Le virtù della cipolla

La cipolla è originaria dell’Asia dove era molto apprezzata dagli Egiziani che la raffigurarono persino nelle loro tombe, e fu introdotta in Europa dai Greci.Trattasi di una pianta biennale che il primo anno immagazzina nel bulbo le sostanze nutritive per utilizzarle poi, l’anno successivo, per lo sviluppo dell’asse fiorale. Esistono diverse varietà di cipolle: alcune si raccolgono in primavera ed altre nel periodo autunno-invernale; possono variare per la forma, per il colore (giallo-paglierino, rosso e bianco), per la dimensione del bulbo e per il sapore. Per conservarle è consigliabile tenerle in un ambiente fresco ed al buio (non in frigorifero).

Le cipolle non sono soltanto un condimento, si prestano anche ad ottime preparazioni che sono dei veri e propri piatti molto saporiti. Se volete rendere le cipolle meno acri e più digeribili, immergetele già affettate nell’acqua o aggiungendo un po’ di zucchero durante la cottura. Consumate cotte, infatti, le cipolle conservano in gran parte alcune delle loro proprietà; sono però controindicate, specialmente se crude, per chi soffre di iperacidità e di ulcera gastrica.

La cipolla possiede molte virtù benefiche: l’azione antibiotica del suo succo, applicato esternamente, è stata dimostrata su vari batteri cause di infezioni della pelle; è espettorante, dato che lo sciroppo di cipolla con un po’ di miele è un rimedio ideale per le affezioni respiratorie, mentre il brodo di cipolla decongestiona la faringe ed è molto utile in caso di tonsillite. Ha anche valore d’ipotensore, diuretico, depurativo: si consiglia a chi soffre di trombosi perché fluidifica il sangue e ne facilita la circolazione. E’ vermifuga ed ipoglicemizzante: abbassa cioè il livello di glucosio nel sangue permettendo di ridurre le dosi di insulina o di farmaci specifici.

Pizza hawaiana: delizia agrodolce o insulto dei sapori?

piza hawaiana
No, non fatevi ingannare dal nome non stiamo per darvi una ricetta proveniente dalla Hawaii ma il termine “pizza hawaiana” ha origini ben diverse. La pizza hawaian è infatti un’ invenzione tutta americana che deve il suo nome al semplice fatto che tra gli ingredienti compaiono delle fette di ananas sciroppata. L’ ananas è, infatti, posizionata in cima alla pizza, con prosciutto crudo, così da avere un gusto piuttosto dolce, decisamente differente dalla pizza italian style.
La pizza hawaiana è molto comune negli Stati Uniti occidentali. Se l’ America è un paese vario, stravagante e multiculturale lo è anche nei sapori. Questo tipo di pizza è considerata una vera delizia da goumet sia in America che in Inghilterra, un pò meno in Italia; decisamente consigliata per gli amanti del sapore agrodolce ma anche per chi vuole sempre sperimentare dei gusti nuovi ed alternativi a questo riguardo Ginger vi segnala la ricetta originale
Pizza hawaiana ( per circa 4 persone)

Colomba primaverile: un’ idea originale per il vostro pranzo di Pasqua


Se siete amanti dei dolci fatti in casa ma non volete rinunciare alla tradizione nel giorno di Pasqua, se le colombe farcite belle e pronte non vi soddisfano molto (e come potrebbero!) ma non volete ricorrere alle solite ricette ecco quello che fa per voi. Io amo molto i dolci pasquali (in verità ancora devo trovare un dolce che non mi piace!) ed in particolare la classica colomba; la preferisco semplice con tanta glassa zuccherosa sopra tuttavia non a tutti i canditi e l’uvetta piace. Quest’ oggi vi suggeriamo quindi una ricetta ricca di frutta, gustosa e adatta anche a chi non è proprio un amante della colomba classica
Colomba farcita (ingredienti per 6 porzioni)
  • 2 fogli di pasta sfoglia
  • 2 cucchiai di zucchero
  • 250gr di crema pasticcera già pronta
  • 4 ananas
  • mandorle a lamella
  • zucchero a velo
  • fragole
  • kiwi
  • mele
  • latte q.b.
  • 2dl di panna da montare

il Gorgonzola, bontà DOP

Il formaggio gorgonzola ha origini molto antiche:gli storici fissano la sua nascita intorno al IX secolo d.C. nell’omonima località alle porte di Milano, che all’epoca era un importante centro di scambio di mandrie. Anticamente il gorgonzola era chiamato “stracchino di Gorgonzola”. La stessa parola “stracchino” deriva da “stracco” ovvero “stanco” e si riferisce, già in epoca romana, alle transumanze delle mandrie di vacche dalle Alpi alle marcite della Valle Padana, particolarmente fiorenti dopo l’intervento di frati e monaci, che razionalizzarono l’agricoltura d’allora.

