Frittata di bottarga rinascimentale

Le uova di pesce non sono usate spesso nel ruolo di protagoniste culinarie, eppure esistono ricette assai ghiotte in cui possono essere adoperate: inoltre a loro favore giocano sia la facile reperibilità, sia il costo tutto sommato abbordabile, sia le credenze sui prodotti afrodisiaci. Così le uova di pesce, oltre ad essere degustate a crudo- pensiamo al caviale– semplicemente salate e stagionate oppure seccate, compresse e sottoposte ad una lieve affumicazione, come per le bottarghe, diventano anche l’ingrediente di piatti particolarmente raffinati.

Nel 1450 Maestro Martino da Como nel suo trattato gastronomico Libro de arte coquinaria spiega come “…fare el Caviaro d’ova di storione et etiamdio cocerlo…”. Il caviale è stato, fino al 1940, un alimento mediterraneo. Veniva infatti prodotto a partire dalle uova degli storioni che, ancora in quell’anno, erano tutt’altro che rari alla foce del Po. Gli storioni corsero un serio rischio di estinzione durante il secondo conflitto mondiale, poichè vennero decimati dalle bombe che avrebbero dovuto distruggere i ponti sul fiume: soltanto oggi stanno lentamente tornando a ripopolare quelle acque, anche se seriamente ostacolati dall’inquinamento.

Eccovi dunque la ricetta di Maestro Martino nella sua forma originale: una superba, opulenta, quattrocentesca frittata di bottarga!

Come si fanno i marshmallows/2

Vi ricordate quei morbidosi di zucchero colorato tanto amati dai bambini e pure dai grandi? I marshmallows sono molto carini a vedersi, così colorati e dal sapore molto buono. Tecnicamente sono delle caramelle e le loro origini risalgono a tempi molto antichi.

Secondo il dizionario di Merriam-Webster un marshmallows è: un cilindretto di zucchero che si origina dalla pianta Altea Officinalis e le cui radici hanno un ampio utilizzo sia in campo medico che gastronomico. In origine i marshmallows venivano fatti con il succo della radice di questa pianta o con il succo del mais, zucchero, albume, gelatina e cotti sul fuoco fino addirittura ad essere scottati.

Successivamente la radice è stata sostituita da gelatina ed è tutt’oggi il metodo più utilizzato. Ma è possibile fare a casa i marshmallows? Trovare la ricetta non è stato semplice tuttavia su un libro di cucina molto antico chiamato Better than Store Bought, attualmente fuori pubblicazione, siamo riusciti a reperire la vera ricetta per la creazione dei vostri marsh e comunque per una variante potete sempre seguire quella presentata alcuni giorni fà sempre su Ginger :
Marshmallows (per circa 600gr)

Dalla Sardegna: Triglie alla vernaccia

Le triglie di scoglio si riconoscono facilmente poichè hanno un bel colore rosso vivo, talvolta 3 o 4 linee orizzontali gialle lungo i fianchi e, unico segno sicuro, delle strisce rosso-brune sulla prima pinna dorsale, quella cioè più vicina alla testa. Le triglie di fango o di rena, invece, sono inferiori quanto a qualità, ma si possono utilizzare per fare dei sughi per la pasta e per insaporire le zuppe; inoltre, sono la varietà da utilizzare se vogliamo friggerle, comprese quelle assai piccole che si pescano da metà agosto alla prima decade di settembre.

La triglia non ha fiele ed ha un ottimo fegato, per cui è consigliabile non sventrarla (non per niente i nostri “cugini” francesi chiamano la triglia “beccaccia di mare”): semmai è consigliabile eliminare le branchie qualora fossero sporche di fango. Il periodo della pesca delle triglie è tutto l’anno, ma il migliore, qualitativamente, è sicuramente quello che copre per intiero i mesi di settembre ed ottobre.

La ricetta delle triglie alla Vernaccia che presento non è di per sè propria della Sardegna, ma lo diventa nella misura in cui andremo ad aggiungere alla ricetta base il pangrattato e la scorza di limone grattata, secondo un uso tipicamente cagliaritano, ma esteso a tutta l’isola.

