Una piccola guida per evitare sprechi di frutta e verdura

L’aumento del costo dei generi alimentari, non rende contento nessuno. Dovendo stringere la cinghia ed evitare spese superflue, che quasi sempre ricadono sui momenti di svago, viaggi, cinema ecc., siamo diventati tutti più accorti.

Siamo più attenti a molte cose a cui prima non facevamo neanche caso. Oggi ricerchiamo le offerte ed i prezzi più convenienti, evitiamo di comprare più del necessario e soprattutto ci rendiamo conto degli sprechi che molte volte ci sono nelle nostre cucine.

I maggiori sprechi che si verificano all’interno delle nostre case, riguardano soprattutto la frutta e la verdura, alimenti freschi, più difficili da conservare per lunghi periodi. Vi proponiamo una piccola guida, con delle indicazioni da seguire prima al momento dell’acquisto e poi al momento della conservazione degli ortaggi, che potranno aiutarvi ad evitare qualche spreco.

I mille usi dello zenzero

Lo zenzero, parente stretto delle orchidee, è una pianta erbacea perenne, con portamento eretto, che può raggiungere il metro e mezzo di altezza e ha una radice detta rizoma: originario dell’Asia meridionale, è coltivato in tutte le aree equatoriali con clima monsonico. Annualmente, lo zenzero emette, direttamente dalla radice, uno stelo simile alla canna da zucchero, con foglie strette a forma di lancia. La fioritura è formata da una infiorescenza con l’aspetto di una spiga, composta di fiori bianchi, verde pallido o giallini. Il rizoma viene estratto dopo la fioritura quando la pianta ingiallisce.

Lo zenzero viene utilizzato in Oriente da millenni, sia per aromatizzare e insaporire i cibi, sia come rimedio medicamentoso per svariati disturbi. In Thailandia vengono applicate compresse e impacchi di radice di zenzero, pestata e mescolata con altre erbe, per gli stati dolorosi e le rigidità muscolari e per traumi, quali strappi e stiramenti, ematomi e contusioni. Lo zenzero è anche impiegato per i disturbi circolatori e per il suo potere dinamizzante ed energizzante, in tutte le condizioni di debolezza ed esaurimento fisico. In Cina lo zenzero fresco viene usato contro l’astenia e l’impotenza. E’ inoltre conosciuto per le sue proprietà stomachiche e quindi utilizzato nella digestione difficile ed in caso di aerofagia. Infine viene adoperato per la nausea e nella prevenzione delle chinetosi.

Vin Santo Toscano: come si produce?

vin santo burde

Tra le tante prelibatezze enologiche della Toscana una delle più sfruttate è senza dubbio quella del Vin Santo, vino tradizionale da fine pasto, divenuto famosissimo in tutta Italia e nel mondo con lo sventurato abbinamento cantuccini di Prato e Vin Santo. Dico sventurato perchè nella maggior parte dei casi, per star dietro alla moda, si servivano biscotti secchissimi e molto lontani dalla qualità di quelli originali dal sacchetto blu di “Mattonella” del forno Mattei a Prato e soprattutto si usava mescere vin santo liquoroso, reso cioè dolce dall’aggiunta di alcol e non dovuto al processo di appassimento delle uve in cantina.

Per ottenere un vino dolce ci sono infatti molti modi: quello utilizzato dal vinsanto Toscano tradizionale prevede la raccolta delle uve bianche (o anche rosse per la tipologia di Vin Santo Occhio di Pernice) e metterle ad appassire per 2-3 mesi in locali appositi detti appassitoio su stoie di canniccio oppure appeso su dei tralicci di ferro. Con il tempo e la ventilazione naturale, i grappoli perdono acqua e concentrano le sostanze zuccherine, acide e polifenoliche nell’acino. Quando vado a schiacciare (delicatamente!) queste uve dopo alcuni mesi ottengo un mosto dalla concentrazione zuccherina più alta del normale che viene fatto fermentare direttamente nei caratelli (piccole botti da invecchiamento tipiche toscane intorno ai 300 litri di capienza) grazie all’azione della “madre” del vinsanto ovvero una colonia di lieviti batteri e altri microorganismi che si tramandano di generazione in generazione (esattamente come la madre dell’aceto nelle acetaie Emiliane). Solo questi microorganismi sono infatti in grado di fermentare e di vivere in condizioni di solito mortali per lieviti comuni utilizzati per il vino standard.

Patate, quale varietà usare per le vostre ricette

Patate, quale varietà usare per le vostre ricette

Le patate, sempre presenti in ogni dispensa, sono probabilmente uno degli alimenti più versatili, da utilizzare in diversi tipi di ricetta e per diverse portate. Ma le patate non sono tutte uguali, ne esistono diverse varietà ed ognuna ha le proprie caratteristiche; imparare a conoscerle vuol dire anche saper scegliere la patata giusta per ottenere il risultato migliore.

