Torta ai Carciofi, per i vegetariani ma non solo…

La cucina vegetariana, può, apparentemente, sembrare un po’ monotona. Comunemente si pensa che le verdure ed i vegetali in genere si possono cucinare o mangiare cucinati in pochi modi, che l’elenco delle verdure sia ristretto a quelle più comuni e conosciute e quindi che le persone che seguono questo tipo di regime alimentare mangino sempre le solite cose.

Niente di più errato invece. La cucina vegetariana è, al contrario, ricca di ricette e di ingredienti. Vi dirò di più, i vegetariani che conosco, sono persone molto curiose, dal punto di vista alimentare, ed amano ricercare e sperimentare nuovi alimenti, compatibilmente alla loro ideologia, e nuove ricette.

Vi propongo la ricetta di una torta salata vegetariana, che una mia amica ha portato una volta ad una festa e che ha riscosso clamori anche dai “carnivori”, la Torta ai Carciofi.

Dall’Egitto: Ta’ Amia, polpette di fave

Continuiamo la nostra esplorazione attraverso la cucina afro-mediterranea presentando stavolta la ricetta di un paese dalla storia antichissima, l’Egitto, ed una delizia dei campi e degli orti: le fave.

Anche le fave avevano un posto d’onore sulle tavole dei nostri progenitori. Venivano consumate fresche- anche a crudo, come testimonia ad esempio l’usanza latina e poi laziale di consumare deliziosi spuntini a base di pecorino stagionato il cui sapore piccante viene temperato dal dolce dei legumi– oppure secche, sia come ingrediente principe di saporite zuppe, sia come comprimari, con altri vegetali, di piatti veramente eccezionali.

Fra queste, v’è una antichissima ricetta egiziana in cui le fave- secche, ricche in proteine ed a basso costo- si trasformano in saporite, profumate polpette che non hanno nulla da invidiare a quelle a base di carne. E’, ancora una volta, un piatto le cui origini si perdono nel tempo, ma che non manca mai sulle tavole dell’Egitto di oggi: è la Ta’ amia, polpette di fave secche al comino e papavero.

Fave, carciofi e piselli, gli ingredienti per preparare un’ottima Frittella

La frittella non è unicamente un piatto dolce, conosciuto come la colazione preferita dagli americani, ma ne esiste un’altra versione tutta nostrana e tipica della cucina Siciliana.
Non fatevi ingannare dal nome, non ha niente in comune con quella dolce, la Frittella siciliana è un piatto a base di fave, carciofi e piselli. È un piatto salato che, solitamente, viene servito come antipasto, ma può benissimo esser considerato anche un contorno e se si evita di farlo in agrodolce è un condimento ottimo per la pasta.
La frittella di fave carciofi e piselli è un piatto tipico di questa stagione, in cui sono presenti solo verdure reperibili nei mesi primaverili, e la sapiente cucina siciliana coniuga i sapori di queste verdure al tipico gusto dell’agrodolce che caratterizza tanti piatti della cucina isolana.

Non tutte le torte sono dolci… provate la Torta al Radicchio

Le torte salate sono sempre un’ottima soluzione per cucinare qualcosa che si possa mangiare in modo pratico, accontentando i gusti di tutti, e contemporaneamente, preparare qualcosa di diverso ed originale.

Per assicurarsi una buona riuscita di una festa, sia che si tratti di bambini o di adulti, potete star tranquilli che imbandendo la tavola con vari tipi di torte salate, il risultato sarà assicurato.

Vi proponiamo oggi la ricetta della torta al radicchio, un’idea stuzzicante per una cenetta semplice ma gustosa, da accompagnare ad un buon bicchiere di vino bianco, per stare in compagnia senza troppe formalità e per far contenti anche gli amici vegetariani.

Maarka bel-Lubia, dalla cucina marocchina

Visto l’interesse della cucina mediterranea per i legumi, non v’è da meravigliarsi dell’accoglienza entusiastica che venne riservata ai fagioli arrivati in Europa dopo la scoperta dell’America. I nuovi legumi vennero non solo accolti ma totalmente inseriti nel grande ricettario della cucina mediterranea.