Come preparare l’aragosta perfetta

L’aragosta (o aligusta) è un grosso crostaceo dal colore bruno-rossiccio con macchioline bianche e gialle, non ha chele, ma ha due lunghe antenne, può raggiungere i 50 cm. ed i 7 kg. di peso (ma gli esemplari migliori pesano fra i 500 e gli 800 gr.) e può vivere fino a 30 anni.

Si pesca da Ottobre a Giugno, la primavera è il periodo della riproduzione e le femmine sono incorallate (la pesca delle femmine con le uova è vietata). Ne esistono in commercio 4 varietà: la migliore è senz’altro l’aragosta mediterranea, riconoscibile dalle 2 macchie gialle regolari su ogni segmento della coda), ci sono poi il tipo rosa, quello verde e quella detta “di Cuba”, per lo più africane e sudamericane, che, seppur discrete, non hanno quasi niente in comune con quelle siciliane e sarde.

Simile all’aragosta, e da alcuni erroneamente considerato il suo maschio, è l’astaco, o astice (o elefante di mare o lupicante) che si differenzia per avere due grosse e possenti chele del tutto assenti nell’aragosta. Il suo colore è turchino con macchioline gialle e bianche; quando è cotto diventa rosso. E adesso, dopo questo breve excursus necessario per guidare ad un acquisto corretto e consapevole della materia prima, vediamo come preparare una succulenta aragosta.

Dal Molise: zuppa di ortiche

La nostra cucina tradizionale sa esprimersi al meglio soprattutto quando si tratta di utilizzare i prodotti alimentari più semplici: a volte, poi, ne valorizza alcuni che sono ormai praticamente ignoti al grande pubblico. Ma non a Ginger&Tomato, ovviamente!

In molte aree del centro-sud, ad esempio, si preparano deliziose minestre a base d’ortica e non si tratta, come verrebbe da pensare, di ricette povere. In realtà si tratta di piatti che partecipano alla ritualità combinata dei filtri d’amore e delle pozioni atte ad incrementare la fertilità.

Il fatto, inoltre, che le minestre a base d’ortica risultino anche delicatissime, prelibate, ovviamente non guasta affatto: ve ne vorrei proporre una che reputo tra le migliori, che è anche di facilissima preparazione, originaria del Molise. Per provare altre squisite preparazioni a base d’ortiche, date un’occhiata anche qui, a questa ricetta postata qualche tempo fa: io stessa l’ho provata, ed è deliziosa!

Torta ai Carciofi, per i vegetariani ma non solo…

La cucina vegetariana, può, apparentemente, sembrare un po’ monotona. Comunemente si pensa che le verdure ed i vegetali in genere si possono cucinare o mangiare cucinati in pochi modi, che l’elenco delle verdure sia ristretto a quelle più comuni e conosciute e quindi che le persone che seguono questo tipo di regime alimentare mangino sempre le solite cose.

Niente di più errato invece. La cucina vegetariana è, al contrario, ricca di ricette e di ingredienti. Vi dirò di più, i vegetariani che conosco, sono persone molto curiose, dal punto di vista alimentare, ed amano ricercare e sperimentare nuovi alimenti, compatibilmente alla loro ideologia, e nuove ricette.

Vi propongo la ricetta di una torta salata vegetariana, che una mia amica ha portato una volta ad una festa e che ha riscosso clamori anche dai “carnivori”, la Torta ai Carciofi.

Il Thiéboudiene (dentice farcito), direttamente dal Senegal

thiéboudiene

La cucina in Senegal è molto ricca, variegata e saporita un po’ come il suo popolo. Cordiale e sempre allegro. Si compone di una varietà di piatti a base di verdure, di riso e di pesce e dell’ immancabile cous cous. E’ vero che se vuoi conoscere un popolo devi mangiarci insieme e mangiare ad una tavola senegalese significa prima di tutto ospitalità e poi generosità. Le portate infatti sono molto abbondanti e ricche in particolare in presenza di ospiti.