La diffusione del gorgonzola fu dapprima locale, ma dagli inizi del ‘900 inizia a conoscere i primi successi e in breve diventa il formaggio italiano più esportato all’estero: nel dopoguerra nascono le imitazioni di questo prodotto, ed i produttori di gorgonzola corrono ai ripari per difendere le peculiarità del loro prodotto chiedendo ed ottenendo, negli anni ’50, la DOP (denominazione di origine protetta): viene così stabilito che solo due regioni italiane, per legge e tradizione, possono produrlo: Piemonte e Lombardia, e che solo il latte degli allevamenti di queste province può essere usato per produrre e dare quindi la denominazione di origine controllata al formaggio gorgonzola.

Il gorgonzola si ricava da latte vaccino intero pastorizzato che viene versato in caldaie alla temperatura di circa 30°, aggiungendovi fermenti lattici, caglio e spore di penicilli. A coagulazione avvenuta, la cagliata viene rotta e depositata sugli spersori per lasciare fuoriuscire il siero. Dopo alcuni minuti la cagliata viene sistemata entro i fassiroli o fascere, in quantità di circa 14/15 kg per ogni forma, per stratificazione e viene lasciata sostare per permettere ulteriore perdita di siero. Dopo la marchiatura, la forma viene trasferita in un locale denominato “purgatorio” (celle a 20/22°C con il 90/95% di umidità), viene salata con molta perizia, sopra, sotto e sui fianchi e dopo 3/4 giorni si avvia alla stagionatura. In questi locali con temperatura di 2/7° C ed umidità 85/95% la forma sosterà da 50 a 80 giorni a seconda del tipo (dolce o piccante). Quando la forma è ancora tra le tre e le quattro settimane, ha luogo la foratura. Grossi aghi metallici la penetrano, l’aria entra nella pasta e sviluppa le colture già innestate nella cagliata, determinando le condizioni ottimali e naturali per lo sviluppo del penicillium, da qui le caratteristiche venature blu/verdi che rendono il formaggio gorgonzola inconfondibile. Al termine della stagionatura la forma viene tagliata in due o ulteriormente frazionata e ciascuna parte riceve la sua veste di alluminio goffrato riportante il contrassegno “g”. La stagionatura si protrae per almeno 2 mesi per il tipo dolce ed oltre 3 mesi per il tipo piccante.

Un dolce Pasquale che arriva dalla Campania, la Pastiera

I dolci della tradizione Pasquale in Italia sono molti e diversi in ogni regione. Ma un dolce che è particolarmente apprezzato in tutto lo stivale tipico della cucina Campana è indubbiamente la Pastiera.

La Pastiera è un dolce talmente amato dagli italiani che, girando tra i supermercati, ho notato che una nota casa produttrice di dolciumi ha pensato, addirittura, di produrla e venderla confezionata.

Cose da non credere! Ma per chi preferisce i gusti freschi e genuini dei prodotti fatti in casa, con ingredienti scelti e di prima qualità eccovi la ricetta per fare in casa un ottima Pastiera.

Formaggi in pasta, una ricetta per utilizzare i formaggi avanzati

Quando si va a fare la spesa, certe volte, si abbonda e si comprano più formaggi del dovuto, in fin dei conti si pensa, il formaggio si mantiene abbastanza a lungo, perché dover uscire più volte per compralo in più riprese, meglio far tutto subito.

Ma il fine settimana, aprendo il frigo, succede, una cosa che capita spesso in casa, e alla quale mi chiedo sempre come possa fare per rimediare, ci ritroviamo con mille pezzetti di formaggio, di varie qualità e non sappiamo cosa farne.

Ebbene spulciando qua e la tra libri di ricette e appunti o scovato una ricetta adatta per recuperare i pezzi di formaggi rimasti, e creare un piatto, per me, nuovo e molto gustoso, i Formaggi in pasta.

