Perché il soufflè si sgonfia quando è ancora in forno?

Se siete tra coloro i quali il termine soufflè mette paura perché credete sia difficile da realizzare seguite i suggerimenti che stiamo per darvi e metteteli alla prova. I soufflè sono preparazioni cotte al forno, dolci o salate. Di facile realizzazione nonostante i luoghi comuni, ma con l’ imperativo della lavorazione di alcuni ingredienti: sto parlando degli albumi montati a neve.

I soufflè quindi, per avere una buona riuscita, durante e dopo la cottura devono seguire queste semplici regole:
  1. utilizzate uno stampo da soufflè cilindrico, con una base ampia e dai lati molto alti, da preferire i contenitori in materiale di porcellana da forno o vetro resistente al calore
  2. imburrate sempre il recipiente fino all’orlo: questo è uno dei segreti per far gonfiare meglio il soufflè
  3. attenzione però a non riempire fino all’orlo il recipiente con il composto, fermatevi sempre a circa 2cm dal bordo così da evitare la fuoriuscita del soufflè in cottura e il relativo sgonfiamento
  4. infornate sempre a forno già caldo: la temperatura ideale deve essere intorno ai 180°/190°, da mantenere costante per i primi 20/25 minuti di cottura, in seguito potete portarla a circa 170° per altri 10’

Risotto alle ortiche, buono e non pizzica!

ortica

Sapevate che l’ortica è una pianta selvatica ottima per preparare frittate e risotti? Proprio la solita ortica che quando eravamo piccoli e andavamo in montagna o in campagna puntualmente finiva per strusciare sulle nostre gambe e sulle nostre mani e pizzicava un sacco. L’ortica pizzica anche ora che siamo cresciuti ma per utilizzarla in cucina basta usare un paio di guanti e metterrne da parte le punte più tenere con i germogli.

La primavera è il momento migliore per cominciare a raccogliere le cime d’ortica e le foglioline più giovani. L’ortica ha proprietà diuretiche, digestive e depurative e per eliminarne le proprietà “urticanti” bastano il calore o 12 ore di essicazione.

Vediamo come preparare il risotto.

Formaggi in pasta, una ricetta per utilizzare i formaggi avanzati

Quando si va a fare la spesa, certe volte, si abbonda e si comprano più formaggi del dovuto, in fin dei conti si pensa, il formaggio si mantiene abbastanza a lungo, perché dover uscire più volte per compralo in più riprese, meglio far tutto subito.

Ma il fine settimana, aprendo il frigo, succede, una cosa che capita spesso in casa, e alla quale mi chiedo sempre come possa fare per rimediare, ci ritroviamo con mille pezzetti di formaggio, di varie qualità e non sappiamo cosa farne.

Ebbene spulciando qua e la tra libri di ricette e appunti o scovato una ricetta adatta per recuperare i pezzi di formaggi rimasti, e creare un piatto, per me, nuovo e molto gustoso, i Formaggi in pasta.

Trota farcita alla russa: piatti di pesce di tradizione zarina

La cucina tradizionale è una parte importante della cultura nazionale russa. Se in passato gli alimenti maggiormente reperibili consistevano in cereali, frumento e segale, negli anni la tradizione culinaria russa è stata rinomata per le varie prelibatezze, specialmente per i rinfreschi, a base di pesce.

I fiumi, i laghi e i mari russi sono ricchi di questo alimento. Tuttavia la Chiesa Ortodossa ha avuto una grande influenza sulla cucina russa, in quanto più della metà dei giorni all’anno erano giorni di digiuno stretto e non si potevano consumare alcune categorie di alimenti. Proprio per questo nella cucina tradizionale russa prevalgono pietanze con funghi, pesce, grano, ortaggi, frutti di bosco. Un piatto a base di pesce molto rinomato è rappresentato dalle trote ripiene di cui vi forniamo la ricetta
Trota farcita alla russa (ingredienti per 4 persone)

Crocchette di verdure alla rumena, verdure…per tutti

Qualche sera fa, dovendo preparare una cena per pochi amici, mi sono messo a cercare delle ricette da poter fare. Ero deciso a fare qualcosa di fritto, che il più delle volte significa semplice da fare e da poter mangiare senza troppe formalità.