Una ricetta classica della cucina senegalese è il thiéboudiene un piatto unico a base di riso, pesce e verdure e qui di seguito Ginger vi propone la sua succulenta ricetta. Il dentice farcito è un ottimo piatto unico, nutriente e saporito. Il pesce è un alimento con alte qualità nutritive e digestive, particolarmente indicato nella cucina dietetica, ricco di sali minerali e vitamine.
Dentice farcito ( ingredienti per 4 persone)

Dall’Egitto: Ta’ Amia, polpette di fave

Continuiamo la nostra esplorazione attraverso la cucina afro-mediterranea presentando stavolta la ricetta di un paese dalla storia antichissima, l’Egitto, ed una delizia dei campi e degli orti: le fave.

Anche le fave avevano un posto d’onore sulle tavole dei nostri progenitori. Venivano consumate fresche- anche a crudo, come testimonia ad esempio l’usanza latina e poi laziale di consumare deliziosi spuntini a base di pecorino stagionato il cui sapore piccante viene temperato dal dolce dei legumi– oppure secche, sia come ingrediente principe di saporite zuppe, sia come comprimari, con altri vegetali, di piatti veramente eccezionali.

Fra queste, v’è una antichissima ricetta egiziana in cui le fave- secche, ricche in proteine ed a basso costo- si trasformano in saporite, profumate polpette che non hanno nulla da invidiare a quelle a base di carne. E’, ancora una volta, un piatto le cui origini si perdono nel tempo, ma che non manca mai sulle tavole dell’Egitto di oggi: è la Ta’ amia, polpette di fave secche al comino e papavero.

Come fare i pop corn al microonde

pop corn

Cosa c’ è di meglio che sgranocchiare pop corn davanti ad un bel film o meglio ancora guardando la nostra squadra del cuore? Certo che la cottura dei pop corn anche se semplice richiede sempre un po’ di attenzione nel caso in cui volessimo stare attenti ai condimenti. E’ infatti abbastanza risaputo che per cuocere dei pop corn in padella occorre un minimo quantitativo di olio o burro (a seconda dei gusti!). Ma c’è un modo per preparare i pop corn in maniera veloce e senza condimenti grassi in aggiunta cioè light? Certo con il microonde!

Il microonde è oggi considerato un metodo di cottura a tutti gli effetti pari ai metodi classici, non più utilizzato solamente per riscaldare pietanze ma per la preparazione di veri e propri piatti. Anche i pop corn non sono da meno. In commercio è possibile acquistare delle bustine già pronte da mettere nel microonde tuttavia costano molto in relazione alla quantità di pop corn che se ne ricava. Invece possiamo prepararlo da noi comperando le classiche buste di mais convenienti e seguendo queste semplici regole:

Pomodori secchi ripieni all’alcamese, il gusto della tradizione

I pomodori sono una pietanza tipicamente estiva, ma sono talmente buoni che è difficile farne a meno per il resto dell’anno.
Anticamente per poter utilizzare il pomodoro, anche nei mesi invernali, si usava conservarlo proprio, concedetemi il gioco di parole, in tutte le salse. Si raccoglievano i grappoli ancora verdi e si appendevano alle pareti umide delle dispense, per farli maturare lentamente dentro casa; per non parlare poi delle interminabili riunioni familiari per preparare le bottiglie di salsa di pomodoro da conservare al buio ed usare in futuro.
Un’altra maniera per preservare i pomodori, utilizzata anche per conservare tanti altri alimenti, consisteva nel farli seccare alla calura del sole d’agosto, e fare i prelibati pomodori secchi.
I pomodori secchi oggi vengono fatti anche industrialmente, e si possono benissimo acquistare al supermercato, sottolio o semplicemente secchi da poter condire a proprio piacimento.

