Riso basmati agli spinaci

TEMPO: 2 ore circa | COSTO: basso | DIFFICOLTA’: media

VEGETARIANA: | PICCANTE: | GLUTINE: | BAMBINI: SI


Basmati in Hindi significa “regina di fragranza”. Questo risotto è molto famoso per la sua forma, sottile e allungata, e oltretutto durante la cottura tende ad allungarsi ancora di più.

Viene coltivato da centinaia e centinaia di anni in India e in Pakistan, anche se da quando la cucina orientale ha preso piede anche nel resto del mondo, non solo nei ristoranti ma anche nelle famiglie, esistono altre coltivazioni, soprattutto negli Stati Uniti. Uno dei luoghi più famosi comunque per la coltivazione di riso basmati è sulle colline ai piedi dell’Himalaya. Il riso basmati risulta più leggero di quello tradizionale, sarà per la sua consistenza più sottile, comunque sembra non lasci quella sensazione di forte sazietà che di solito si avverte dopo aver mangaito un piatto, magari abbondante, di riso.

Può essere cucinato in mille modi e si usa molto spesso anche come accompagnamento per tantissimi piatti, soprattutto indiani, in questa ricetta di Biryani d’agnello di Cecilia, il riso basmati è proprio utilizzato come base su cui appoggiare la carne. La mia ricetta di oggi abbina questo riso dal sapore orientale a una verdura da noi utilizzata molto spesso, e che risulta molto più versatile di quanto a volte si possa immaginare.

Idee per Santo Stefano? A Massa Martana (PG) gli uomini preparano la Nociata

Mezzo chilogrammo di gherigli (la parte commestibile) di noci, 300 grammi di miele, alcuni rami di foglie di alloro. Sono questi i principali ingredienti alla base di una specialità tipica del perugino, ed in particolare del comune di Massa Martana: la Nociata.

Questo (l’unico) torrone umbro, ha una particolarità che lo rende ancor più caratteristico di quanto non si possa immaginare: viene preparato esclusivamente dagli uomini del paese il giorno di Santo Stefano. Già, perché non è semplice seguire i dettami della ricetta tradizionale: detto degli ingredienti, la Storia vuole che la Nociata venga preparata in quantità sufficiente a soddisfare i palati di tutta la comunità di Massa Martana; e allora come possono bastare i tre etti di miele di cui sopra? Impossibile.

Marmellata di cipolle

TEMPO: 60 minuti | COSTO: basso | DIFFICOLTA’: bassa

VEGETARIANA: SI | PICCANTE: NO | GLUTINE: NO | BAMBINI: SI


Ecco qui una marmellata di cui, fino a poco tempo fa, non conoscevo l’esistenza.

Mi sono infatti imbattuta in edicola, in uno di quei manuali che insegnano a preparare queste conserve “strane” come le ha definite un amico a cui le ho regalate e che le ha mangiate a quattro palmenti.
Marmellate che costano care ma che fatte in casa, a seconda degli ingredienti, costano poco ma danno molta soddisfazione.

Masala, trionfo di cumino, coriandolo, zenzero, curcuma & Co.

Si potrebbe affermare che i masala sono il marchio di fabbrica della cucina indiana. Se spesso sono le spezie a conferire ai piatti la loro unicità e la loro identità geografica, i masala (miscele di spezie) sono responsabili degli aromi e dei sapori della cucina indiana. Alla base di questi preparati ci sono spezie più o meno comuni quali il peperoncino, il cumino, il coriandolo, lo zenzero e la curcuma.

Tra queste la mia preferita è forse quest’ultima: ha un sapore delicato e se conservata nel modo sbagliato perde le sue qualità in breve tempo; in India viene utilizzata anche per conferire al volto delle donne un colore dorato in occasione di particolari cerimonie. Dalle parole dello splendido libro “La maga delle Spezie” di Chitra Banerjee Divakaruni:

” Il giorno della curcuma, invece, è la domenica, quando la luce gocciola burrosa nei barattoli di latta che se ne imbevono fino a splendere.” Mi avvicino a lei e sento subito l’odore della curcuma, anche se mi ci vuole un attimo prima che il cervello ne registri l’aroma sottile, lievemente amaro come quello della pelle e quasi altrettanto familiare. Tilo mi invita ad accarezzarne la superficie con la mano: “Lascia che la polvere gialla ti infarini il palmo e i polpastrelli: è polvere d’ala di farfalla.” Poi anche lei fa scivolare il palmo della mano sulla superficie serica della spezia e l’avvicina al volto, strofinandosi le gote, la fronte e il mento. “Per millenni prima dell’inizio della storia, le spose – e le fanciulle che aspiravano a maritarsi – hanno fatto lo stesso. È la spezia della bellezza, più soffice del raso. Se la tengo tra le mani, la curcuma mi parla, con una voce di crepuscolo che riecheggia l’inizio dei tempi. La curcuma, chiamata anche halud, giallo, il colore dell’alba e dello squillo delle conchiglie suonate sul far del giorno. La curcuma capace di conservare, di mantenere sano il cibo in una terra di calore soffocante e di fame. La curcuma, spezia della fortuna, spalmata sulla fronte dei neonati in segno di buon auspicio e strofinata lungo gli orli dei sari nuziali”


I masala della cucina indiana

Ingredienti per piccole quantità:

Dalla Puglia: ciceri e trii

I ceci occuparono un posto d’onore sulle tavole mediterranee fino all’arrivo dei fagioli dalle Americhe: il cece coltivato deriva da forme selvatiche del genere Cicer, originate probabilmente in Turchia. Questo legume è oggi terzo per produzione mondiale, dopo la soia e il fagiolo; la coltivazione avviene principalmente in India e Pakistan.

Trii è voce dialettale pugliese, derivata dall’arabo itryia, che indica qualsiasi tipo di pasta fresca: sono detti anche laganelli. La ricetta che presento oggi è apparentemente semplice ma presenta delle particolarità gastronomiche di tutto rispetto: i ceci infatti vengono cotti con cure particolari, così da renderli eccezionalmente teneri; il piatto nel suo insieme viene poi aromatizzato con ingredienti che gli impartiscono un aroma garbato ed inconfondibile.

Frittata di bottarga rinascimentale

Le uova di pesce non sono usate spesso nel ruolo di protagoniste culinarie, eppure esistono ricette assai ghiotte in cui possono essere adoperate: inoltre a loro favore giocano sia la facile reperibilità, sia il costo tutto sommato abbordabile, sia le credenze sui prodotti afrodisiaci. Così le uova di pesce, oltre ad essere degustate a crudo- pensiamo al caviale– semplicemente salate e stagionate oppure seccate, compresse e sottoposte ad una lieve affumicazione, come per le bottarghe, diventano anche l’ingrediente di piatti particolarmente raffinati.

Nel 1450 Maestro Martino da Como nel suo trattato gastronomico Libro de arte coquinaria spiega come “…fare el Caviaro d’ova di storione et etiamdio cocerlo…”. Il caviale è stato, fino al 1940, un alimento mediterraneo. Veniva infatti prodotto a partire dalle uova degli storioni che, ancora in quell’anno, erano tutt’altro che rari alla foce del Po. Gli storioni corsero un serio rischio di estinzione durante il secondo conflitto mondiale, poichè vennero decimati dalle bombe che avrebbero dovuto distruggere i ponti sul fiume: soltanto oggi stanno lentamente tornando a ripopolare quelle acque, anche se seriamente ostacolati dall’inquinamento.

Eccovi dunque la ricetta di Maestro Martino nella sua forma originale: una superba, opulenta, quattrocentesca frittata di bottarga!

Filetto allo Strogonoff: le vere origini di questa ricetta

Il filetto allo Strogonoff è un vero e proprio must della cucina russa e deve la sua invenzione ad un medico, Strogonoff appunto, alle dipendenze della zarina Maria di Russia. Strogonoff esercitava la sua professione tra i cacciatori di balene e si narra che durante una battuta di caccia ci fu un’intossicazione da aringhe polari per l’ intero seguito imperiale di San Pietroburgo. A quel punto Strogonoff somministrò all’ intero equipaggio una dieta molto rigida a base di riso e carne di mucca precedentemente fermentata nella panna e succo di cipolle. Da qui divenne di gran moda alla corte moscovita e al Caffè Puskin, sulle sponde della Neva. Ginger vi presenta il suo filetto allo Strogonoff augurandovi buon appetito.