A volte sostituiscono altri legumi- specialmente le fave– in ricette già esistenti, altre volte invece divennero l’ingrediente base di piatti totalmente nuovi. Ma le sostituzioni furono spesso così ben eseguite da cancellare completamente il ricordo delle versioni precedenti, tanto che molte volte è difficile riuscire a capire se si sia di fronte ad una nuova ricetta o al rifacimento di una preesistente.

Uno dei casi in cui i fagioli hanno sostituito le lenticchie è quello di un aromaticissimo stufato di fagioli arricchito, anche cromaticamente, dall’aggiunta di uova il cui colore splendente fa a gara con lo zafferano per dare al piatto una sorprendente luminosità solare, tutta mediterranea. La versione riportata di questa zuppa di fagioli allo zafferano ed al comino è quella marocchina, ma la ricetta è diffusa, sia pur con qualche variante, nelle aree sud-orientali del bacino del mediterraneo.

Halwa bi Tamar, tortino di datteri, fichi e noci ai fiori d’arancio

Sulla parete di una grotta spagnola, La Cueva de las Aranas, un artista preistorico ha dipinto, migliaia di anni fa, una figura umana arrampicata su delle rocce che tende le mani verso un alveare: e la pittura rupestre che ho citato non è la sola a raccontarci quanto gli uomini primitivi fossero attratti dal miele; ne esistono infatti altre, nella stessa Spagna come in altre parti del mondo.

Così il miele faceva parte – anche se saltuariamente – dell’alimentazione umana già in tempi estremamente remoti. Veniva mescolato a frutta ed a bacche per preparare, a crudo, dei semplici dolci arricchiti forse con erbe aromatiche e spezie.
Nella cucina mediterranea tradizionale – davvero tradizionale – sopravvivono ancora ricette di questo genere.

Ve n’è una, ricetta tipica di tutto il Nord Africa, in cui il gusto dolce dei datteri e dei fichi secchi è sottolineato dal contrasto con il retrogusto amarognolo delle noci mentre l’aroma rotondo e persistente del miele viene ravvivato da quello pungente dell’anice. Una ricetta le cui origini si perdono nel tempo e che si ritrova – con modifiche puramente formali – in molti altri dolci mediterranei quali i mostaccioli del meridione d’Italia o il panforte toscano: si tratta del nordafricano Halwa bi Tamar, tortino crudo di datteri, fichi e noci ai fiori d’arancio.

Spaghetti che avanzano: Pizzette di Nidi di pasta, divertiamoci in cucina

Se vi avanzano degli spaghetti, magari, perché all’ultimo momento si sono presentate meno persone del previsto in tavola, evitate di buttarli e ricordatevi sempre che in cucina vige il detto: non si butta via niente!

La pasta avanzata è un ottimo ingrediente per preparare altri piatti, fantasiosi e gustosi che evitano di far sprecare alimenti divenuti, ormai, preziosi, visto il loro costo.

Al tonno, col sugo o al ragù, non importa, la ricetta che vi suggerisco può esser fatta con qualsiasi tipo di spaghetti avanzati, è un idea divertente e molto duttile, visto che può essere sia un antipasto, che un primo, e, perché no, anche un’ottima porzione da finger food! Usiamo gli spaghetti avanzati per preparare delle Pizzette di Nidi di pasta.

Straccetti di pollo alle verdure, un modo fantasioso per cucinare il petto di pollo

Dell’aumento dei prezzi e del caro vita, ne risentono molto le nostre tavole. I prezzi di pane e pasta salgono alle stelle e con loro cambiano i consumi degli italiani nei confronti delle loro abitudini alimentari. Meno pasta e pane sulle nostre tavole e sempre più carne di pollo.

Il pollo ed il tacchino sono, infatti, tra le carni che hanno il prezzo più basso sul mercato, ed ora che ci troviamo costretti a stringere la cinghia, perché le spese a fine mese superano le entrate, le carni bianche sono entrate a far parte, in modo più accentuato, della nostra dieta quotidiana.

