Cioccolato: Willy Wonka, Marie Antoinette e Violante Placido. Dolce filo conduttore…cinematografico

scenografia della fabbrica di cioccolato

Il cioccolato è uno di quei pochi alimenti che piacciono a tutti o quanto meno è molto raro trovare una persona che può affermare di odiare la cioccolata…. certo si può odiare perchè l’abuso di essa ci fa ingrassare ma chiunque di fronte al suo cioccolatino preferito cadrebbe in tentazione.

Se invece si vuole fare indigestione di cioccolata senza subirne le conseguenze sul proprio fisico ci si può sempre buttare su una maratona cinematografica ispirata ad essa che comprende i seguenti film:

  • La fabbrica di cioccolato: film del ’71 che parla di un bambino povero, Charly che trova un biglietto d’oro in una tavoletta di cioccolata per entrare nella favolosa fabbrica di Willy Wonka un pasticciere visionario che ha indetto questo concorso per trovare un erede per i suoi segreti oltre che per la fabbrica. Il recente remake del film è stato diretto dal genio Tim Burton quindi se ancora non l’avete visto vi consiglio di farlo.
  • Chocolat: é un film del 2000 ambientato alla fine della seconda guerra mondiale in un paesino francese in cui si stabilisce Vianne con sua figlia che durante il periodo di quaresima aprirà una cioccolateria; ciò porterà gli abitanti del posto a vederla come una peccatrice e tentatrice ma col tempo riuscirà a sciogliere il cuore della gente anche grazie alla bontà della sua cioccolata con la quale convincerà anche il gitano interpretato da Johnny Depp a stabilirsi definitivamente in quel luogo insieme a lei.

Il liquore al cioccolato fatto in casa: alcool puro, zucchero e cacao amaro

Sfatiamo un mito: il liquore fai-da-te non è una meta irraggiungibile, da chef provetti. Ecco una ricetta facile, veloce ed economica per deliziare i vostri amici con una bevanda alcolica a base di cioccolato, nella migliore tradizione mitteleuropea. In commercio ne esistono a decine: Il mitico Mozart austriaco, il Godiva belga, il Sabra israeliano, il francese Godet, il liquore al cioccolato di Modica italiano Un consiglio? Non rivelatene il livello di difficoltà – davvero per principianti – e passerete per esperti del settore, parlo per esperienza!
Ma iniziamo procurandoci gli ingredienti (le dosi sono per 1 litro di liquore):
  • 75 grammi di cacao amaro (scegliete pure la marca preferita)
  • 250 grammi di zucchero
  • 1 litro di latte
  • 150 grammi di alcool puro (reperibile in qualsiasi supermercato nel reparto liquori)

Cheesecake americano al formaggio Philadelphia

 

Il cheesecake, o torta al formaggio, pare nasca nell’antica Grecia come alimento che dava energia agli atleti. Oggi è conosciuto in tutto il mondo e ogni paese ha una variazione sul tema.

 

Nel nostro paese si è portati ad usare la ricotta, mentre in Germania il Quark, un formaggio morbido, bianco e fresco dalle origini curde. In Brasile lo arricchiscono con la marmellata di guavache che loro chiamano goyabada, in Giappone invece è talmente diffuso che, oltre a trovarlo in moltissimi caffè o pasticcerie, lo vendono persino tramite i distributori automatici!

 

Ma il record per il maggior numero di varianti del cheesecake lo detengono gli Stati Uniti: New York, Chicago, Filadelfia sono solo alcune delle città americane che hanno dato i natali ad un tipo di cheesecake.
Il cheesecake americano a base di cream cheese (crema di formaggio), nasce nel 1872 come variazione di quello a base del formaggio francese Neufchatel, fatto col latte vaccino ed originario dell’alta Normandia. Le sue varietà sono a dir poco infinite, a partire dal cheesecake classico con formaggio, panna e uova, passando da quello ai frutti di bosco per arrivare persino alla ricetta a base di tofu per i vegani. Personalmente credo che il “vero” cheesecake sia a base di philadelphia, per me questa versione rimane il must!

Sacher Torte originale. Da Vienna la tradizione autentica delle konditorei ottocentesche

La torta sacher, la più classica e conosciuta torta al cioccolato, orgoglio delle konditorei (pasticcerie) dell’impero Austro-Ungarico, nasce con tutte le probabilità nel 1832 dalla fantasia di un apprendista chef incaricato di sostituire il suo maestro. E’ una torta amatissima nel nostro paese, ne esistono tantissime versioni (provate anche questa di una giovane amica pasticcera). Il giovane chef si chiamava Franz Sacher aveva solo 16 anni e lavorava come pasticciere alla corte del principe Matternich, a Vienna.

