Biscotti all’arancia, cannella, vaniglia…ecco un’idea per i regali di Natale

TEMPO: 60 minuti | COSTObasso | DIFFICOLTA’bassa

VEGETARIANA: SI | PICCANTENO | GLUTINESI | BAMBINI: SI


Nel paese in cui vivo c’è un negozio, oserei chiamarlo di “nicchia, in cui è possibile trovare delle cose un po’ particolari.

E’ una gastronomia ma, nei bellissimi ed ordinati scaffali, è possibile trovare dei prodotti veramente insoliti come ad esempio il pepe di Sichuan, dei sali dall’aroma affumicato con un sentore di curry e vari infusi che di solito si trovano in erboristeria e così via….

14,15 e 16 novembre: la “V Sagra degli antichi sapori” a Montemaggiore Belsito (Pa)

Palermo e i sapori di una volta: il capoluogo siciliano celebra nei prossimi giorni la tradizione gastronomica tradizionale con un evento appostamente dedicato a quei cibi che fanno ormai parte del bagaglio culturale italiano. E’ prevista per i prossimi 14,15 e 16 novembre a Montemaggiore Belsito la “V Sagra degli antichi sapori”, in programma negli spazi adiacenti a piazza Roma. Un modo per dare il giusto spazio alla cultura locale, valorizzandone le peculiarità gastronomiche dell’entroterra.

Gnocchi al vino bianco

TEMPO: 15 minuti | COSTO: basso | DIFFICOLTA’: bassa

VEGETARIANA: SI | PICCANTE: NO | GLUTINE: SI | BAMBINI: NO

Un modo diverso per preparare gli gnocchi? Al vino bianco. La ricetta degli gnocchi al vino bianco l’ho trovata su una rivista nella sezione menù rapidi, l’ho vista e sono andata subito a provarli; risultato: eccellente. Solo 15 minuti di tempo per la preparazione e il sapore è davvero gustoso. Magari poco adatto ai bambini ma, per loro, molte sono le ricette che consigliamo quasi quotidianamente.


Gnocchi al vino bianco

Ingredienti per 4 persone:

farina g 150 |pangrattato g 100 | parmigiano grattugiato g 50 |burro g 20 |un uovo |un tuorlo |vino bianco secco dl 0,5 |2 spicchi d’aglio | 6 foglie di salvia|cannella in polvere | sale e pepe

Marmellata di cipolle

TEMPO: 60 minuti | COSTO: basso | DIFFICOLTA’: bassa

VEGETARIANA: SI | PICCANTE: NO | GLUTINE: NO | BAMBINI: SI


Ecco qui una marmellata di cui, fino a poco tempo fa, non conoscevo l’esistenza.

Mi sono infatti imbattuta in edicola, in uno di quei manuali che insegnano a preparare queste conserve “strane” come le ha definite un amico a cui le ho regalate e che le ha mangiate a quattro palmenti.
Marmellate che costano care ma che fatte in casa, a seconda degli ingredienti, costano poco ma danno molta soddisfazione.

Masala, trionfo di cumino, coriandolo, zenzero, curcuma & Co.

Si potrebbe affermare che i masala sono il marchio di fabbrica della cucina indiana. Se spesso sono le spezie a conferire ai piatti la loro unicità e la loro identità geografica, i masala (miscele di spezie) sono responsabili degli aromi e dei sapori della cucina indiana. Alla base di questi preparati ci sono spezie più o meno comuni quali il peperoncino, il cumino, il coriandolo, lo zenzero e la curcuma.

