‘Les oeufs à la neige’ o meringhe soffici in crema inglese

‘Les oeufs à la neige’ o meringhe soffici in crema inglese

Per anni ho creduto che ‘Les oeufs à la neige’ (tradotto: ‘le uova alla neve‘) fossero una creazione di mia nonna, perchè non ho mai trovato questo dolce in nessun ristorante… non in Italia ma neppure in Francia nè in Belgio… poi, un giorno, verso la fine degli anni 90, in un ristorante tipico francese qui a Montreal, vidi sul menu, tra i desserts, L’ île flottante (l’ isola galleggiante)e chiedendo di cosa si trattasse, scoprii con sorpresa che si trattava del dolce di mia nonna, anche se fatto in modo leggermente diverso.

Lo chef del ristorante, diventato amico di famiglia, mi racconto’ che questo dessert aveva origini molto antiche in Francia e che era rimasto per generazioni nel dimenticatoio. Veniva sistematicamente ignorato dai ristoranti perchè considerato troppo semplice e troppo ‘povero’ per essere presentato ai loro clienti.

Fortunatamente, dopo il successo della ‘nouvelle cuisine’, c’è stato un ritorno alla tradizione e con questo un desiderio di riprendere vecchie ricette e rivederle con un pizzico di modernismo nella loro presentazione
E con questo ritorno, l’ Île flottante è tornata sui menu di grandi ristoranti francesi in tutto il mondo con piccoli cambiamenti che contraddistinguono i grandi Chefs tra di loro, ma mantenendo intatta l’anima della tradizione francese.

Il suo successo era garantito dal desiderio tutto moderno di avere dei desserts leggeri e saporiti, più proteici che calorici… sicuramente l’ondata della dieta Montignac ha contribuito al ritorno di questo ed altri tipici desserts originali come la Mousse al cioccolato nero.
La ricetta che vi offro oggi è quella originale di mia nonna e perdonatemi se sono approssimativa nelle quantità, in realtà non ho mai visto mia nonna misurare o pesare nulla e mi fido dunque unicamente della mia memoria per riprodurre i suoi capolavori.

Frittata al Tonno, un idea semplice per un pranzo all’aria aperta

Inizia il periodo del sole, la voglia di trascorrere all’aperto le belle giornate è sempre più forte! Possiamo approfittare del poco tempo che abbiamo a disposizione per la pausa pranzo per fare un veloce pic-nic sul prato o un pranzetto al sacco in riva al mare, dolcemente riscaldati dai raggi del sole.

I manicaretti che si possono preparare per passare qualche ora di relax all’aria aperta sono molti, dalle comode insalate da poter trasportare nei pratici contenitori ermetici, ai più sostanziosi panini o sandwich da farcire in mille modi diversi.

Una pietanza da poter comodamente mangiare fuori casa, che in sostanza non è affatto una novità, molto pratica e gustosa è la tradizionale frittata. Tra due fette di pane o tagliata in piccole porzioni da prendere con le dita, la frittata resta sempre un classico intramontabile.

Come cucinare l’uovo alla coque

Come cucinare l’uovo alla coque

Noi di Ginger abbiamo più volte sottolineato come le preparazioni apparentemente più semplici siano talvolta complicate nella realizzazione, basti pensare ad un uovo al tegamino. Niente di più facile no? Invece è necessario seguire una serie di indicazioni altrimenti otterrete un uovo strapazzato o un rosso rotto o un bianco bruciacchiato. Altrettanto precisa deve essere la preparazione di un uovo alla coque, i cui tempi di cottura vanno rispettati precisamente altrimenti avrete un uovo sodo o non del tutto cotto.

Quando parliamo di uova intendiamo generalmente quelle di gallina, ma ne esitono anche altre in commercio, altrettanto adatte alle vostre ricette. Le uova di quaglia per esempio, più piccole di quelle di gallina, posso essere cotte anche alla coque o al tegamino, anche se il loro impiego migliore è quello di servirle sode come antipasto o in un’insalata. Anche le uova di anatra possono essere cotte alla coque e sono rinomate per essere particolarmente saporite.

La cottura alla coque è la soluzione più breve per mangiare un uovo quanto a tempi di cottura che possono variare dai due minuti e mezzo ai 3 minuti e mezzo, a seconda di come preferite l’albume. Per prepararlo in modo perfetto basta seguire alcune indicazioni.

