Questo piatto vegetariano è tipico della cucina mediorientale. Se tornate a casa affamati e stanchi dopo una giornata intensa di lavoro non c’è di meglio. E’ di semplice esecuzione, non richiede molto tempo.
Questo piatto vegetariano è tipico della cucina mediorientale. Se tornate a casa affamati e stanchi dopo una giornata intensa di lavoro non c’è di meglio. E’ di semplice esecuzione, non richiede molto tempo.
La burrata nasce negli anni 30 in un caseificio di Andria, in provincia di Bari.
L’idea fu di Lorenzo Bianchino Chieppa, che pensò di creare un “fiaschetto” per conservarvi la panna e la mozzarella sfilacciata.
La sua peculiarità e data dall’impasto, composto da ritagli di mozzarella mescolati a panna, mentre il “guscio” è fatto di pasta filata.
Un campo in terra, una partitella tra amici, un calciatore dilettante che segna un gol. E non la smette più
Ciò che può succedere a chi sogna di essere un grande chef (almeno tra le pareti e i fornelli della
Nelle province di Matera e Potenza viene coltivato un tipo particolare di peperone, detto di “Senise”, che ha origini americane. Vengono seminati a febbraio-marzo e la raccolta avviene a mano in estate, in piena maturazione.
Si presenta di colore verde o rosso, con forma appuntita, a tronco o a uncino, della lunghezza di circa 15 centimetri. Ha un sentore vegetale e sapore intenso, dolce e persistente.
Oltre che fresco, il peperone di Senise è noto per la commercializzazione secca o in polvere. La sua polpa sottile e povera d’acqua infatti lo rende particolarmente adatto all’essiccazione. Tale procedimento si effettua lasciando i peperoni appena raccolti in locali areati, infilandoli poi a collana dalla parte del picciolo e infine esponendo le cosiddette “serte” al sole. I peperoni destinati alla polverizzazione, invece, subiscono un ulteriore trattamento di essiccazione, questa volta in formo, prima di essere macinati. Le ragioni per la commercializzazione in polvere di questa varietà risalgono al XVI secolo, quando l’ingente produzione locale rendeva difficoltoso trasportare il prodotto intero. Infine, poiché la polvere di peperone ricordava quella dello zafferano, il peperone assunse il termine dialettale di “zafarano”.
Il Pistacchio di Bronte, appartenente alla cucina tipica siciliana, viene prodotto a Bronte, Adrano, Biancavilla, Ragala e Balpassoin, tutti in provincia di Catania.
Originario dell’Iran, il pistacchio giunse in Europa intorno al I secolo d.C.. Presente in vari paesi del bacino mediterraneo, è attualmente coltivato in Spagna e in Sicilia. Il pistacchio di Bronte cresce su terreni lavici, dove altre coltivazioni non potrebbero sopravvivere. Proprio la composizione del terreno dona al pistacchio quelle caratteristiche che lo contraddistinguono. L’albero del pistacchio è coltivato su terreni collinari e può crescere a diversi metri di altezza; si utilizzano i frutti muniti di guscio sottile e chiaro. Hanno un sapore aromatico e dolce che li rende appetibili e ricercati, anche da grandi chef come Pino Cuttaia.
Come ogni storia che si rispetti, bisogna andare indietro nel tempo, precisamente nel lontano 1883, quando Francesco Peck, salumiere di Praga, arriva a Milano e apre un laboratorio/salumeria destinato a diventare un nome importante nella gastronomia mondiale.
Nel corso degli anni l’azienda è passata tra diverse generazioni e famiglie, fino a giungere, alla metà degli anni cinquanta, nelle mani di quattro fratelli, Angelo, Mario, Remo e Lino Stoppani, che arrivarono a Milano come semplici garzoni e, grazie all’aiuto di Giovanni Grazioli (precedente proprietario di Peck) diventano i successori di questa attività.
A volte è proprio il caso di dirlo: fortunati i milanesi, che vivono in una città all’ avanguardia, in continua evoluzione e che offre di tutto un pò!
L’ ho pensato leggendo un articolo su Vanity Fair, riguardante la nuova “food hall” della Rinascente, nella storica sede di fronte al Duomo.
Al settimo piano, con una vista mozzafiato sulle guglie, è nato un nuovo tempio dedicato interamente al gusto, dove è possibile trovare prodotti esclusivi difficilmente reperibili altrove, per gustarli a qualsiasi ora del giorno, fino a tarda sera: otto locali dedicati alla degustazione offrono sushi e prodotti doc, mentre una sezione “market” propone oltre 1000 prodotti per un regalo speciale o per coccolarsi il palato.
Solo una vera passione poteva originare un’azienda solida ed affermata come la MUTTI, una passione dipinta di rosso cominciata più
Starbucks Coffee. Starbucks si, Starbuck’s no (abbiamo scritto “Starbucks” volutamente in 2 grafie diverse, per onorare chi lo vuole scritto in
Nel 1632 gli abitanti di Gandino (BG) videro per la prima volta questa strana pianta, il mahiz (granturco) portato in
“…
Evviva, evviva!
Oggi a desinare si è finalmente cambiato minestra!… Abbiamo avuto una eccellente pappa col pomodoro alla quale le ventisei bocche dei convittori dei collegio Pierpaoli han rivolto con ventisei sorrisi il più caldo e unanime saluto…
…”
Dal giornalino di Gianburrasca
Grazie alla penna dello scrittore fiorentino Vampa, che nel 1960 scrive “Il giornalino di Gianburrasca”, la pappa al pomodoro viene “esportata” dalla Toscana nel resto d’ Italia, fino a diventare, con la trasposizione televisiva del racconto, anche il titolo della canzone “Viva la pappa col pomodoro”.
La pappa al pomodoro è un piatto “povero” della tradizione culinaria toscana: ha origini contadine ed’ è composto da ingredienti semplici come il pane, il pomodoro, e un pizzico di zenzero battuto con aglio e basilico per il soffritto.
Scegliere una mini cucina al giorno d’oggi può essere un’impresa assai difficile perché bisogna sapersi muovere tra centinaia di offerte, materiali, design, senza trascurare i problemi di spazio, componibilità e prezzo. Ancora più complicato diventa orientarsi quando le esigenza di spazio sono davvero minime, e ci si deve, per forza di cose, rivolgere a produttori di minicucine, o di mini angoli cottura.
Tempo fa, girando in rete con lo scopo di trovare la “cucina per me” mi sono imbattuta in alcune proposte bizzarre, come la “Minikitchen” che Boffi propone da oltre 40 anni. Questa “piccola” cucina ha in realtà una grande storia da raccontare, che ha inizio nel lontano 1963, quando Joe Colombo, con un’immaginazione quasi futuristica, concepisce l’idea di racchiudere in meno di mezzo metro cubo tutte le funzionalità di una cucina in miniatura: conservazione, cottura e lavaggio, all’interno di un mobile appoggiato su quattro ruote, dotato di un’unica presa elettrica.
Sembra lo scherzo di un “designer visionario” ed invece J. Colombo, insieme a Boffi (che ne produrrà alcuni esemplari) entra di diritto nella storia degli habitat futuribili, con esposizioni permanenti nei maggiori musei del mondo, la medaglia d’oro alla tredicesima triennale milanese, nel 1964, e l’approdo al MOMA di New York.