La ricetta oggi è golosamente custodita dall’Hotel Sacher, che ne produce artigianalmente 270.000 ogni anno. La sacher torte è protetta da marchio di fabbrica ed in nessun altra parte del mondo sono state concesse le licenze per produrla, anche se le sue imitazioni sono innumerevoli. La ricetta originale non prevede l’utilizzo di conservanti, ma solo prodotti naturali.

La torta sacher è composta da due strati di “pasta di cioccolato”, una specie di pan di spagna al cioccolato, ma più umido. Tra i due strati viene spalmata la marmellata di albicocche ed il tutto è ricoperto da una glassa al cioccolato, capace di far venire l’acquolina in bocca anche alla persona più restia.

A Vienna la sacher vi verrà servita accompagnata da panna montatae una tazza di tè. Per chi non potesse raggiungere la capitale austriaca ecco una delle tante ricette “tarocche” della sacher torte.(E’ anche possibile però ordinarla facendone richiesta al sito dell’hotel Sacher di Vienna)

Africa: scopriamo la cucina kenyota

Il Kenya è un paese che rimane nel cuore: chiunque abbia avuto la fortuna di visitarlo non può che essersene innamorato. I grandi occhi dei bambini kenyoti, le bianche spiagge e le palme, la savana con i suoi colori e i suoi animali. In questi giorni, in cui si susseguono così spesso notizie di disordini provenire dal paese africano, chi vi è rimasto legato prova senza dubbio un po’ di amarezza.

Un modo per risvegliare i bei ricordi di un viaggio potrebbe essere senza dubbio quello di ricrearne i sapori e gli odori, organizzando una cena a tema.
Quando ho visitato il Kenya ho potuto sperimentare la cucina della costa, a base di pesce fresco, e quella dell’interno, con le sue zuppe di verdura e la carne grigliata. Le ricette risentono della tradizione inglese, come di quella asiatica ed il risultato che ne esce è una miscela di spezie forti e frutta dolce, come ad esempio la crema di cocco, servita nei gusci e spolverata abbondantemente di cannella. Un tipo di pane molto diffuso è il chapati, frutto dell’influenza indopakistana e prodotto con farina di grano ed aromatizzato anch’esso al cocco.

Sulla costa il pesce è ottimo e basta uscire un po’ dai binari del viaggio organizzato per godere di pranzi deliziosi in scenari magnifici. Sulla spiaggia i turisti sono spesso avvicinati da ragazzi del posto che offrono di tutto, vendono oggetti e propongono escursioni. Ebbi modo di fare amicizia con Joseph, originario di Watamu, che mi propose un pranzo. Portò me e il mio ragazzo su una spiaggia bellissima tutta per noi, in una piccola baia, nessuno all’orizzonte. Ci disse di rillassarci mentre lui si occupava del pranzo. Poco dopo vidi spuntare dall’acqua due ragazzini con un retino pieno di aragoste che si dibattevano, di pesci che sembravano orate e polpi enormi. Il pesce venne pulito e gettato sulla brace. Con il polpo venne poi cucinato un ottimo risotto. Il tutto sotto un gazebo, all’ombra di una palma: uno dei pranzi più indimenticabili della mia vita!

Budinone di riso, antico sapore senese

Il budino di riso è un dolce tipico toscano dal gusto delicato che insieme ai ricciarelli, i cavallucci ed il castagnaccio si perde nella memoria popolare della città medievale dal palio più noto in Italia: Siena. Si tratta di un piatto semplice e buono, come molte tradizioni di questa regione.

Oggi come ieri, questa pietanza si presta bene come allegra merenda per i bambini visto il suo contenuto non molto ricco di calorie, o come dessert da gustare accompagnato con un buon vino liquoroso. La preparazione non è complessa, ma richiede comunque una certa attenzione soprattutto nella delicata fase della cottura.

Le frittelle di Tondone di Pellegrino Artusi

Pellegrino Artusi, padre delle pubblicazioni sulla cucina italiana, ebbe non poche difficoltà per veder stampato il suo libro ‘La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene’. L’avreste mai creduto?
In un’epoca in cui è tutto un germogliare e rivaleggiare di libri libretti e librettini che parlano di cibo (con quale competenza non sempre sappiamo) è piuttosto difficile immaginarlo.