Crostata di Carote, un’idea adatta per un picnic o un veloce piatto unico

Una ricettina semplice semplice per una serata, tra amici o da passare rilassatamente in casa. Non confondetevi, sembra complicata ma non lo è.
Tanti ingredienti per un piatto, che può benissimo esser considerato unico, nel senso che può, da solo, costituire un intero pasto. Per i più voraci è un ottimo secondo, e per gli amici vegetariani una nuova ricetta da provare!
Escludendo la sfumatina con il vino bianco può essere una pietanza ottima per una colazione al sacco, per una coppia che decide di passare una giornata all’aperto con i propri figli.

Razza al burro nero, una ricetta alternativa per un pesce alternativo

La razza è un pesce molto diffuso nei nostri mari, per questo è abbastanza frequente trovarla dal pescivendolo. E’ privo di spine così da essere utilizzato in diverse preparazioni a base di minestre, brodi, arrosto o fritta. Viene spesso proposta in pescheria ma non si sa mai come cucinarla. Oggi proponiamo una ricetta alternativa alla classica minestra all’ arzilla oppure ai filetti di razza fritti.
Razza al burro nero (ingredienti per quattro persone)
  • 800gr di polpa di razza
  • 100gr di burro
  • 1/2 bicchiere circa di aceto bianco
  • 1 cucchiaio di capperi sotto sale
  • 1 piccola cipolla tagliata a fettine sottili
  • 1 rametto di timo
  • 1 foglia di alloro
  • 1 ciuffo di prezzemolo
  • 1 limone (il succo)
  • sale
  • attrezzatura: una pesciera
  • un piatto da portata resistente al fuoco

Arrosto di maiale con le prugne

Del maiale, si diceva una volta, non si butta via niente. Ed è vero: dalle setole per fare spazzole al grasso per fare lo strutto tutto l’animale è utilizzabile. Così esistono centinaia di ricette, regionali, per preparare salami, coppe, salsicce, aromatizzate di volta in volta con i profumi del luogo: abbiamo salsicce e coppe all’aglio, al finocchio, al peperoncino, al pistacchio, preparate con carne cotta, marinata o cruda.

Si riscontrano differenze ancora più marcate se si prendono in considerazione le tradizioni gastronomiche di aree geografiche più lontane; in Oriente, ad esempio, l’aggiunta di soia, miele e ananas conferisce alla carne di maiale un sapore particolare che vale la pena di scoprire. In Occidente, nei paesi di tradizione gastronomica tedesca (come l’Alto Adige ed il Trentino in Italia), si usa cucinare il maiale con l’aggiunta di frutta. La ricetta che segue ne è un esempio:
Arrosto di maiale con le prugne (Ingredienti per 4 persone)
  • 600gr circa di lombo di maiale
  • 200gr di prugne secche
  • 2dl di sidro
  • 2 carote
  • 1 cipolla
  • 50gr di burro
  • 2 chiodi di garofano
  • 2dl di brodo (meglio se di carne)
  • timo
  • alloro, sale e pepe

Coniglio al cioccolato: tra leggenda e verità

In tazza, in tavolette, in barrette, ripieno; come base per la preparazione di dolci, soprattutto, ma anche ingrediente di piatti salati, il cioccolato unisce in un magico unicum profumi e gusti che sanno ad un tempo inebriare, addolcire e affascinare.

A sviluppare la coltivazione dell’albero del cacao furono, intorno all’anno Mille, i Toltechi, successori dei Maya. Di nuovo il mito vuole che ad insegnare al popolo tolteco le raffinatezze dell’utilizzo del cacao, sia stato il re-sacerdote Quetzalcoatl.

Venerato e amato per questo, Quetzacoatl era però odiato dall’invidioso e potente stregone Tezcatlipoca. Costui riuscì a far bere al re un filtro, che lo rese pazzo. In preda alla follia, Quetzacoatl fuggì in mare su di un’imbarcazione che altro non era che un groviglio di serpenti.

Una tisana per ogni rimedio: dallo sciamano alla…nonna!