Tra queste la mia preferita è forse quest’ultima: ha un sapore delicato e se conservata nel modo sbagliato perde le sue qualità in breve tempo; in India viene utilizzata anche per conferire al volto delle donne un colore dorato in occasione di particolari cerimonie. Dalle parole dello splendido libro “La maga delle Spezie” di Chitra Banerjee Divakaruni:

” Il giorno della curcuma, invece, è la domenica, quando la luce gocciola burrosa nei barattoli di latta che se ne imbevono fino a splendere.” Mi avvicino a lei e sento subito l’odore della curcuma, anche se mi ci vuole un attimo prima che il cervello ne registri l’aroma sottile, lievemente amaro come quello della pelle e quasi altrettanto familiare. Tilo mi invita ad accarezzarne la superficie con la mano: “Lascia che la polvere gialla ti infarini il palmo e i polpastrelli: è polvere d’ala di farfalla.” Poi anche lei fa scivolare il palmo della mano sulla superficie serica della spezia e l’avvicina al volto, strofinandosi le gote, la fronte e il mento. “Per millenni prima dell’inizio della storia, le spose – e le fanciulle che aspiravano a maritarsi – hanno fatto lo stesso. È la spezia della bellezza, più soffice del raso. Se la tengo tra le mani, la curcuma mi parla, con una voce di crepuscolo che riecheggia l’inizio dei tempi. La curcuma, chiamata anche halud, giallo, il colore dell’alba e dello squillo delle conchiglie suonate sul far del giorno. La curcuma capace di conservare, di mantenere sano il cibo in una terra di calore soffocante e di fame. La curcuma, spezia della fortuna, spalmata sulla fronte dei neonati in segno di buon auspicio e strofinata lungo gli orli dei sari nuziali”


I masala della cucina indiana

Ingredienti per piccole quantità:

Zuppa belga: insalata, pancetta e un pò di cannella

Al ritorno dalle ferie estive abbiamo bisogno, chi più e chi meno, di purificarci e di rimetterci in forma e questa la zuppa belga fa al caso nostro. Il nome ci fa già capire la provenienza, molto diffusa per le stradine ed il centro di Bruxelles, è capace di scaldare anche i più freddolosi.

Zuppa belga (ingredienti per 4 persone)

500gr di insalata belga
50gr di pancetta affumicata tagliata in un solo pezzo
40gr di burro
una cipolla
un cucchiaio di farina
un dado da brodo
un formaggio caprino
un pizzico di cannella in polvere
un tuorlo
4 fette di pan carré
una presa di sale
pepe

Cinnamon rolls, ovvero i rotolini alla cannella

Cinnamon Rolls: ecco un dolce che ho dovuto imparare a fare in casa molto in fretta, vista la passione dei miei figli per questi rotolini alla cannella, una specie di briosche ripiena e arrotolata su se stessa come uno strudel. Sono molto popolari qui a Montreal, si vendono a peso d’oro… o quasi!

E pensare che io non amo particolarmente la cannella, ma devo ammettere che in questo dolce, specialmente se si aggiungono delle mele cotte nel ripieno (invece di uvetta e noci), la cannella ci sta proprio bene.

Il vin brulè: una dolce bevanda dalle origini molto antiche

Chi non adora il vin brulè? Questa bevanda, servita rigorosamente calda a base di vino rosso (brulè significa infatti vino bruciato), diffusa prevalentemente per riscaldarci durante le serate invernali o comunque ogni volta che il freddo stenta ad andarsene, ha numerose proprietà benefiche: è corroborante, riscaldante e disinfettante, per questo viene adottato come cura contro il raffreddore. Ma non solo! Poeticamente il vin brulè riscalda anche gli animi; molti infatti gli artisti di strada che negli anni passati sulle strade parigine si accompagnavano ad un bicchiere di caldo vino dolce. Pare che il vin brulè sia una bevanda molto antica e che la sua nascita sia da attribuire ai frati, esperti conoscitori di erbe e spezie, che nei conventi si dedicavano anche alla preparazione del vino. Realizzarlo non richiede grandi abilità e, anche se non siete dei cuochi perfetti, il risultato non mancherà ad arrivare.

Vin Brulè ( dose per circa ½ lt)

Cannella, noce moscata, pepe, peperoncino e tante altre spezie

Entrano nelle più svariate ricette in quantità quasi sempre piccolissime, eppure molto spesso conferiscono alle preparazioni quel certo non so ché grazie al quale un insieme di ingredienti elaborati nella cucina casalinga raggiunge la dignità di un piatto di alta scuola gastronomica. Molte spezie ci sono familiari, altre sono meno popolari: ecco qualche notizia per conoscerle meglio.