Le virtù della cipolla

La cipolla è originaria dell’Asia dove era molto apprezzata dagli Egiziani che la raffigurarono persino nelle loro tombe, e fu introdotta in Europa dai Greci.Trattasi di una pianta biennale che il primo anno immagazzina nel bulbo le sostanze nutritive per utilizzarle poi, l’anno successivo, per lo sviluppo dell’asse fiorale. Esistono diverse varietà di cipolle: alcune si raccolgono in primavera ed altre nel periodo autunno-invernale; possono variare per la forma, per il colore (giallo-paglierino, rosso e bianco), per la dimensione del bulbo e per il sapore. Per conservarle è consigliabile tenerle in un ambiente fresco ed al buio (non in frigorifero).

Le cipolle non sono soltanto un condimento, si prestano anche ad ottime preparazioni che sono dei veri e propri piatti molto saporiti. Se volete rendere le cipolle meno acri e più digeribili, immergetele già affettate nell’acqua o aggiungendo un po’ di zucchero durante la cottura. Consumate cotte, infatti, le cipolle conservano in gran parte alcune delle loro proprietà; sono però controindicate, specialmente se crude, per chi soffre di iperacidità e di ulcera gastrica.

La cipolla possiede molte virtù benefiche: l’azione antibiotica del suo succo, applicato esternamente, è stata dimostrata su vari batteri cause di infezioni della pelle; è espettorante, dato che lo sciroppo di cipolla con un po’ di miele è un rimedio ideale per le affezioni respiratorie, mentre il brodo di cipolla decongestiona la faringe ed è molto utile in caso di tonsillite. Ha anche valore d’ipotensore, diuretico, depurativo: si consiglia a chi soffre di trombosi perché fluidifica il sangue e ne facilita la circolazione. E’ vermifuga ed ipoglicemizzante: abbassa cioè il livello di glucosio nel sangue permettendo di ridurre le dosi di insulina o di farmaci specifici.

Prepariamo la fonduta mongola

La fonduta mongola è la preparazione conviviale per eccellenza della cucina cinese: la famiglia e gli ospiti si riuniscono attorno alla pentola di ottone, munita di un braciere e con le bacchette immergono i cibi crudi nell’acqua calda, ritirandoli velocemente per poi intingerli nelle salse d’accompagnamento: più ricco è l’assortimento dei cibi da cuocere, più gustosa sarà la zuppa che a fine pasto verrà versata dalla pentola nella ciotola di ogni commensale.

Questo piatto, introdotto a Pechino nel 1600, pare abbia avuto origine dall’abitudine di alcuni popoli nomadi della Mongolia di riunirsi a fine giornata attorno al fuoco del loro accampamento: messa a scaldare l’acqua per la cena negli elmi di metallo rovesciati, vi intingevano i cibi crudi ottenendo così una cottura rapida ed efficace ed alla fine sorbivano la zuppa ristoratrice.

Questa versione della fonduta mongola contempla il carrè d’agnello: fate attenzione a richiedere in macelleria un carrè che abbia un filetto del diametro di almeno 4-5 centimetri; non vanno bene gli agnelli da arrostire interi come quelli, ad esempio, di provenienza sarda. In alternativa possono essere utilizzati tutti i tipi di carne per la cottura nel brodo.

Proviamo i Karpfelach, ravioli israeliani

Le paste ripiene, arrivate in tempi remoti dal lontano Oriente- sono i Tartari, infatti, a rivendicarne la paternità- pur tanto diffuse nelle aree continentali, non sono ancora riuscite a divenire parte integrante della cultura alimentare delle fasce costiere del Mediterraneo: l’unica eccezione sono i ravioli diffusi nelle aree ad influenza araba ed in Israele, ed è proprio una ricetta ebraica, più vicina forse ai gusti occidentali, quella che vi proporrò.

Alla base della ricetta troviamo dunque i ravioli, che secondo fonti attendibili ma non risolutive paiono esser stati inventati a Gavi Ligure nel medioevo (quando faceva parte della Repubblica Genovese) da una famiglia Raviolo, cognome che sopravvive anche ai giorni nostri: infatti a Gavi esiste tutt’oggi una “Confraternita del Raviolo e del Gavi” con tanto di divisa che ha lo scopo di propagandare la ricetta originale del raviolo.

Effettivamente i ravioli erano già adoperati nell’alto medioevo, e se è difficile stabilire storicamente una data di nascita precisa, certo è che già in Giovanni Boccaccio troviamo traccia del loro uso: “…niuna altra cosa facevano che far maccheroni e raviuoli e cuocergli…”. Vediamo ora come praparare questi robusti ravioli con ripieno di carne manzo e spinaci, ovverosia Karpfelach!