Le più comuni sono quelle gialle: la loro polpa non è farinosa e sono perfette per essere usate da fredde nelle insalate, ma anche al forno o fritte. Quelle con la polpa bianca invece si sfanno molto più facilmente: da usare quindi in tutte quelle ricette in cui le patate devono essere schiacciate, passate o frullate, come gli gnocchi, gli sformati o le frittelle. Poi ci sono le novelle, riconoscibilissime per le loro dimensioni ridotte; la loro polpa è particolarmente dolce e vanno cotte con la buccia ed intere. Perfette per essere cotte arrosto.

Visto che stiamo andando incontro alla bella stagione la ricetta che vi proponiamo per cucinare le vostre patate è un’insalata di patate: quali saranno quindi le patate da utilizzare? Quelle a polpa gialla ovviamente!

Cucinare con le patate: Rösti alla svizzera

Alla base dei rósti troviamo la patata, la cui composizione varia a seconda del tipo di cottura, e quindi varia anche la sua digeribilità. I rosti sono un piatto tipico della cucina svizzera, viene attualmente servito come contorno anche se nasce come colazione dei contadini del canton Berna. E’ a base di patate ma sempre più spesso vengono aggiunte cipolle, mele o pancetta come la ricetta che vi presentiamo.
Rosti alla svizzera (ingredienti per sei persone)
  • 1kg patate medie
  • 60gr burro
  • 100gr pancetta tagliata a dadini
  • 1 cipolla tritata finemente
  • sale e pepe q.b.

Almond Cake, la torta di mandorle all’americana

Il mandorlo è una pianta originaria dell’Asia, ma il merito di averla piantata e diffusa nel territorio italiano va tutto attribuito ai Romani, che da veri buongustai, apprezzavano il seme di questa pianta, dalla forma allungata e di color avorio, la mandorla.

Chissa però quanti bocconi amari avranno dovuto mandar giù prima di diffondere l’albero di mandorle, infatti, la mandorla dolce, quella che usiamo abitualmente in cucina, ha una sorella, la mandorla amara, che viene usata prevalentemente in farmacia o per la produzione di profumi.

La mandorla oggi è un ingrediente insostituibile della pasticceria mediterranea, la pasta di mandorle, ad esempio, è un elemento che viene usato nella pasticceria francese e tedesca, come in quella siciliana.

Dalla Sardegna: Triglie alla vernaccia

Le triglie di scoglio si riconoscono facilmente poichè hanno un bel colore rosso vivo, talvolta 3 o 4 linee orizzontali gialle lungo i fianchi e, unico segno sicuro, delle strisce rosso-brune sulla prima pinna dorsale, quella cioè più vicina alla testa. Le triglie di fango o di rena, invece, sono inferiori quanto a qualità, ma si possono utilizzare per fare dei sughi per la pasta e per insaporire le zuppe; inoltre, sono la varietà da utilizzare se vogliamo friggerle, comprese quelle assai piccole che si pescano da metà agosto alla prima decade di settembre.

La triglia non ha fiele ed ha un ottimo fegato, per cui è consigliabile non sventrarla (non per niente i nostri “cugini” francesi chiamano la triglia “beccaccia di mare”): semmai è consigliabile eliminare le branchie qualora fossero sporche di fango. Il periodo della pesca delle triglie è tutto l’anno, ma il migliore, qualitativamente, è sicuramente quello che copre per intiero i mesi di settembre ed ottobre.

La ricetta delle triglie alla Vernaccia che presento non è di per sè propria della Sardegna, ma lo diventa nella misura in cui andremo ad aggiungere alla ricetta base il pangrattato e la scorza di limone grattata, secondo un uso tipicamente cagliaritano, ma esteso a tutta l’isola.

Sformato di zucca al microonde

sformato di zucca al microonde

Cucinare al microonde, come già abbiamo detto in un precedente articolo, permette di risparmiare tempo ed ottenere, con i giusti adattamenti, degli ottimi risultati. Per gli sformati ad esempio io preferisco la cottura al microonde perchè li rende morbidi dentro e non li asciuga.

Tenendo presente le indicazioni sui tempi e gli ingredienti che devono variare rispetto alla tradizionale cottura in forno vediamo come preparare uno sformato di zucca.

