Alexander: Brandy e noce moscata per un cocktail che viene dal passato

L’Alexander è un cocktail di origine inglese dal gusto morbido e raffinato che appartiene alla categoria dei classici. La sua storia, non proprio recente, trova fondamento nella Londra dei primi del ‘900 ove, in occasione della celebrazione delle nozze della principessa Mary con Lord Lancellis, il famoso barman Harry MacElhone lo creò, dal bancone del “Ciro’s Club”, per omaggiare la giovane sposa con il suo colore bianco.

Questo cocktail dal gusto dolce ma allo stesso tempo intenso arriva a stuzzicare anche chi di solito non apprezza le bevande alcoliche, tuttavia per l’irruenza dei suoi ingredienti è decisamente suggerito come after-dinner (non è consigliato quindi come aperitivo). Come tutte le cose buone, l’Alexander è un drink ricco di grassi, dovuti soprattutto alla presenza della panna, ma per tutti coloro i quali non hanno ancora iniziato la dieta post-natalizia e attendono tradizionalmente l’Epifania per chiudere il periodo dei banchetti, ecco tutti i suggerimenti per preparare un buon cocktail e i suoi “derivati”.

Ingredienti per una persona:

  • 1/3 di Brandy
  • 1/3 di crema di cacao
  • 1/3 di crema di latte (o panna liquida)

Preparate il cockatil nello shaker con del ghiaccio. Nel caso in cui non amiate le bevande “on the rocks”, non utilizzate i cubetti e per la preparazione del drink servitevi gli ingredienti precedentemente messi a freddare. Versate in una coppa anche questa riposta in frigo per qualche ora. Al termine la tradizione vuole una spolveratina di noce moscata, ad oggi esistono diverse varianti tipiche di ogni locale: cacao amaro, vaniglia, cannella… Scegliete quella che preferite secondo i vostri gusti, sono tutte buonissime!

Nel corso del tempo i barman di tutto il mondo si sono divertiti inventando diverse varianti dando vita ad una vera e propria famiglia che ad oggi annovera addirittura un “figlio”: l’Alexander baby.

Aringa all’arancia: una storia d’amore tra il Baltico e la Sicilia

L’aringa è uno dei pesci più comuni nel Nord Europa dalle benefiche proprietà nutritive, essa è infatti ricca di vitamina A e D e di Sali minerali quali potassio, calcio e fosforo. L’aringa inoltre conserva un elevato contenuto proteico che le conferisce la capacità di rappresentare un energico pasto, pur mantenendo un basso tenore di grassi, per lo più insaturi, ovvero quei grassi che volgarmente definiamo “buoni”.

Forse non tutti conoscono il brillante passato che ha distinto la vita di questo pesce, giunto addirittura a condizionare la vita economica delle popolazioni del Nord Europa durante il Medioevo. Tutto ciò grazie al fatto che esso costituiva un elemento essenziale nell’alimentazione delle medesime popolazioni. L’aringa divenne al fine l’unità base per stabilire e misurare i prezzi dei beni, una moneta accettata per il pagamento di alcune imposte e persino uno strumento finanziario utilizzato per pattuire le contropartite di importanti contratti. Le città di Brema, Amburgo e Lubecca ( denominate ancora oggi città “ Anseatiche”) nel 1200, per tutelarsi dalla concorrenza dei pescatori danesi, diedero vita ad un alleanza attraverso il patto della “Lega Anseatica”.

Happy New Year: Champagne e Cotillons?

Questa volta con l’avvicinarsi dell’ultimo dell’anno non voglio proporvi un sondaggio tipo: Cosa bevete a Capodanno? Spumante italiano o Champagne d’oltralpe ?

Si tratta di un dilemma antico, che non pretendiamo certo di risolvere in queste pagine. Il Capodanno è per molti una vera disdetta, uscire, divertirsi a tutti i costi, indossare biancheria intima color rosso, è una pratica della quale molti di noi farebbero volentieri a meno. Pur di uscire di casa ci si accoda a feste con gente sconosciuta, che appna ci presentano già siamo costretti a salutare. Poi non si può tornare assolutamente prima all’alba, pena di essere etichettato come sfigato. Una volta raggiunta finalmente l’auto per tornare a casa c’è ancora un rischio: trovare la macchina distrutta o ammaccata a causa di quella “splendida” tradizione, in voga ancora in alcune parti d’Italia, di gettare oggetti dalla finestra.