Eppure lo dice proprio lui, nella ‘Storia di un libro che assomiglia alla storia di Cenerentola’ prefazione dell’opera, alla sua 18a edizione (e parliamo del 1914!). ‘Questo è un libro che avrà poco esito’ aveva sentenziato, con gran dispiacere dell’autore, un noto editore. Stampato infine a spese dell’autore, fu addirittura schernito, come capitò a Forlimpopoli, paese natale dell’Artusi, nel corso di una ‘gran fiera di beneficenza’.

E invece il libro ottenne un successo grandissimo nel corso dei decenni fino a oggi.
Vedi giudizio uman come spesso erra commenta l’Autore.

Un libro che dà della cucina del tempo un quadro preciso e che riletto, pur nella sua prosa solenne, non perde di attualità, ma magari fa sorridere e sognare. Sognare un’epoca in cui, in barba al colesterolo e ai molti consigli di sobrietà elargiti spesso dal nostro Autore, i FRITTI, proprio loro, sempre vilipesi e additati al pubblico ludibrio quali responsabili di infinite nequizie ( a cominciare…dai brufoletti!), godevano di grande popolarità. Ne ho contati più di sessanta!

Abbiamo, per esempio: crocchette, crocchette d’animelle, crocchette di riso semplici, crocchette di riso composto…testicciuola d’agnello fritta (che ve ne pare?), frittelle di tondone (?), crescioni, granelli fritti, donzelline, pallottole di semolino…e nel mio libro mancano alcune pagine!!!

Il cioccolato in Italia: da Modica a Torino breve storia della diffusione del cioccolato nello stivale

Da Modica a Torino, il gusto degli Italiani è unito dal cioccolato. Il cuore di tutto è racchiuso nel chicco di cacao, frutto originario del Messico, che nei secoli ha raggiunto le sponde di tutto il mondo. La leggenda Azteca narra che la nascita della pianta del cacao sia legata alla morte di una principessa che sacrificò la propria vita per non svelare ai nemici il nascondiglio del tesoro lasciatole dal suo sposo partito per la guerra. Dal sangue della giovane innamorata ebbe vita una pianta il cui frutto custodiva i semi di cacao: amari come la sofferenza, forti come la virtù e rossi come il sangue.

I primi chicchi di cacao furono importati dai dominatori Spagnoli intorno al 1519, ed è proprio durante la loro dominazione in Sicilia, che il cacao fu introdotto in Italia e precisamente nella “Contea di Modica”, la Contea più grande del Regno di Sicilia, dove si avviò la lavorazione artigianale del cioccolato che si è conservata fino ai nostri giorni.

La cioccolata divenne una tra le bevande più alla moda nelle “botteghe del caffè” della Venezia del settecento. Da allora la creatività dei maestri cioccolatieri di tutta l’Italia si è sbizzarrita. Così nel XVIII secolo, a Torino, prese forma il primo cioccolatino, inventato da Doret. Sempre a Torino nel 1852 nacque il celebre Gianduiotto, cioccolatino fatto con cacao e nocciole tritate e tostate.

Impariamo a fare i muffins

La panetteria ha un ruolo decisivo per la riuscità di una buona colazione o di un brunch, se solo parlassimo del profumo del pane fresco appena sfornato, ci potremmo render conto dell’atmosfera piacevole che subito si crea in casa.

Quindi, una giusta scelta di pani, sarà un elemento decisivo per accompagnare le pietanze in tavola: pane integrale, di grano duro, pane giallo, biscotti salati, pancakes e ovviamente i muffins. Questi non è altro che un panino dolce di notevole praticità, si impasta in breve tempo, cuoce rapidamente anche perchè si usa il lievito per dolci anzichè quello del pane, eliminando così delle lunghe attese di lievitazione.

Brunch di Domenica: iniziate la giornata con stile

Quando si arriva alla fine della settimana dopo giorni di intenso lavoro le ultime cose che si vogliono sentire sono frasi che assomigliano a qualcosa del tipo: “…organizziamoci!” o peggio “…diamoci un appuntamento presto”.

Alzarsi piano al mattino nel silenzio totale, all’ora che si preferisce (quindi preferibilmente tardi) è così raro da rappresentare un vero e proprio lusso, ormai. Ma svegliarsi sognando gli uccellini cinguettanti di Walt Disney è una sensazione che ogni tanto dovreste concedervi, quando siete troppo presi dal tram tram quotidiano.

L’albero natalizio decorato con sapore

Lasciate da parte le solite palle o stelle di plastica e divertitevi, magari insieme ai vostri bambini, a creare con semplicità e fantasia un addobbo per arricchire in maniera genuina il vostro albero di Natale. Questo metodo appartiene per tradizione ai paesi del nord Europa ed ha origini che si perdono nella notte dei tempi. Una volta le popolazioni di questa regione erano influenzate dal mutare delle stagioni, a cui davano un significato simbolico specifico: Lo scontro tra il giorno e la notte, la lotta trà il Sole, simbolo di prosperità e il Buio, simbolo delle tenebre.