Intenzionato a preparare delle crocchette, quei cilindretti di purea di patate, che vengono impanati e fritti, che normalmente si consumano, come si dici da noi, cotti e mangiati, mi sono messo a sfogliare il libro di cucina.

Trovo la ricetta delle crocchette, la scorro, verifico gli ingredienti, le modalità di preparazione, e poi mi spingo a leggere un po’ più avanti, ed ecco che scopro un’altra ricetta, quella delle crocchette di verdura alla rumena.

La cucina- etnica in tavola: ceci speziati

La cucina etnica piace, anche perché spesso offre piatti unici, veloci ed è, in molti casi, più alla moda del momento, cioè vegetariana. Da Roma a Milano fioriscono i locali in cui gustare delizie tipiche di ogni parte del mondo, ma anche negozi in cui acquistarne. E così oggi la cucina etnica arriva anche a casa, nelle nostre cucine: come preparare le tradizionali ricette asiatiche, quali ingredienti usare e dove trovarli, lo insegna, per esempio, il volume Cucine dell’Asia, edizioni Red! (19,90 euro), con 400 ricette cinesi, indiane, giapponesi, thailandesi, vietnamite, indonesiane. Assicurata la reperibilità degli ingredienti.

Oppure, c’è la cucina araba e mediorientale: le ricette di Pappamondo edito da Terre di mezzo (7 euro) presenta 50 piatti di carne, pesce e verdure e spiega come fare dolci e bevande; contiene un utile glossario e una scelta di shop etnici. Per chi però non avesse tempo di andarsi a comperare volumi di ricette noi di Ginger siamo qui per accontentarvi. Quella che vi presentiamo è una ricetta indiana
Ceci speziati (ingredienti per 4/6 persone)

Goulash ashkenazita, piccante ma senza esagerare

Lo spezzatino più conosciuto al mondo è sicuramente il gulasch. Questo piatto è stato per lungo tempo il simbolo della cucina dell’impero austriaco, e soltanto in tempi più moderni è stato riconosciuto come piatto internazionale.
Il gulasch o gouylas o anche gulash, è un piatto di origine ungherese, caratterizzato dal sapore della paprika, che come altre portate che hanno fatto il giro del mondo, ha subito delle contaminazioni in funzione delle cucine in cui è preparato.

Ci siamo spesso occupati della cucina ebraica, nelle varie declinazioni, oggi aggiungiamo un altro pezzetto alla conoscenza di questo mondo, parlando di cucina ashkenazita. Le due grandi correnti religiose e culturali della religione israelita in Europa sono, per l’appunto, quella sefardita (in italiano “spagnola”, dall’ebraico SEFARAD, Spagna) e quella ashkenazita (“tedesca”, dall’ebraico ASHKENAZI, Germania).
Le due correnti danno vita a due tradizioni molto diverse, quella spagnola (confluita anche nell’ebraismo italiano e dell’area mediorientale ) molto solare, aperta, con una cucina eccellente, influenzata dai splendidi prodotti del mediterraneo, come l’olio, le melanzane, i ceci, il pomodoro o le spezie. E quella tedesca e di tutto l’est europeo (detta appunto ashkenazita), più ortodossa, anche nei costumi (i membri delle varie comunità sono spesso vestiti di nero e portano cappelli e barba lunga).

Anche la cucina ebraica del nord e dell’est Europa richiama a climi più freddi e ad uno stile di vita più austero (pur alcune splendide eccezioni come la musica e la cultura Yiddish), i sapori caratteristici della cucina yiddish e ashkenazita sono: il gefilte fish (carpa bollita, uno dei piatti più famosi), il patè di fegato e il celebre cholent (uno stufato con paprika, manzo e patate), di cui questo goulash che vi presentiamo è una variante più semplice.