Siete ancora sicuri di volere passare un altra fine d’anno così? Proverò a darvi un suggerimento. Quest’anno stupite la vostra bella e fatele una sorpresa. Qualche anno fa, stanco del solito rito, passeggiando per il centro della mia città, abito a Roma, ho notato un edificio curioso, con una torre in cima, e da lì mi è scattata un’idea.

Pesce spada alla griglia: Un ricordo di dammusi e Mehari

L’immagine qui sopra svela la bellezza di una delle tante insenature che contraddistinguono l’isola di Lampedusa, anche se la foto non rende completamente giustizia ai sensi, non riuscendo a trasmettere il profumo di questo mare…

Quest’isola è la più grande delle tre isole Pelagie, distante dalla Tunisia solo 113 km, dal punto di vista climatico e faunistico, appartiene proprio alla piattaforma continentale africana. Il clima è mite tutto l’anno con punte molto elevate nel periodo estivo. La costa settentrionale caratterizzata da pareti scoscese, presenta la propria maestosità con le falesie a picco sul mare ed i faraglioni affacciati su un mare trasparentissimo. La costa a sud è più bassa e le cale terminano in incantevoli spiagge di sabbia bianca, che sono il vanto e la ricchezza dell’isola.

Brunch di Domenica: iniziate la giornata con stile

Quando si arriva alla fine della settimana dopo giorni di intenso lavoro le ultime cose che si vogliono sentire sono frasi che assomigliano a qualcosa del tipo: “…organizziamoci!” o peggio “…diamoci un appuntamento presto”.

Alzarsi piano al mattino nel silenzio totale, all’ora che si preferisce (quindi preferibilmente tardi) è così raro da rappresentare un vero e proprio lusso, ormai. Ma svegliarsi sognando gli uccellini cinguettanti di Walt Disney è una sensazione che ogni tanto dovreste concedervi, quando siete troppo presi dal tram tram quotidiano.

Recensione: SORA MARGHERITA | Trattoria, Roma

SORA MARGHERITA – Trattoria
P.za delle Cinque Scole, 30 – Roma

  • Telefono 06 6874216, Niente Carte di credito
  • Chiusura: Aperto solo a pranzo dal Martedì al Sabato (Nel Weekend anche la sera)
  • Coperti: 35
  • Ambiente: Familiare
  • Cucina: Tradizionale, Giudaico-romanesca
  • Target: Turisti, clientela affezionata

Una piccola perla nel cuore del ghetto, al centro di Roma, così si potrebbe definire la trattoria di Sora Margherita. Una porta appena visibile, senza insegna, come le vecchie osterie di una volta, (quando è chiuso non si vede nemmeno) è un vero miracolo che sia sopravvissuta indenne fino ad oggi. Ambiente caldo e familiare, piccolissimo, con una cucina minuscola ma di qualità, che si contraddistingue per tutto ciò che è casareccio: quasi tutto fatto in casa, dalla pasta al pane. Agnolotti, fettuccine a cacio e pepe, involtini, carciofi alla giudia, la parmigiana estiva, abbacchio a scottadito o alla cacciatora, aliciotti con indivia, baccalà. Fortissima l’ispirazione della più tipica cucina romana con un’importante penetrazione della cucina giudaica (siamo nel quartiere che corrispondeva all’area del ghetto ottocentesco).

Lenticchie e cotechino, fine anno in un crescendo di fortuna e prosperità (almeno così si dice…)

Si avvicina il cenone di Capodanno ed immancabili sono i riti legati alla cucina per iniziare nel modo migliore il nuovo anno, cercando di assicurarsi fortuna e prosperità.
Iniziando dalle prime portate, già di per se simboliche, in quanto ricche e generose come i tortellini o le altre paste ripiene, tutte le portate della cena di capodanno sono all’insegna della ricchezza e dell’abbondanza che si desidera avere per l’anno a venire.