Frittata di bottarga rinascimentale

Le uova di pesce non sono usate spesso nel ruolo di protagoniste culinarie, eppure esistono ricette assai ghiotte in cui possono essere adoperate: inoltre a loro favore giocano sia la facile reperibilità, sia il costo tutto sommato abbordabile, sia le credenze sui prodotti afrodisiaci. Così le uova di pesce, oltre ad essere degustate a crudo- pensiamo al caviale– semplicemente salate e stagionate oppure seccate, compresse e sottoposte ad una lieve affumicazione, come per le bottarghe, diventano anche l’ingrediente di piatti particolarmente raffinati.

Nel 1450 Maestro Martino da Como nel suo trattato gastronomico Libro de arte coquinaria spiega come “…fare el Caviaro d’ova di storione et etiamdio cocerlo…”. Il caviale è stato, fino al 1940, un alimento mediterraneo. Veniva infatti prodotto a partire dalle uova degli storioni che, ancora in quell’anno, erano tutt’altro che rari alla foce del Po. Gli storioni corsero un serio rischio di estinzione durante il secondo conflitto mondiale, poichè vennero decimati dalle bombe che avrebbero dovuto distruggere i ponti sul fiume: soltanto oggi stanno lentamente tornando a ripopolare quelle acque, anche se seriamente ostacolati dall’inquinamento.

Eccovi dunque la ricetta di Maestro Martino nella sua forma originale: una superba, opulenta, quattrocentesca frittata di bottarga!

Maarka bel-Lubia, dalla cucina marocchina

Visto l’interesse della cucina mediterranea per i legumi, non v’è da meravigliarsi dell’accoglienza entusiastica che venne riservata ai fagioli arrivati in Europa dopo la scoperta dell’America. I nuovi legumi vennero non solo accolti ma totalmente inseriti nel grande ricettario della cucina mediterranea.

A volte sostituiscono altri legumi- specialmente le fave– in ricette già esistenti, altre volte invece divennero l’ingrediente base di piatti totalmente nuovi. Ma le sostituzioni furono spesso così ben eseguite da cancellare completamente il ricordo delle versioni precedenti, tanto che molte volte è difficile riuscire a capire se si sia di fronte ad una nuova ricetta o al rifacimento di una preesistente.

Uno dei casi in cui i fagioli hanno sostituito le lenticchie è quello di un aromaticissimo stufato di fagioli arricchito, anche cromaticamente, dall’aggiunta di uova il cui colore splendente fa a gara con lo zafferano per dare al piatto una sorprendente luminosità solare, tutta mediterranea. La versione riportata di questa zuppa di fagioli allo zafferano ed al comino è quella marocchina, ma la ricetta è diffusa, sia pur con qualche variante, nelle aree sud-orientali del bacino del mediterraneo.

“Rompi le uova e crea”. Semplici idee per le uova di Pasqua avanzate


Una volta rotte le uova di cioccolato, scartata la sorpresa e mangiata cioccolata a sufficienza non so a voi ma a me rimane sempre il problema di cosa fare dei tanti rimasugli di uova. Certo se siete degli amanti della cioccolata sono sicura che i resti delle uova di Pasqua termineranno in maniera veloce ma se invece siete alla ricerca di come riciclare le uova rotte seguite queste semplici idee e non rimarrete delusi:

Uova all’arancia – Idea veloce per le uova di pasqua avanzate

  • 2 uova di cioccolato di circa 100gr ciascuna
  • 200gr di ricotta cremosa
  • 250gr di colomba
  • 100 g di panna fresca
  • 2 cucchiai di zucchero a velo vanigliato
  • 1/2 cucchiaio di zucchero
  • 1 arancia non trattata i bicchierino di liquore all’arancia
  • 30gr di scorza d’arancia candita a cubetti
  • 50gr di cioccolato fondente
  • 70gr di caramello liquido

Versione light del Tiramisù, per concedersi il dolce anche durante la dieta

Ah, il Tiramisù, dolce e amaro allo stesso tempo, cremoso, soffice e semplicemente delizioso. Per chi come me è un grande amante del caffè, penso sia uno dei dessert più apprezzati per concludere dolcemente una cena.

Ma quanti giorni di dieta buttiamo al vento per mangiare una porzione di tiramisù, i dolci, si sa, vanno poco d’accordo con la linea. Ma perché doversi privare dei piaceri della gola? L’unica cosa che risolleva anche chi è dell’umore più nero.

Ma come dice Oscar Wilde: L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi. Quindi liberiamoci da ogni rimorso è lasciamoci trascinare nel vortice dei peccati di gola.