Pojarski di salmone: dalla tradizione contadina russa una specialità succultenta

Quella che Ginger&Tomato vi presenta oggi è una variante della più tradizionale ricetta ucraina kotleti pojarski. Di tradizione contadina i pojarski altro non sono che un modo differente di cucinare la carne o il pesce facendone delle polpette ben schiacciate ai lati e aromatizzata con spezie e panna acida. Se in passato la ricetta si era soliti presentarla a base di carne di gallina, non si è insoliti trovare sulle bellissime tavole imbandite russe del salmone cucinato alla pojarski. Qui la ricetta
Pojarski di salmone (ingredienti per 4 persone)
  • 450gr di salmone in scatola
  • 100gr di mollica di pane ammorbidita nel latte
  • 100gr di burro a temperatura ambiente
  • 1 uovo intero più 1 tuorlo
  • 2 cucchiai di farina
  • 6 cucchiai di pane grattugiato
  • sale e pepe
  • Per decorare: alcuni spicchi di limone

Lasagne al pesto: una variante gustosa del classico piatto emiliano

Le lasagne al pesto costituiscono un’alternativa davvero gustosa ed originale alle classiche e sempre appetibili lasagne col ripieno di carne. La lasagna è propriamente una pasta all’uovo tagliata in grossi quadrati, o rettangoli, usati soprattutto per pasticci al forno. E’ un prodotto tipico di Marche ed Emilia Romagna, ma di tutto il centro Italia in generale, dove il piatto più conosciuto che ci si prepara sono le lasagne al forno.
La guida del 2003 del Touring Club Italia, “L’Italia della pasta”, ci informa che se nel nord Italia il termine può indicare anche strisce lunghe e larghe (circa 2 cm) di pasta all’uovo, da consumare quasi sempre asciutte, e più raramente nei minestroni, nel sud Italia il termine lasagne o sagne viene usato alternativamente a lagane per indicare strisce lunghe e larghe ricavate da un impasto di semola di grano duro e acqua. In Puglia e Basilicata si usano le sagne ‘ncannulate cioè attorcigliate girandole intorno ad un supporto cilindrico in forna elicoidale. Nella cucina campana e nella cucina siciliana la besciamella viene spesso sostituita con ricotta fresca e i condimenti vengono appesantiti con l’introduzione di uova sode, polpettine di carne fritte, formaggi semiduri ed ortaggi.

La dieta in rosa: consigli dietetici per rimanere in forma a tutte le età

Aspetti un bambino? Consuma verdure a foglia verde e oli vegetali. Soffri dei disturbi della menopausa? Mangia più soia. Gli scienziati hanno scoperto che la salute delle donne si difende anche e soprattutto a tavola, con alimenti che ci aiutano a prevenire importanti patologie, ma anche a rendere la pelle più bella o a combattere piccoli fastidi tipicamente femminili. Vuoi saperne di più? Leggi qui.

Olio e frutta secca per una «dolce attesa». Noci e nocciole, ma anche olio d’oliva, olio di mais e olio di germe di grano sono tra i protagonisti di una corretta dieta al femminile. «Si tratta di alimenti ricchi di vitamina E, soprannominata “vitamina della fertilità” perché contribuisce al buon funzionamento dell’apparato riproduttivo e aiuta la donna ad affrontare al meglio la gravidanza», spiega la dottoressa Evelina Flachi, nutrizionista e specialista di scienza dell’alimentazione a Milano e Roma. Si tratta, però, di alimenti piuttosto calorici: le noci forniscono 600 calorie per 100 grammi, l’olio di oliva 900. «Per non litigare con la bilancia, quindi, non eccedere nelle quantità: per accrescere l’apporto quotidiano di vitamina E bastano due noci e un cucchiaio d’olio nell’insalata».

Latticini, gli alleati delle ossa «I latticini sono ricchi di calcio», prosegue la dottoressa Flachi «Durante la crescita, il calcio contribuisce alla formazione dell’ apparato osseo. In età matura, combatte la perdita di minerali che colpisce le donne dopo la menopausa e che può causare l’osteoporosi, una patologia che rende le ossa più fragili». Lo yogurt, poi, ha un’altra virtù: aiuta a prevenire i disturbi vaginali grazie al contenuto di Lactobacillus acidophilus, un microrganismo che riequilibra la flora batterica.

Nonna Papera, Ciccio e … la crostata di fragole e banane

La crostata, un dolce molto semplice, nonostante la lunghezza della ricetta, buono e tradizionale, che ricorda il mondo contadino, a me, quando parlo di crostata viene sempre da pensare a Nonna Papera (Granma Duck per gli americani) che nella cucina della sua fattoria prepara le crostate per l’insaziabile Ciccio (Gus Goose, Ciccio di Nonna Papera per i lettori italiani di Topolino).