Le tradizioni di buon auspicio sono tante, ma la più celebre è sicuramente quella di mangiare le lenticchie prima di brindare al nuovo anno, per garantirsi, secondo le credenze popolari, un anno ricco di successo e denaro. Le lenticchie sono, infatti, considerate da sempre portafortuna, simbolo di abbondanza, benessere e prosperità. Stesso significato viene dato ai chicchi d’uva freschi o di uva passa. In Spagna la nochevieja, ovvero l’ultimo giorno dell’anno, si saluta con un chicco d’uva per ognuno degli ultimi 12 secondi che mancano allo scoccare della mezzanotte.
Un altro rituale, già in pratica al tempo dei Romani, è quello di offrire le “streae” (strenne), fra cui, un rametto d’alloro, fichi secchi e datteri, perché il nuovo anno porti con se dolcezza e vita.

Per concludere il lauto pasto che si usa consumare per questa ricorrenza, non possono che mancare i dolci tra i quali la frutta secca, specialmente le mandorle, simbolo del nucleo familiare e di fecondità, e la già citata uva passa. Un altro tipo di dolce legato alla fortuna è la carenza, una sorta di pan dolce in cui viene inserito nell’impasto una moneta, che premia il commensale che la ritrova nella sua porzione.

Tra le portate immancabili dell’ultima cena dell’anno vi è sicuramente lo zampone, l’usanza di servire questo piatto non è legata a nessun rito scaramantico, ma la tradizione, probabilmente medievale, fa si che la carne di suino sia la pietanza preferita per il banchetto di fine anno perché il sacrificio del maiale veniva fatto in prossimità di questo periodo.

Le uova marmorizzate “alla cinese”

Qual’è l’alimento più ricco di proteine maggiormente diffuso? La risposta è semplice, certamente l’uovo. Facile da tenere a portata di mano in frigorifero, è semplicissimo da preparare: sodo, fritto, alla coque, in camicia, e via dicendo. Con un po’ di fantasia potete sbizzarrirvi fino ad eseguire delle raffinatezze come le crepes o meglio ancora dei soufflè. Una semplice frittata può originare ad esempio mille combinazioni basta organizzare quello che si ha nel frigo, peperoni, carciofi, pancetta, pomodori, carne, ecc. E se parliamo degli avanzi del giorno prima, basta sbattere un uovo sopra, in padella o al forno e tutto riprende vigore.
Quando ero piccolo e mia mamma mi svegliava per andare a scuola mi dava il buongiorno con un bell’uovo fresco da bere, con un pizzico di sale e una spruzzata di limone, ricordo ancora il sapore.

Oggi vogliamo proporvi un modo semplice e originale per gustare le vostre uova.

Barbecue: Un rito all’insegna dell’allegria

Il barbecue è senza dubbio il metodo più antico per cucinare. Con la scoperta del fuoco gli uomini primitivi si rendono conto che mettendo il cibo sulla fiamma, aiutandosi probabilmente con dei rami, ottengono un pasto più gradevole e digeribile. Come per tutte le situazioni che riguardano l’uomo ci sono molti racconti curiosi sulla nascita della parola barbecue: Risalirebbe addirittura alla conquista del nuovo mondo, in cui alcuni coloni francesi, abbiano assaggiato della carne cotta su una griglia, “de la barbe à la queque” (dalla barba alla coda), per primi coniarono questo termine curioso. Oppure in tempo di esplorazioni c’è chi pensa risalga ad alcuni conquistadores spagnoli rimasti incuriositi da una griglia di legno, chiamata dagli indigeni caraibici “barbacoa”.

Qualunque sia l’origine vera di questo termine, ai giorni nostri fare una bella grigliata è un’occasione di festa per stare insieme, e agli uomini piace da morire darsi da fare con il fuoco mentrele donne chiacchierano tra loro. Potete stare in casa ed usare un camino (anche se non ve lo consigliamo per il fumo), in terrazzo o in un comodo giardino. Decisamente è una gustosa occasione di convivialità per incontrarsi. Abbiamo raccolto per voi le principali norme da tutte le “civiltà del barbecue”, dai sofisticatissimi americani dall’attrezzatura ipertecnologica, agli spartani braai sudafricani fino alle pioneristiche grigliate nell’outback australiano.

