
Finger Food? Proviamo con polenta e uvetta

Come venire a capo di tanto sudiciume? Che poi domani sarà lo stesso, se non peggio, visto che aveva una velocità di riproduzione (il sudiciume, si intende) molto vicino a quella della luce. Oggi più di ieri e meno di domani. Ma non era una frase d’amore? E invece eccola lì, alle prese con detersivi spugnette e via dicendo, altro che amore e poesia del matrimonio.
E poi LUI, lo sposino, anche lui anni ’60, doveva mangiare. La sua mamma lo aveva abituato così. Tolleranza va bene, ma a un certo punto lo stomaco reclamava i suoi diritti. E allora? Un matrimonio d’amore rischiava di naufragare subito subito sommerso dalla meno romantica delle routine. Che tristezza.
In quei tempi lontani era una vera primizia. E quella, poi. L’aspetto era più o meno quello consueto di una pentola come le altre. Il segreto era NEL COPERCHIO. Spesso e pesante, con uno strano ‘volante ‘ al centro. Volante che andava girato, con una certa forza, fino a raggiungere una chiusura perfetta. E poi c’era la valvola, se no di che pressione potevamo parlare? Una volta in funzione sussultava e fischiettava. L’effetto era inquietante. C’era chi preferiva scappare via dalla cucina, temendo esplosioni e macerie. Ma la nostra sposina, impavida, armeggiava con quella specie di disco volante con una certa disinvoltura. Armata di coraggio e di un manuale d’uso partì alla scoperta del NUOVO MODO DI CUCINARE promesso. In verità per lei più che nuovo era il primo!
Nella foto di copertina del manuale una giovane signora, capelli cotonatissimi e foulard, stile Grace Kelly in Caccia al ladro, sorrideva invitante. Le ricette erano di cucina francese, molto raffinate, ma l’esecuzione non era poi così difficile. Bastava un po’ d’attenzione. Anzi, moooolta attenzione. Beh, non era neanche così semplice… Ma vennero minestre, spezzatini, arrosti e molto altro ancora. Si specializzò in risotti, nel corso degli anni. Diciamo pure dei decenni.
“Io non so cucinare…al massimo posso fare un uovo al tegamino!” Quante volte avrete sentito brandire la spada dell’uovo al
Sentiamo sempre più quotidianamente parlare dell’importanza di una sana e corretta alimentazione attraverso l’introduzione di giuste porzioni di frutta e verdura. In particolare le verdure sono importanti non solo per l’alto contenuto di fibre che agevolano il buon transito intestinale, ma anche per l’alto contenuto di sali minerali e lo scarso apporto calorico e proteico.
L’importanza dei sali minerali tipo il fluoro, il calcio, il potassio e il magnesio sono fondamentali in quanto rappresentano il nostro elisir di giovinezza contribuendo a rafforzare e rendere più elastica la pelle (e quindi più bella!), a fortificare i capelli e ad irrobustire il nostro sistema immunitario, a proteggere e rendere più forti i denti e le ossa. Meglio direi di tante creme di bellezza!
Ma perché spesso mangiare verdura non ci piace ed in special modo ai bambini?
Non tutti sanno che il senso del gusto come anche le predilezioni verso determinati cibi si forma già dai primissimi mesi di gravidanza, per questo è importante che la futura mamma nella sua alimentazione non trascuri di inserire verdure ovviamente senza l’aggiunta di troppi condimenti che ne altererebbero il sapore. In questo modo il bimbo comincia ad abituarsi al sapore un po’ amarognolo di molte verdure e già dai primissimi anni di vita è più facile inserire nella sua alimentazione piatti a base di verdure o succulente insalate.
Il budino di riso è un dolce tipico toscano dal gusto delicato che insieme ai ricciarelli, i cavallucci ed il castagnaccio si perde nella memoria popolare della città medievale dal palio più noto in Italia: Siena. Si tratta di un piatto semplice e buono, come molte tradizioni di questa regione.
Oggi come ieri, questa pietanza si presta bene come allegra merenda per i bambini visto il suo contenuto non molto ricco di calorie, o come dessert da gustare accompagnato con un buon vino liquoroso. La preparazione non è complessa, ma richiede comunque una certa attenzione soprattutto nella delicata fase della cottura.
Pellegrino Artusi, padre delle pubblicazioni sulla cucina italiana, ebbe non poche difficoltà per veder stampato il suo libro ‘La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene’. L’avreste mai creduto?
In un’epoca in cui è tutto un germogliare e rivaleggiare di libri libretti e librettini che parlano di cibo (con quale competenza non sempre sappiamo) è piuttosto difficile immaginarlo.
Eppure lo dice proprio lui, nella ‘Storia di un libro che assomiglia alla storia di Cenerentola’ prefazione dell’opera, alla sua 18a edizione (e parliamo del 1914!). ‘Questo è un libro che avrà poco esito’ aveva sentenziato, con gran dispiacere dell’autore, un noto editore. Stampato infine a spese dell’autore, fu addirittura schernito, come capitò a Forlimpopoli, paese natale dell’Artusi, nel corso di una ‘gran fiera di beneficenza’.
E invece il libro ottenne un successo grandissimo nel corso dei decenni fino a oggi.
Vedi giudizio uman come spesso erra commenta l’Autore.
Un libro che dà della cucina del tempo un quadro preciso e che riletto, pur nella sua prosa solenne, non perde di attualità, ma magari fa sorridere e sognare. Sognare un’epoca in cui, in barba al colesterolo e ai molti consigli di sobrietà elargiti spesso dal nostro Autore, i FRITTI, proprio loro, sempre vilipesi e additati al pubblico ludibrio quali responsabili di infinite nequizie ( a cominciare…dai brufoletti!), godevano di grande popolarità. Ne ho contati più di sessanta!
Abbiamo, per esempio: crocchette, crocchette d’animelle, crocchette di riso semplici, crocchette di riso composto…testicciuola d’agnello fritta (che ve ne pare?), frittelle di tondone (?), crescioni, granelli fritti, donzelline, pallottole di semolino…e nel mio libro mancano alcune pagine!!!