta originale nasce in Emilia Romagna e prevede l’utilizzo di un uovo e una manciata di sale ogni 100 grammi di farina, ma il dosaggio varia da zona a zona, ed anche in relazione ai gusti ed alle tradizioni familiari, che vedono tramandare di madre in figlia la ricetta di una pasta fatta in casa unica.

Fondamentale è la qualità degli ingredienti usati: quindi uova fresche e rotte a temperatura ambiente e farina 00; il sale deve essere quello fino e l’olio che userete per elasticizzare l’impasto deve essere d’oliva. Per preparare 250gr di pasta si useranno:

  • 200 gr di farina 00
  • 2 uova
  • 1 pizzico di sale