Nelle culture primitive, quando ancora non esistevano i farmaci e i concentrati di medicinali chimici, i rimedi contro le più comuni patologie erano tutti naturali, basati su preparati a base di erbe, impacchi e infusi di vari tipi. Non solo, per curare i mali si ricorreva all’uso della magia e di particolari rituali propiziatori degli spiriti. Basti pensare allo stregone di molte tribù africane o alla figura dello sciamano, presente nelle popolazioni indiane. Si trattava di rituali specifici per ogni tipo di mediazione con le potenze sovrannaturali, dalla protezione per un viaggio alla guarigione da febbri e malattie, dal favore per la vittoria in guerra alle cerimonie di passaggio all’età adulta, tutto era inquadrato in particolari riti: sequenze di movimenti, uso di erbe dalle mille virtù, danze, invocazioni, formule magiche.

La cultura occidentale ha un corrispondente “sciamanico” nella figura della nonna e dei suoi rimedi naturali. Chi non ha mai applicato almeno una volta i rimedi alternativi proposti dalla saggezza dei nostri avi? Dal miele come lenitivo della tosse all’olio come decongestionante, alla menta come sbiancante e chi più ne ha, più ne metta.

Più di recente la medicina naturale ha fatto del curarsi con gli aromi e le erbe una vera e propria scienza. In commercio esistono vari preparati e tisane a base di erbe che propongono soluzioni e cura di numerosi disturbi: dall’insonnia alla depressione, dal metabolismo alla memoria, questi antichi rimedi sembrano fornire la chiave alla soluzione di tutti i malesseri. Vediamo quali sono le principali erbe e piante officinali impiegate dalla medicina alternativa e precisamente dall’omeopatia e i loro usi.

Filetti di tonno fresco, cipolla e peperoncino

Il tonno non è certo da considerarsi un pesce di serie b, malgrado venga spesso associato alla classica scatoletta, già pronta da aprire, da aggiungere all’insalata o per preparare un piatto di pasta semplice e veloce. Costituisce una ricca fonte di fosforo, sali minerali e proteine e viene perciò considerato un ottimo ricostituente ed energetico. Vive in banchi, laddove il mare è più azzurro, per questa caratteristica e per il colore azzurro argento, rientra nella categoria denominata pesce azzurro.Nel Mediterraneo se ne incontrano due varietà: il tonno rosso e il tonno bianco o alalunga, che vengono vendute in tranci e in filetti, mentre il tonnetto o bonito, di qualità meno pregiata, si trova in commercio intero.

La ricetta che vi propongo proviene dalla cucina calabrese, procuratevi dunque l’immancabile peperoncino piccante. Iniziamo procurandoci gli ingredienti (le dosi indicate sono per quattro persone).

Barbecue: Un rito all’insegna dell’allegria

Il barbecue è senza dubbio il metodo più antico per cucinare. Con la scoperta del fuoco gli uomini primitivi si rendono conto che mettendo il cibo sulla fiamma, aiutandosi probabilmente con dei rami, ottengono un pasto più gradevole e digeribile. Come per tutte le situazioni che riguardano l’uomo ci sono molti racconti curiosi sulla nascita della parola barbecue: Risalirebbe addirittura alla conquista del nuovo mondo, in cui alcuni coloni francesi, abbiano assaggiato della carne cotta su una griglia, “de la barbe à la queque” (dalla barba alla coda), per primi coniarono questo termine curioso. Oppure in tempo di esplorazioni c’è chi pensa risalga ad alcuni conquistadores spagnoli rimasti incuriositi da una griglia di legno, chiamata dagli indigeni caraibici “barbacoa”.

Qualunque sia l’origine vera di questo termine, ai giorni nostri fare una bella grigliata è un’occasione di festa per stare insieme, e agli uomini piace da morire darsi da fare con il fuoco mentrele donne chiacchierano tra loro. Potete stare in casa ed usare un camino (anche se non ve lo consigliamo per il fumo), in terrazzo o in un comodo giardino. Decisamente è una gustosa occasione di convivialità per incontrarsi. Abbiamo raccolto per voi le principali norme da tutte le “civiltà del barbecue”, dai sofisticatissimi americani dall’attrezzatura ipertecnologica, agli spartani braai sudafricani fino alle pioneristiche grigliate nell’outback australiano.