Tutto ciò, forse, fa anche bene alla nostra linea, le carni di pollo e tacchino sono, infatti, tra le carni più magre, che contengono poco colesterolo, temibile nemico delle nostre arterie, ed hanno un’equilibrata composizione in acidi grassi. Ricche di minerali e proteine sono sempre state tra quei prodotti che vengono inclusi in quasi tutti i tipi di diete.

Lasagne ai carciofi: leggere, gustose e pronte in poco tempo

I soliti piatti possono sempre stancare. Anche quando parliamo di lasagne, un piatto d’eccellenza della cucina italiana, avere parecchie varianti a disposizione, può aiutarci a risolvere una cena in modo non troppo banale. Abbiamo già visto come sia facile preparare alcune semplici versioni, lelasagne al pesto, per esempio, o le con lasagne al radicchio, o le lasagne al pesce.

Non sempre è necessario prepararle alla maniera tradizionale, soprattutto se poi si vuol proseguire il pasto con altri piatti, e quindi ogni modifica che preveda le verdure invece delle lasagne al classico ragù sono benvenute, quando c’è un’esigenza di maggior leggerezza a tavola.

Tra le varie ricette, alcune più leggere altre più sostanziose, ad esempio un modo per “snellire” le lasagne è quello di usare come condimento i carciofi, ortaggio utilizzato, tra le altre cose, anche per le sue proprietà digestive.

Salsa tartara: come e perché

salsa tonnata

Molto importanti in cucina perché accompagnano o sono alla base di numerose ricette, le salse hanno il pregio di impreziosire i cibi e di trasformare in qualche cosa di speciale anche i piatti più semplici. Sia calde che fredde le salse, una volta preparare, non vanno mai scaldate direttamente sul fuoco. Il modo migliore è quello di mantenerla calda fino al momento di servirla, tenendola a bagnomaria.

Per evitare, inoltre, che sulla sua superficie si formi quello che viene chiamato “velo”, distribuitevi sopra qualche pezzetto di burro e mescolate solo all’ ultimo minuto. La salsa tartara tuttavia non corre questo rischio infatti è una salsa fredda, variante della più classica maionese, è un eccellente accompagnamento a pesci, carni e uova sode. Di media difficoltà e anche di rapida preparazione Ginger vi propone la regina delle ricette
Salsa tartara ( ingredienti per circa 250gr di salsa)

Crocchette di verdure alla rumena, verdure…per tutti

Qualche sera fa, dovendo preparare una cena per pochi amici, mi sono messo a cercare delle ricette da poter fare. Ero deciso a fare qualcosa di fritto, che il più delle volte significa semplice da fare e da poter mangiare senza troppe formalità.

Intenzionato a preparare delle crocchette, quei cilindretti di purea di patate, che vengono impanati e fritti, che normalmente si consumano, come si dici da noi, cotti e mangiati, mi sono messo a sfogliare il libro di cucina.

Trovo la ricetta delle crocchette, la scorro, verifico gli ingredienti, le modalità di preparazione, e poi mi spingo a leggere un po’ più avanti, ed ecco che scopro un’altra ricetta, quella delle crocchette di verdura alla rumena.

Goulash ashkenazita, piccante ma senza esagerare

Lo spezzatino più conosciuto al mondo è sicuramente il gulasch. Questo piatto è stato per lungo tempo il simbolo della cucina dell’impero austriaco, e soltanto in tempi più moderni è stato riconosciuto come piatto internazionale.
Il gulasch o gouylas o anche gulash, è un piatto di origine ungherese, caratterizzato dal sapore della paprika, che come altre portate che hanno fatto il giro del mondo, ha subito delle contaminazioni in funzione delle cucine in cui è preparato.