SFORMATO DI ZUCCA AL MICROONDE (Ingredienti per 4 persone)
  • 1,2 kg di zucca
  • 50 gr di prosciutto cotto gr
  • 3 uova
  • 50 gr burro
  • 2,5 di besciamella
  • sale e pepe

Oshinko: il sushi vegetariano ma non solo per i vegetariani

oshinko

Quest’oggi Ginger&Tomato vuole presentarvi un classico della cucina giapponese: oshinko. Con il termine oshinko vengono indicate molto semplicemente delle verdure in salamoia utilizzate nella decorazione del bento, nel sushi o nel takuwan. Quasi mai si mangia da solo in quanto presenta un sapore decisamente forte ma viene utilizzato soprattutto come decorazione. In origine si chiamava daikan, indicando con questo nome l’unico ortaggio con il quale veniva fatto l’oshinko, una specie di grande ravanello, dalla consistenza carnosa e dal sapore piccante che, messo in salamoia, acquista il classico colore giallo che si ritrova nei makimono. Tuttavia fare l’oshinko è davvero semplice e possono essere utilizzate tutte le combinazioni di verdure possibili. La ricetta di seguito è soltanto un esempio
Oshinko (ingredienti per circa 3 o 4 porzioni)
  • 1 cavolo bianco lavato e tagliato a pezzetti
  • 2 cetrioli, tagliati a rondelle
  • 2 carote tagliate a fettine sottili
  • 1 daikon, tagliato sottile
  • 3 peperoncini secchi
  • 100gr di sale grosso

Le quattro stagioni delle verdure

Ormai siamo abituati a trovare quasi tutte le verdure in tutti i mesi dell’anno. Melanzane e zucchine sono onnipresenti nei banconi dei mercati e dei supermercati, i pomodori sono sempre rossissimi, tutto l’anno.

Una volta esistevano delle stagioni ben precise in cui si trovavano solo determinate verdure, era un modo naturale, poiché dettato dai ritmi della madre terra, per variare alimentazione nel corso dell’anno.

La natura, che si prendeva cura di noi (altrettanto non si può dire di noi nei suoi confronti), selezionava gli alimenti migliori, da consumare in un determinato periodo dell’anno, mettendo nella giusta relazione le esigenze del nostro organismo per quel periodo ed i valori nutrizionali delle verdure.

“Dimagriti” i bovini, una ragione in più per sceglierli

Uno studio dell’Inran riporta dati interessanti circa la quantità di grassi dei tagli più nobili dei bovini, stimati in diminuzione del 50 % circa rispetto a dodici anni fa, a tutto vantaggio del loro uso in cucina. Esistono infatti differenze sottili e poco appariscenti anche all’interno di una stessa classe di animali: la composizione e la digeribilità delle carni fresche varia a seconda della specie, dell’età, del sesso, ma anche dello stato fisiologico e della alimentazione dell’animale. I costituenti che maggiormente variano sono due: acqua e grasso.

E’ proprio a proposito dei grassi che si evidenziano le modifiche più sostanziali nel corso degli ultimi anni. Il risultato dello studio Inran (Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione), protrattosi per diverso tempo, ci informa che la carne che arriva attualmente alla nostra tavola è diversa, più povera in grassi saturi: emerge chiaramente come negli ultimi 12 anni (gli ultimi dati ufficiali risalgono infatti al 1996) la composizione nutrizionale della carne sia profondamente cambiata soprattutto con riferimento al contenuto in grasso.

Tale quota, nei diversi tagli di carne bovina analizzati, risulta ampiamente ridotta grazie a sistemi di alimentazione degli animali sempre più controllati e rispettosi delle loro esigenze naturali e a sistemi di allevamento improntati al massimo rispetto del benessere degli animali allevati.

Cottura al vapore, cucina light!

cottura al vapore

La cottura a vapore è sinonimo di cucina leggera e di cucina naturale. Grazie al vapore con cui si cuociono gli alimenti si liberano dei loro grassi e assumono una consistenza morbida. Da quando ho il mio microonde che cuoce anche a vapore è diventata un’abitudine usare questo tipo di cottura anche per preparare gli alimenti prima di usarli per altro. Per preparare i ravioli di zucca ad esempio invece di lessarla la cuocio al vapore e in cinque minuti è pronta.

Le verdure cotte al vapore sono perfette per una dieta, ma attenzione ad affettare prima quelle più dure, come ad esempio le carote. Gli utensili per cuocere a vapore possono essere la classica pentola a pressione, o una pentola ad hoc, o i recipienti orientali da inserire su normali pentole, o anche ovviamente la vaporiera elettrica. Per cuocere alimenti sottili come ad esempio la sogliola ci si può arrangiare anche semplicemente posizionando un piatto sopra una pentola e coprirlo con l’alluminio.

Il liquido per la cottura a vapore può essere semplicemente acqua, ma anche un liquido aromatizzato come un brodo ad esempio. Quando faccio i gamberi al vapore io verso nel liquido del succo di limone con qualche fettina e un goccio di vino bianco. Ma passiamo alla ricetta che vi proponiamo per provare la cottura al vapore: carciofi ripieni di salmone.