Rosabella e la torta di frutta…finta

Vatti a fidare delle mamme! Delle nonne poi… Insomma, lei si era impegnata per un dolce bellissimo buonissimo coloratissimo come solo la sua mamma e la sua nonna sapevano fare…e loro la piantavano così. Non va affatto bene. Una ragazza deve poter far conto sulla sua mamma. Per non parlare della sua nonna.

Insomma se ne erano andate, una a giocare a bridge – mica a ‘uomo nero’ – la mamma, e la nonna aveva la sua lezione all’Università! E così lei avrebbe fatto una gran brutta figura con le sue amiche. Che poi erano anche un po’ snob. Una solo il biologico, l’altra solo il vegetariano, un’altra ancora biologico-vegetariano-integrale. Un vero strazio. E lei che mangiava le merendine!

La nonna, dandosi un ultimo sguardo allo specchio, le aveva dato un consiglio incredibile: “Vai al supermercato e compra una crema in busta, della gelatina in busta, frutta varia e di diversi colori, e… un pan di Spagna preconfezionato” – Aveva detto proprio così!!!! La nonna!!! – “pensa alla torta del tuo compleanno” – ma lei l’aveva fatta tutta in casa, pan di Spagna, crema ecc. – “e vai di fantasia. Tanto mica se ne accorge nessuno!” E se ne era andata. Sì, nessuno. Le sue amiche sì. Di sicuro. Ma che fare?

In fondo l’aveva detto la nonna…

Irish Stew: Il vero sapore della cucina irlandese

Rispolverando tra i ricordi, mi è tornato alla memoria un viaggio fatto in Irlanda qualche anno fa, fatto con alcuni amici per andare a trovare un altro ragazzo che era li da qualche tempo.
L’Isola Verde ha lasciato dei bellissimi ricordi, oltre le bellezze dei luoghi e dei paesaggi, le allegre atmosfere da pub, sorseggiando Guinness e danzando ai ritmi delle ballate irish.
Capitati li per caso ci siamo trovati immersi nella “verdissima” atmosfera del St. Patrick’s Day, tra una delle feste più conosciute al mondo, il giorno in cui tutta l’Irlanda si colora di verde, il colore nazionale, e la festa inizia al mattino e si conclude a tarda notte.

Risotto alla crema di scampi

risotto scampi

I risotti secondo me sono il modo migliore per fare sempre una bella figura quando ci sono ospiti a cena. Quella che vi proponiamo oggi è la ricetta di un risotto di mare alla crema di scampi, elaborato ma non troppo, raffinato e di grande impatto.

Perfetto da abbinare con un antipasto tipo le barchette di tonno ed un secondo di pesce, per una cena “di mare”. Non fatevi mancare ovviamente anche un bella bottiglia di vino bianco, magari un Rossj Bass di Gaja (uno dei miei vini preferiti).

Cosa portare ad una cena tra amici?

Immaginate la seguente scenetta: tornate tardi dal lavoro, ed arrivati a casa stanchi e affaticati, la vostra compagna o compagno vi ricordano che per quella sera siete invitati a cena dalla solita coppia di amici; ci tengono, è da un bel po’ di tempo che vi preannunciano questo invito. Ci prepariamo, una bella doccia rilassante, dei vestiti freschi di bucato un po’ di profumo una sistemata ai capelli … caspita! Si è fatto tardi corriamo. Arrivati in macchina ecco la fatidica e tanto temuta domanda: Tesoro, ti sei ricordato di prendere qualcosa da portare ai nostri ospiti?

Attimo di panico, ci eravamo scordati della cena, figuriamoci se abbiamo preso nulla da portare!
Indecisione, non si sa mai cosa portare in queste occasioni. In realtà è molto più semplice di quanto si possa credere.

Quando sono invitato, o quando invito, sono due le cose che amo portare o ricevere, le più classiche e tradizionali, ma che non infastidiscono mai: una bottiglia di vino o di liquore e il dolce, magari fatto in casa.