I felafel: Il gusto delle polpette vegetariane

Questo è un piatto tipico orientale, di origine probabilmente egiziana, ma largamente diffuso in tutto il Medio Oriente. I falafel sono semplicemente delle polpette fritte e speziate a base di ceci o fave, tritati con l’aggiunta di coriandolo, aglio e cipolla. Ho avuto modo di conoscere ed apprezzarne la bontà durante un viaggio in Olanda. Uscendo dalla stazione centrale di Amsterdam, particolarmente affamato, mi sono trovato un chiosco colorato che vendeva falafel, lo spettacolo di questo bancone colorato con tutti i condimenti meritava di essere impresso in una fotografia. Il chiosco in questione apparteneva ad una catena di fast food vegetariano che ho rincontrato anche in altri paesi e si chiama “Maoz” (se vi capita entrateci), in Italia potrete mangiare i falafel in alcune rosticcerie orientali o nelle pizzerie gestite da egiziani. Mangiate i falafel freschi, appena fatti, evitate di mangiarli riscaldati, perdono la loro fragranza. Se avete voglia di provare a farli da soli, ecco la ricetta.

Involtini di storione al profumo di mare

Il piacere della buona tavola è stato fin dai tempi antichi un momento sociale di grande valore. L’aristocrazia romana serviva dei banchetti memorabili per affermarsi e ribadire la propria appartenenza al ceto elevato. I punti fondamentali erano non deludere le aspettative dei commensali e stupire gli stessi, allestendo un menù ricco di pietanze elaborate, inpreziosito da cibi esotici e alimenti introvabili. Anche le corti rinascimentali avevano tra la propria servitù una figura preposta, il Maestro delle Cerimonie che aveva l’onere di organizzare e supervisionare il perfetto svolgimento dell’evento. Ai giorni nostri negli ambienti raffinati ed esclusivi proporre alcuni alimenti specifici rappresenta uno status symbol. Non è comune, trovare sulle nostre tavole, cibi come lo storione, il fois gras, le ostriche, daltronde la reperibilità non sempre immediata e prezzi non proprio contenuti ne fanno dei cibi da destinare alle grandi occasioni.

Svegliarsi con il buonumore

La colazione è il primo pasto dopo un lungo digiuno notturno. In molti paesi è un pasto sostanzioso che aiuta a cominciare la giornata nel verso giusto. Ovviamente cambia per qualità come per quantità a seconda del paese, pensate che questo rito mattutino era vissuto già ai tempi dell’antica Grecia dove si usava cominciare la giornata con del pane intinto nel vino addolcito con miele insieme alle olive e al formaggio di capra. Gli Egiziani usavano mangiare un pò di pane accompagnato da un pezzo di carne e cipolle con della birra “questo popolo per primo diffuse l’uso del lievito nel mondo antico”.

L’albero natalizio decorato con sapore

Lasciate da parte le solite palle o stelle di plastica e divertitevi, magari insieme ai vostri bambini, a creare con semplicità e fantasia un addobbo per arricchire in maniera genuina il vostro albero di Natale. Questo metodo appartiene per tradizione ai paesi del nord Europa ed ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Una volta le popolazioni di questa regione erano influenzate dal mutare delle stagioni, a cui davano un significato simbolico specifico: Lo scontro tra il giorno e la notte, la lotta trà il Sole, simbolo di prosperità e il Buio, simbolo delle tenebre.

I dolci di Natale: una varietà lunga come tutto lo stivale.

La chiave per comprendere la gastronomia nel nostro “bel paese” è la tradizione. In italia girando in lungo e in largo vedrete che già facendo qualche chilometro le abitudini alimentari dei nostri connazionali cambiano. Il nostro è un popolo, che indipendentemente dala propria estrazione, ha una forte passione ed amore per la propria terra, per la propria famiglia e ovviamente per il proprio cibo. Noi non siamo italiani, ma romani, milanesi, napoletani, siciliani, calabresi e via dicendo. Questo è semplicemente fantastico e racchiude in sè il senso del nostro carattere.

Il patrimonio gastronomico che il nostro paese ha è inestimabile. In particolare se pensiamo alle differenze regionali dovremmo fare una lista infinita di sapori. Ora però proviamo a scoprire le virtù dei nostri dolci, frutto di una tradizione che affonda le proprie radici in un passato fatto di ingredienti semplici e profumi di un tempo.