
“Popcorn” Cajun, dalla Louisiana a ritmo di blues


Come già vi dicevo giovedì scorso, noi sommelier tendiamo ad essere un pò refrattari ai vini siciliani che vanno per la maggiore nei wine bar, nelle enoteche e nelle riviste. Cerchiamo preferibilmente altri vini che esulino dal classico concetto del vino frutto rotondo e caramelloso e scegliamo, appunto da snob mi autoaccuso!, vini che mettano in luce altre caratteristiche di questa terra benedetta da Bacco come poche altre. Tra i rossi infatti personalmente sono sempre alla ricerca di vitigni alternativi al classico nero d’avola in quanto spesso i produttori lo utilizzano “alla merlot” per ottenere vini molto facili e immediati. Non mancano esperimenti in uvaggio (ovvero mescolando) del Nero d’Avola con uve internazionali come Cabernet e Merlot ma in genere se proprio dobbiamo bere Nero d’Avola allora andiamo a cercare produttori di Eloro (magari sottozona Pachino) che è la zona DOC originaria del Nero d’Avola (Avola si trova proprio in questo angolo della Sicilia). In questa zona per esempio i vini di Curto sono sempre molto affidabili come il loro Fontanelle DOC Eloro 2004.

Ma come viene prodotto il casu marzu? Il formaggio con i vermi viene ottenuto, in modo del tutto naturale, attraverso le larve della mosca casearia, la Phiophila casei, un insetto che, deponendo le uova nella forma di pecorino, dà vita a tante larve che si cibano della forma del formaggio stesso, traendone nutrimento. Il sapore che si ottiene è molto pungente, piccante e originale e i produttori sardi hanno richiesto all’unione europea la tutela del marchio DOP per le forme di formaggio prodotte con il pecorino o con il fiore sardo.
In realtà questo tipo di formaggio non è solamente conosciuto in Sardegna ma molte sono le zone d’Italia che hanno prodotto il formaggio con i vermi. Il metodo tradizionale sardo di produzione del casu marzu prevede queste tappe:







Le cipolle non sono soltanto un condimento, si prestano anche ad ottime preparazioni che sono dei veri e propri piatti molto saporiti. Se volete rendere le cipolle meno acri e più digeribili, immergetele già affettate nell’acqua o aggiungendo un po’ di zucchero durante la cottura. Consumate cotte, infatti, le cipolle conservano in gran parte alcune delle loro proprietà; sono però controindicate, specialmente se crude, per chi soffre di iperacidità e di ulcera gastrica.
La cipolla possiede molte virtù benefiche: l’azione antibiotica del suo succo, applicato esternamente, è stata dimostrata su vari batteri cause di infezioni della pelle; è espettorante, dato che lo sciroppo di cipolla con un po’ di miele è un rimedio ideale per le affezioni respiratorie, mentre il brodo di cipolla decongestiona la faringe ed è molto utile in caso di tonsillite. Ha anche valore d’ipotensore, diuretico, depurativo: si consiglia a chi soffre di trombosi perché fluidifica il sangue e ne facilita la circolazione. E’ vermifuga ed ipoglicemizzante: abbassa cioè il livello di glucosio nel sangue permettendo di ridurre le dosi di insulina o di farmaci specifici.

Adesso mi attirerò un po’ di antipatie, ma approfittando della grandissima e meritoria manifestazione di degustazione vino organizzata da Andrea Formigli della Vinoteca Al Chianti, domenica scorsa ho utilizzato la domenica di sole fiorentino per andare ad assaggiare qualche vino interessante. Come sempre in questi eventi il numero delle etichette altissimo (ben TRECENTOSETTANTADUE) scoraggia un assaggio casuale dettato dalle voglie del momento, ma esige una certa programmazione. Avendo a disposizione già da qualche giorno il catalogo dei vini presenti, ho deciso che mi sarei concentrato sulla Sicilia, soprattutto perchè in genere di questa regione si trovano solo banali e scontatissimi Nero d’Avola che mirano solo a solleticare il naso con profumi dolci e fruttati molto intensi e ammalianti ma che presto stancano, soprattutto per la poca duttilità nell’abbinamento cibo-vino.
Per i bianchi invece il problema semmai sono vini un po’ troppo alcolici e giocati sempre sul frutto giallo/fiore giallo (ginestra e pesca in genere) da uve grillo e inzolia o chardonnay pesanti e ricchissimi di profumi tropicali spesso un po’ stucchevoli.
Invece domenica scorsa ho trovato a distanza di pochissimi assaggi, anzi praticamente accanto come vedete dalla foto, 4 esempi di vino bianco siciliano da prendere a modello per non stancare i palati sempre più esigenti.

Per preparare questa ricetta in cui la carne viene cotta molto velocemente, è preferibile scegliere dei tagli molto teneri e non fibrosi, come il filetto oppure il roast beef. Per avere un sapore più ricco possiamo inoltre sostituire il manzo con la carne d’agnello. Per i fagiolini, essendo fuori stagione, è preferibile usare quelli surgelati, oppure altre verdure, come zucchine, cimette di cavolfiore o broccoletti.
Questo piatto, nominalmente considerato un primo, rappresenta in realtà un perfetto piatto unico, adatto ad un pasto di mezzogiorno o ad una cena leggera, e può anche costituire un’originale alternativa alla spaghettata di mezzanotte!