Cucina Kasher (o kosher) Conosciamo le principali regole alimentari ebraiche

I Prodotti Kasher (o Kosher, secondo la dizione Yiddish) sono per definizione quei prodotti che, in seguito a lunghi processi di controllo, possono essere consumati oltre che dai buongustai di tutto il mondo, anche dagli esponenti delle Comunità Ebraiche e da quelle Musulmane (Halal è l’equivalente in arabo di kosher). Kashèr significa valido, adatto, buono. Un cibo è kasher quando è stato preparato nel rispetto delle norme alimentari ebraiche, e kasherut è l’insieme di queste norme.

Oltre a garantire i requisiti fondamentali necessari ai principi religiosi dell’ebraismo, tali prodotti e tali norme offrono un livello di controllo qualitativo superiore, e non a caso negli Stati Uniti la maggior parte delle industrie alimentari si propongono sul mercato contraddistinte da tale marchio (una “K” o una “U”, che sta per “Union of Orthodox Congregation of America“). Gli alimenti permessi costituiscono la base fondamentale della cucina ebraica, le cui pietanze, per un pubblico di non ebrei possono essere preparate anche con alimenti non a norma (non disperatevi quindi, se non riusciste a reperire della carne kasher nella vostra città, potete cucinare anche con quella normale).

Vediamo quali sono le principali norme della kasherut, allora. Le norme alimentari ebraiche andrebbero inserite in un contesto più ampio delle regole che permeano la vita spesa secondo i precetti dell’ebraismo. Cercheremo di riassumerle nella maniera più sintetica possibile, consapevoli del fatto che non potremo essere esaustivi, data la complessità della materia. Per chi volesse approfondire maggiormente la tematica della cucina kasher, rimandiamo alla fine di questo articolo. La Torah (il principale testo religioso per l’ebraismo) classifica gli animali in vari gruppi (quadrupedi, acquatici, volatili, insetti, ecc.) e distingue nell’ambito di ogni gruppo le specie permesse e quelle proibite.

Zuppa di miso per riequilibrarsi

zuppa di miso

Continuiamo la nostra rassegna di ricette oriental style, in particolare parlando della cucina giapponese. Dopo un grande classico come il ramen, tocca obbligatoriamente alla zuppa di miso.

Il miso è un condimento, uno dei più antichi, e si ottiene dai semi di soia pestati e mescolati con farina e riso, o orzo. Una preparazione apparentemente molto semplice ma che viene lasciato a riposare fino a 3 anni. Il miso può avere diversi colori e diverse gradazioni di sapore, dal più bianco e leggero, a quello nero e forte.

Può essere usato come il nostro “dado” in brodi e zuppe, ma anche sul riso, sulla carne e sul pesce. Il miso possiede anche delle buone proprietà curative: è ricco di proteine e soprattutto di enzimi; scioglie il colesterolo ed è perfetto per riequilibrare il vostro organismo (ed il vostro spirito perchè si sa che il cibo giapponese è molto “spirituale”) a fine giornata. Alcune ricerche ne hanno evidenziato la capacità di ridurre i rischi di tumore al seno (3 tazze la giorno).

Versione light del Tiramisù, per concedersi il dolce anche durante la dieta

Ah, il Tiramisù, dolce e amaro allo stesso tempo, cremoso, soffice e semplicemente delizioso. Per chi come me è un grande amante del caffè, penso sia uno dei dessert più apprezzati per concludere dolcemente una cena.

Ma quanti giorni di dieta buttiamo al vento per mangiare una porzione di tiramisù, i dolci, si sa, vanno poco d’accordo con la linea. Ma perché doversi privare dei piaceri della gola? L’unica cosa che risolleva anche chi è dell’umore più nero.

Ma come dice Oscar Wilde: L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi. Quindi liberiamoci da ogni rimorso è lasciamoci trascinare nel vortice dei peccati di gola.