Lasagne al pesto: una variante gustosa del classico piatto emiliano

Le lasagne al pesto costituiscono un’alternativa davvero gustosa ed originale alle classiche e sempre appetibili lasagne col ripieno di carne. La lasagna è propriamente una pasta all’uovo tagliata in grossi quadrati, o rettangoli, usati soprattutto per pasticci al forno. E’ un prodotto tipico di Marche ed Emilia Romagna, ma di tutto il centro Italia in generale, dove il piatto più conosciuto che ci si prepara sono le lasagne al forno.
La guida del 2003 del Touring Club Italia, “L’Italia della pasta”, ci informa che se nel nord Italia il termine può indicare anche strisce lunghe e larghe (circa 2 cm) di pasta all’uovo, da consumare quasi sempre asciutte, e più raramente nei minestroni, nel sud Italia il termine lasagne o sagne viene usato alternativamente a lagane per indicare strisce lunghe e larghe ricavate da un impasto di semola di grano duro e acqua. In Puglia e Basilicata si usano le sagne ‘ncannulate cioè attorcigliate girandole intorno ad un supporto cilindrico in forna elicoidale. Nella cucina campana e nella cucina siciliana la besciamella viene spesso sostituita con ricotta fresca e i condimenti vengono appesantiti con l’introduzione di uova sode, polpettine di carne fritte, formaggi semiduri ed ortaggi.

Nonna Papera, Ciccio e … la crostata di fragole e banane

La crostata, un dolce molto semplice, nonostante la lunghezza della ricetta, buono e tradizionale, che ricorda il mondo contadino, a me, quando parlo di crostata viene sempre da pensare a Nonna Papera (Granma Duck per gli americani) che nella cucina della sua fattoria prepara le crostate per l’insaziabile Ciccio (Gus Goose, Ciccio di Nonna Papera per i lettori italiani di Topolino).

La crostata di frutta fa tutti contenti, nonne, mamme e figli. Genuina ed energetica si può mangiare a tutte le ore del giorno , di mattina per colazione, a mezzogiorno dopo pranzo insieme al caffè, di pomeriggio per merenda e la sera a fine cena.

Per voi la ricetta della versione con fragole e banane, con tutti i passaggi per fare in casa anche la pasta frolla.

Pagliaccio di frittata e verdura: a tavola con allegria

Se per far mangiare un piatto di verdure ai vostri figli o peggio al vostro maritino siete costrette ad ingaggiare una vera e propria battaglia, non disperare. Con alcuni accorgimenti, potete convincere i piccoli di casa a non fare troppi capricci a tavola. «Quando cucini, fatti aiutare dal tuo bambino», suggerisce la dottoressa Waldthaler. «L’ idea di aver contribuito alla preparazione lo invoglierà a mangiare. Inoltre, alterna pietanze di consistenza diversa (croccanti, soffici…) e cerca di insaporire i piatti per renderli più sfiziosi». Infine, provate a trasformare il pasto in un momento di gioco, portando in tavola piatti colorati e presentati in maniera divertente. A questo riguardo provate con il
Pagliaccio di frittata e verdure (ingredienti per quattro persone)

Antipasto pasquale: uova con fantasia

Si avvicina la Pasqua e siamo un po’ tutti alla ricerca di facili ricette da realizzare, che sappiano coniugare gusto, tradizione ma anche leggerezza. Sembra ieri che abbiamo concluso con i lauti pranzi e cenoni del periodo natalizio che già la nostra mente è alle prese con la preparazione del pranzo e dei dolci di Pasqua. Nei prossimi giorni non mancheranno ricette per l’ occasione, dolci e salate e, se avrete la voglia di seguirci, non rimarrete delusi. Oggi la redazione di Ginger&Tomato vi consiglia un antipasto davvero saporito e facile da realizzare
Uova fantasia (ingredienti per 8/10 persone)
  • 12 uova
  • 250gr di tonno
  • 150gr di piselli freschi
  • 1 bicchiere di aceto
  • 1 cucchiaio di succo d’arancia
  • 1 cucchiaio di succo di limone
  • 3 gherigli di noce
  • 250gr di caprino cremoso
  • 40gr di prosciutto crudo
  • 1 cucchiaio di pecorino sardo grattugiato
  • 12 punte di asparagi
  • erba cipollina
  • 2 rametti di maggiorana
  • 1 pezzetto di cipollotto
  • 1 noce di burro
  • olio extravergine di oliva
  • sale e pepe