Ci siamo spesso occupati della cucina ebraica, nelle varie declinazioni, oggi aggiungiamo un altro pezzetto alla conoscenza di questo mondo, parlando di cucina ashkenazita. Le due grandi correnti religiose e culturali della religione israelita in Europa sono, per l’appunto, quella sefardita (in italiano “spagnola”, dall’ebraico SEFARAD, Spagna) e quella ashkenazita (“tedesca”, dall’ebraico ASHKENAZI, Germania).
Le due correnti danno vita a due tradizioni molto diverse, quella spagnola (confluita anche nell’ebraismo italiano e dell’area mediorientale ) molto solare, aperta, con una cucina eccellente, influenzata dai splendidi prodotti del mediterraneo, come l’olio, le melanzane, i ceci, il pomodoro o le spezie. E quella tedesca e di tutto l’est europeo (detta appunto ashkenazita), più ortodossa, anche nei costumi (i membri delle varie comunità sono spesso vestiti di nero e portano cappelli e barba lunga).

Anche la cucina ebraica del nord e dell’est Europa richiama a climi più freddi e ad uno stile di vita più austero (pur alcune splendide eccezioni come la musica e la cultura Yiddish), i sapori caratteristici della cucina yiddish e ashkenazita sono: il gefilte fish (carpa bollita, uno dei piatti più famosi), il patè di fegato e il celebre cholent (uno stufato con paprika, manzo e patate), di cui questo goulash che vi presentiamo è una variante più semplice.

Cosa portare ad una cena tra amici?

Immaginate la seguente scenetta: tornate tardi dal lavoro, ed arrivati a casa stanchi e affaticati, la vostra compagna o compagno vi ricordano che per quella sera siete invitati a cena dalla solita coppia di amici; ci tengono, è da un bel po’ di tempo che vi preannunciano questo invito. Ci prepariamo, una bella doccia rilassante, dei vestiti freschi di bucato un po’ di profumo una sistemata ai capelli … caspita! Si è fatto tardi corriamo. Arrivati in macchina ecco la fatidica e tanto temuta domanda: Tesoro, ti sei ricordato di prendere qualcosa da portare ai nostri ospiti?

Attimo di panico, ci eravamo scordati della cena, figuriamoci se abbiamo preso nulla da portare!
Indecisione, non si sa mai cosa portare in queste occasioni. In realtà è molto più semplice di quanto si possa credere.

Quando sono invitato, o quando invito, sono due le cose che amo portare o ricevere, le più classiche e tradizionali, ma che non infastidiscono mai: una bottiglia di vino o di liquore e il dolce, magari fatto in casa.

Una ricetta saporita per cucinare il merluzzo del capitano

Il pesce surgelato di certo non è il massimo, ma molte volte in inverno o in quelle località dove è difficile trovare del pesce fresco, può essere un’ottima soluzione per cambiare la dieta e non dover magiare sette giorni di fila solo piatti a base di carne o di verdure.

Il merluzzo o nasello è un pesce molto comune in tutti i mari del mondo, anche se si trova più frequentemente nell’Atlantico, e si presta facilmente ad esser conservato in vari modi.

Sicuramente uno dei modi più antichi per conservare il merluzzo è quello di salarlo, facendo in tal modo il baccalà. Un altro metodo di conservazione che permette di mantenere a lungo il merluzzo è quello di farlo essiccare, e se conservato in questa maniera non chiamatelo più merluzzo, ma stoccafisso. Infine una tecnica di conservazione più moderna è quella del congelamento.

Nel mar mediterraneo si trovano dei merluzzi dalla pezzatura più piccola, che vengono chiamati, appunto, merluzzetti o naselli. In ogni sua forma, comunque, il merluzzo è molto nutriente e dalle carni gustose, adatto per chi tiene alla linea, visto che rientra nella categoria dei pesci magri e contiene solo il tre percento di grassi.

Ma in che modo si può ridar vita al merluzzo surgelato pescato da quella figura, che evoca avventure da vivere a 20.000 leghe sotto i mari, e tanto piace ai bambini, che si presenta con il nome di Capitan Findus? Ma semplice, con una ricetta facile e saporita, con pomodori patate e olive.