Babaghanush, crema di melanzane dal Libano

Le comunità che vivono sulle sponde del Mediterraneo, oltre a dedicarsi all’attività ittica, propria d’ogni popolo che s’affaccia sul mare, hanno spesso anche solide tradizioni agricole: è il caso del Libano, terra mediorientale ricca nel ricettario di prodotti vegetali e di solida tradizione gastronomica.

Quella che vi presento oggi è una preparazione che ha valicato i confini dell’area che l’ha vista nascere per attestarsi, seppure con qualche variazione, in altre terre, presso altre culture. Si tratta di una stupenda crema di melanzane, proposta in una versione che non si discosta molto da quella originaria, arcaica, e che presenta un marcato tocco esotico, un retrogusto aromatico sconosciuto alle cucine occidentali.

Una crema di melanzane estremamente appetitosa e per di più versatile: servita con dei crostini, leggermente tostati e caldi, è un ottimo antipasto, ma basta contornarla, invece, di una corona di crackers per farla diventare il componente di spicco di un elegante rinfresco o di uno spuntino fuori orario. E’ la Babaghanush.

Pulgogi ovvero costolette coreane alla griglia

costolette

C’è forse qualcosa di più gustoso che affondare i denti in una morbida costoletta, caramellata alla perfezione, con un delizioso sapore di peperone leggermente affumicato? Fa venire l’acquolina in bocca… quasi come se tutto il nostro corpo fosse attraversato da una corrente elettrica! Mi piace il modo in cui i quattro sapori fondamentali – dolce, salato, piccante e omami (alcuni lo definiscono speziato) si fondono insieme in un solo boccone!

Ho assaggiato per la prima volta questo delizioso anticipo laccato di paradiso alcuni anni fa perché ero andata nel quartiere coreano di Manhattan su indicazione di un amico. Pul in coreano significa “fuoco“, mentre kogi significa “carne“. La parola pulgogi, formata appunto da questi due termini, significa quindi “carne al fuoco”, ovvero “carne alla brace”. Questo è un piatto che ha origini antichissime, dai tempi in cui probabilmente anche i coreani erano nomadi e si nutrivano prevalentemente di carne. Oggi i coreani sono piuttosto vegetariani, con moderato consumo di carne, di pesce e di uova, ma la tradizione del pulgogi permane. Tuttavia anche a casa è semplice preparare un buon pulgogi!
Costolette coreane alla griglia o pulgogi ( ingredienti per 4-6 persone)

Fave, carciofi e piselli, gli ingredienti per preparare un’ottima Frittella

La frittella non è unicamente un piatto dolce, conosciuto come la colazione preferita dagli americani, ma ne esiste un’altra versione tutta nostrana e tipica della cucina Siciliana.
Non fatevi ingannare dal nome, non ha niente in comune con quella dolce, la Frittella siciliana è un piatto a base di fave, carciofi e piselli. È un piatto salato che, solitamente, viene servito come antipasto, ma può benissimo esser considerato anche un contorno e se si evita di farlo in agrodolce è un condimento ottimo per la pasta.
La frittella di fave carciofi e piselli è un piatto tipico di questa stagione, in cui sono presenti solo verdure reperibili nei mesi primaverili, e la sapiente cucina siciliana coniuga i sapori di queste verdure al tipico gusto dell’agrodolce che caratterizza tanti piatti della cucina isolana.

Non tutte le torte sono dolci… provate la Torta al Radicchio

Le torte salate sono sempre un’ottima soluzione per cucinare qualcosa che si possa mangiare in modo pratico, accontentando i gusti di tutti, e contemporaneamente, preparare qualcosa di diverso ed originale.

Per assicurarsi una buona riuscita di una festa, sia che si tratti di bambini o di adulti, potete star tranquilli che imbandendo la tavola con vari tipi di torte salate, il risultato sarà assicurato.

Vi proponiamo oggi la ricetta della torta al radicchio, un’idea stuzzicante per una cenetta semplice ma gustosa, da accompagnare ad un buon bicchiere di vino bianco, per stare in compagnia senza troppe formalità e per far contenti anche gli amici vegetariani.