La crostata di frutta fa tutti contenti, nonne, mamme e figli. Genuina ed energetica si può mangiare a tutte le ore del giorno , di mattina per colazione, a mezzogiorno dopo pranzo insieme al caffè, di pomeriggio per merenda e la sera a fine cena.

Per voi la ricetta della versione con fragole e banane, con tutti i passaggi per fare in casa anche la pasta frolla.

Torta mimosa per la festa della donna

Nel 1946 l’ Unione Nazionale Donne scelse come fiore simbolo la mimosa; i motivi furono diversi: per il suo colore giallo brillante, per il suo profumo delicato e nello stesso tempo intenso, per la rapida fioritura nel mese di marzo. Da qui l’ usanza da parte degli uomini di regalare alle donne mazzetti di mimosa e parte sempre da qui la realizzazione del dolce tipico della festa delle donne, la torta mimosa appunto. Stiamo ben attenti però: la mimosa è un fiore molto velenoso e la dizione mimosa proviene dal pan di spagna sbriciolato e posto a mo di fiori di mimosa. Molte le ricette per questo dolce ma Ginger vi consiglia la versione più classica e senza varianti.
Torta mimosa (ingredienti per 6/8 persone)
    Per il pan di spagna
  • 6 uova
  • 180gr di zucchero
  • 75gr di farina
  • 75gr di fecola
  • un pizzico di sale
  • Per la crema pasticcera
  • 500gr di latte
  • 4 tuorli
  • 100gr di zucchero
  • 25gr di farina 00
  • scorza di limone
  • cannella, vaniglia (facoltativi)
  • Per la panna montata
  • 200gr di panna da montare
  • 50gr di zucchero a velo
  • Rhum o succo di arancia per bagnare il pan di Spagna

Come preparare la vera polenta

La polenta è un classico della cucina italiana. Il Friuli ed il Bergamasco sono la vera patria di questo piatto fatto con farina di mais, ossia di granturco. La polenta bergamasca, tipica dei montanari, richiede lunghissima cottura, un’ora e mezza circa. La polenta veneta è invece più morbida, fatta con farina di grano più fina. Nel Veneto si fa la polenta anche col granturco bianco.

Per preparare la vera polenta è necessario il paiolo di rame ed il fuoco di legna, ovverosia un bel camino. Ai fornelli, però, può riuscire (quasi) ugualmente buona. La preparazione è faticosa, poichè occorre mescolarla continuamente, senza interruzione: ci vuole, come per tutte le cose migliori, tempo e pazienza.

I condimenti e gli accordi con la polenta sono numerosi. La combinazione più semplice è la polenta montanara col latte, ottima quella con burro fresco o fuso e formaggio oppure col solo formaggio fresco e molle oppure ancora con le uova al burro. Altri accordi classici e tradizionali: con i funghi, con la selvaggina e gli uccelletti, col pollo alla cacciatora, con gli stracotti e con gli umidi. Vediamo ora come cuocere la polenta.

Il latte: non solo a colazione! Ecco un’insolita variante della zuppa di cipolle

In una dispensa il latte non dovrebbe mai mancare.
Indispensabile negli anni della crescita e prezioso alleato una volta divenuti grandi, il latte, è ricco di principi nutritivi che non devono mai mancare al nostro organismo: proteine, grassi, carboidrati, sali minerali, vitamine, acqua.

Composizione del latte animale in percentuale:

Latte di …; acqua; proteine; lattosio; grassi; sali; Valore energetico

  • vacca: 87,47 — 3,51 — 4,92 — 3,68 — 0,74 — 729
  • pecora: 82,70 — 6,10 — 4,60 — 5,80 — 0,80 — 980
  • capra: 85,50 — 4,00 — 5,00 — 4,80 — 0,70 — 790

Torta di formaggio Emmental, le fette che uniscono Svizzera e Italia

Per favore non chiamatela cheesecake! Senza nulla togliere alla cugina americana, ma tra di loro non hanno niente in comune.

La torta al formaggio che vi propongo è un piatto salato e non dolce, come il cheesecake.
Una buona idea per un antipasto, un secondo o come finger food.

Si può mangiare in piedi e con le mani, il che la rende una pietanza ideale per i bambini che proprio non ne vogliono sapere di stare seduti a tavola e mangiare con la forchetta tra le mani.

La potete preparare per una festa e portarla già tagliata sulla tavola, sarà un’idea originale e accontenterà i gusti di tutti i vostri amici, anche di quelli che non vogliono sentir parlare di carne e simili.