Sufganiot: Le ciambelle di Hanukkah

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Dicembre è il mese delle feste, delle luci, del calore familiare ma soprattutto è il mese dei bambini. In paesi come l’Inghilterra e forse ancor di più negli Stati Uniti, in questo periodo è buona abitudine salutare e scambiarsi gli auguri usando la formula “Buone Feste” – Happy Holidays – piuttosto che “Buon Natale” – Merry Christmas -. Per chi non è cattolico essere salutato con questa frase è piacevole, perché dimostra un evidente segno di civiltà nel rispetto per le diverse tradizioni di un vicino. Oltre alla festa del Natale in questo mese si celebra anche un’importante festività ebraica chiamata Hanukkah (o Chanukkà, la festa delle luci).

Come nella tradizione del Natale si usa fare l’albero, anche nella festa ebraica il rito è legato alla luce, (pure  avendo origine da storie diverse)  e si usa accendere delle candele, una per ogni serata della ricorrenza, per un totale di otto giorni.

I protagonisti assoluti di queste due feste religiose restano comunque i bambini, ai quali vanno fatti rigorosamente dei “meritati” regali. E come in tutte le feste che si rispettano non può mancare un menu acreato per l’occasione. Nella tradizione ebraica le Sufganiot (ciambelle fritte) sono dei dolci caratteristici della festa di Hanukkah. Eccovi la ricetta, facile e deliziosa.

La Cassata Siciliana, matrimonio in bianco tra ricotta e frutta candita

E’ il dolce per eccellenza, una prelibatezza che non conosce vie di mezzo: o la si odia o la si ama appassionatamente. E’ sicuramente impegnativa, sia per la preparazione che per il consumo, vista la ricchezza degli ingredienti e l’elevatissimo apporto calorico.

Si può dire che certamente la cassata è il dolce che più di tutti racchiude in sé il patrimonio gastronomico apportato da dominazioni e da culture diverse da quella italiana. La ricetta della cassata è stata tramandata attraverso i secoli raccogliendo via via nuovi ingredienti, applicazioni di nuovi metodi, usi e esperienze diverse; qualunque civiltà sia passata in Sicilia ha lasciato tracce di sè in questo dolce meraviglioso e opulento.

L’origine del nome è dato dall’arabo “quas’at”, cioè “ciotola”, il recipiente rotondo nel quale veniva cotta la Cassata, ma potrebbe anche derivare dal latino “caseum”, formaggio, di cui è composto il ripieno.

Il primo a cimentarsi in questa preparazione è stato, a Palermo nell’anno 1000, nel periodo della dominazione araba, il cuoco dell’Emiro della Kalsa. La cucina saracena usava ingredienti fino ad allora sconosciuti nel territorio siciliano: la canna da zucchero, il limone, l’arancia amara, il mandarino; fu facile unirli alla ricotta, che veniva prodotta in Sicilia già dai tempi della Preistoria, assieme alle spezie e agli aromi, sempre portati dagli Arabi. In principio fu solo un involucro cotto al forno di pasta frolla ripiena di ricotta, zucchero, agrumi e aromi , e questa versione essenziale esiste ancora e si chiama , appunto, Cassata al forno. Dopo gli Arabi arrivarono i Normanni, e fecero conoscere la lavorazione della Pasta reale, o pasta di mandorle, e allora questa pasta sostituì, arricchita di altri aromi e coloranti naturali, l’involucro di pasta frolla usato fino ad allora, e la Cassata divenne definitivamente una preparazione a freddo.

Sahleb : Crema dolce orientale

Niente paura: il Sahleb non è altro che il miglio decorticato. Questo cereale qualche secolo fa era molto usato soprattutto nel nord Italia, un piatto tipico era la polenta di miglio. Poi con l’arrivo del mais dalle americhe sparì quasi completamente dalle nostre tavole. Fortunatamente si coltiva ancora in Oriente (India, Cina) ed in Nord Africa soprattutto in Egitto e Libia.

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Io sono molto caro a questo cereale perche ricorda la mia infanzia. Mia madre quando faceva particolarmente freddo usava preararmi il Sahleb in alternativa alla cioccolata calda.
Mi raccomando, però, nel caso abbiate voglia di provare questa ricetta chiedetelo “decorticato”, perchè andando a comprare il miglio senza ulteriori indicazioni, otterrete del mangime per canarini.