Cannella: venduta in polvere o in bastoncini (costituiti dalla sottile corteccia del cinnamomo arrotolata su se stessa), entra nella preparazione di moltissimi dolci, in particolare di quelli a base di mele, oltre che in confetture, composte e bevande, quali la sangria e il vin brulé. Rientra tra gli ingredienti del curry, miscela di spezie tipica della cucina orientale, che si utilizza in un grande numero di piatti salati.

Noce moscata: indispensabile nella besciamella, è un ingrediente ricorrente in moltissimi ripieni di agnolotti, ravioli, cannelloni, torte salate e salse per carni o pesci. Spesso usata anche per conferire un tocco aromatico a dolci e bevande, è una spezia molto delicata, da grattugiare all’ultimo momento perché il suo profumo non vada perso.

Un dolce Pasquale che arriva dalla Campania, la Pastiera

I dolci della tradizione Pasquale in Italia sono molti e diversi in ogni regione. Ma un dolce che è particolarmente apprezzato in tutto lo stivale tipico della cucina Campana è indubbiamente la Pastiera.

La Pastiera è un dolce talmente amato dagli italiani che, girando tra i supermercati, ho notato che una nota casa produttrice di dolciumi ha pensato, addirittura, di produrla e venderla confezionata.

Cose da non credere! Ma per chi preferisce i gusti freschi e genuini dei prodotti fatti in casa, con ingredienti scelti e di prima qualità eccovi la ricetta per fare in casa un ottima Pastiera.

Torta mimosa per la festa della donna

Nel 1946 l’ Unione Nazionale Donne scelse come fiore simbolo la mimosa; i motivi furono diversi: per il suo colore giallo brillante, per il suo profumo delicato e nello stesso tempo intenso, per la rapida fioritura nel mese di marzo. Da qui l’ usanza da parte degli uomini di regalare alle donne mazzetti di mimosa e parte sempre da qui la realizzazione del dolce tipico della festa delle donne, la torta mimosa appunto. Stiamo ben attenti però: la mimosa è un fiore molto velenoso e la dizione mimosa proviene dal pan di spagna sbriciolato e posto a mo di fiori di mimosa. Molte le ricette per questo dolce ma Ginger vi consiglia la versione più classica e senza varianti.
Torta mimosa (ingredienti per 6/8 persone)
    Per il pan di spagna
  • 6 uova
  • 180gr di zucchero
  • 75gr di farina
  • 75gr di fecola
  • un pizzico di sale
  • Per la crema pasticcera
  • 500gr di latte
  • 4 tuorli
  • 100gr di zucchero
  • 25gr di farina 00
  • scorza di limone
  • cannella, vaniglia (facoltativi)
  • Per la panna montata
  • 200gr di panna da montare
  • 50gr di zucchero a velo
  • Rhum o succo di arancia per bagnare il pan di Spagna

Coniglio al cioccolato: tra leggenda e verità

In tazza, in tavolette, in barrette, ripieno; come base per la preparazione di dolci, soprattutto, ma anche ingrediente di piatti salati, il cioccolato unisce in un magico unicum profumi e gusti che sanno ad un tempo inebriare, addolcire e affascinare.

A sviluppare la coltivazione dell’albero del cacao furono, intorno all’anno Mille, i Toltechi, successori dei Maya. Di nuovo il mito vuole che ad insegnare al popolo tolteco le raffinatezze dell’utilizzo del cacao, sia stato il re-sacerdote Quetzalcoatl.

Venerato e amato per questo, Quetzacoatl era però odiato dall’invidioso e potente stregone Tezcatlipoca. Costui riuscì a far bere al re un filtro, che lo rese pazzo. In preda alla follia, Quetzacoatl fuggì in mare su di un’imbarcazione che altro non era che un groviglio di serpenti.