Il panettone: Un dolce autentico della festa natalizia

Il nostro paese, così ricco di ricette regionali, ha 1000 dolci per le feste. Molti manicaretti si trovano purtroppo solo nelle zone d’origine, o poco più. Il panettone, il un dolce tipico della tradizione milanese, in Italia può essere senza dubbio considerato il dolce più importante del Natale, nelle sue varie declinazioni, dalla classica alle più fantasiose, visto che, per diffusione ormai non manca nelle tavole di nessuna delle regioni italiane.

E’ il diretto successore del “pane grande“, ricco di frutta, uvetta, spezie, canditi e miele che veniva usato nei riti cristiani. Si narra che per facilitarne la lievitazione, le donne, tracciavano con la fede nuziale una croce sull’impasto. Esistono più storie sull’origine del panettone, a noi di Ginger & Tomato piace raccontare questa:

Siamo nell’epoca degli Sforza e dei Visconti, alla corte del Duca Ludovico è aria di festa a palazzo siamo prossimi alla vigilia del Natale. Dopo una gran banchetto tra musiche e danze è il momento del dolce che corona non solo la serata, ma anche il lavoro eccelso del capo cuoco. Per questa occasione il cuoco aveva preparato un dolce speciale che però, malauguratamente, si era bruciato.

Come rimediare a questo disastro? Se il Duca avesse solo immaginato avrebbbe punito con una pena tremenda il povero cuoco. Da dietro i fornelli si avvicinò Toni, il piccolo sguattero che propose di usare il suo dolce confezionato con gli avanzi di quello bruciato con l’aggiunta di alcune uova un pò di zucchero, un pizzico di uvetta e dei pezzetti di cedro. Un dolce modesto preparato qualche volta per allietare la sua umile famiglia, che con molto riguardo offrì al capo cuoco. Questi, inizialmente diffidente, prese questo dolce ben confezionato con una grande cupola racchiusa da una crosta bruna e lo collocò su un grande piatto dorato, poi lo fece portare nella sala del festino. Un grande applauso salutò l’apparizione del dolce, la duchessa inebriata dal profumo soave, fece il primo taglio ed in un batter d’occhio non rimase più neanche una sola fetta. Il Duca in persona volle complimentarsi con il capo cuoco e il piccolo sguattero, a sua volta sbigottito si rifugiò in cucina.

A distanza di poco tempo la verità emerse e “el pan del Toni” indicava un nuovo dolce, dal sapore piacevolissimo che nel tempo si trasformo in “Panetton“.

Il “gran bollito”, come vuole la tradizione piemontese…

I Piemontesi lo chiamano “il gran bollito” e sono i depositari dell’autentica ricetta: 7 tagli di manzo e di vitello, altrettanti “ornamenti” come la lingua, la testina, il cotechino, la gallina, la coda, la zampa, il tutto accompagnato da almeno tre verdure (carota sedano e cipolla) più tre salse, dette “bagnet”.
Per i palati più “semplici” possiamo ridurre il numero dei pezzi, basta non tralasciare nessun tipo di carne (manzo, vitello, maiale e pollo) e seguire sempre la regola essenziale: immergere la carne in acqua bollente per poi farla cuocere lentamente per ammorbidirne le fibre… alla fine ne rimarrà comunque un brodo estremamente gustoso!

Stuzzichini per cominciare in modo piccolo, semplice e colorato

Piccoli, semplici, colorati, arricchiti da aromi e ortaggi di stagione: così si presentano i bocconi che aprono una serata importante come per esempio quella di Natale: rustici e al tempo stesso eleganti.

Quattro idee dove possiamo abbinare il formaggio con gli ingredienti più disparati: non solo le pere, con il proverbiale cacio infatti, si sposano anche i funghi, erbe e confetture!
Abbinamenti originali che danno vita a golosi stuzzichini da servire come antipasto o in un buffet.
Ricordiamoci che la semplicità è vincente: accostiamo al formaggio un solo ingrediente o completiamo con aromi, frutta secca o miele.

Come base, oltre al pancarrè, ci si può sbizzarrire con pane nero, cubetti di polenta, fette di patata o di zucca lessate, fettine di mela o di pera.
Per accompagnare gli stuzzichini possiamo offrire un’alternativa al vino servendo una birra rossa leggera, succo di mela o d’uva oppure un centrifugato di verdura tipo “gazpacho”.

La Cassata Siciliana, matrimonio in bianco tra ricotta e frutta candita

E’ il dolce per eccellenza, una prelibatezza che non conosce vie di mezzo: o la si odia o la si ama appassionatamente. E’ sicuramente impegnativa, sia per la preparazione che per il consumo, vista la ricchezza degli ingredienti e l’elevatissimo apporto calorico.

Si può dire che certamente la cassata è il dolce che più di tutti racchiude in sé il patrimonio gastronomico apportato da dominazioni e da culture diverse da quella italiana. La ricetta della cassata è stata tramandata attraverso i secoli raccogliendo via via nuovi ingredienti, applicazioni di nuovi metodi, usi e esperienze diverse; qualunque civiltà sia passata in Sicilia ha lasciato tracce di sè in questo dolce meraviglioso e opulento.

L’origine del nome è dato dall’arabo “quas’at”, cioè “ciotola”, il recipiente rotondo nel quale veniva cotta la Cassata, ma potrebbe anche derivare dal latino “caseum”, formaggio, di cui è composto il ripieno.

Il primo a cimentarsi in questa preparazione è stato, a Palermo nell’anno 1000, nel periodo della dominazione araba, il cuoco dell’Emiro della Kalsa. La cucina saracena usava ingredienti fino ad allora sconosciuti nel territorio siciliano: la canna da zucchero, il limone, l’arancia amara, il mandarino; fu facile unirli alla ricotta, che veniva prodotta in Sicilia già dai tempi della Preistoria, assieme alle spezie e agli aromi, sempre portati dagli Arabi. In principio fu solo un involucro cotto al forno di pasta frolla ripiena di ricotta, zucchero, agrumi e aromi , e questa versione essenziale esiste ancora e si chiama , appunto, Cassata al forno. Dopo gli Arabi arrivarono i Normanni, e fecero conoscere la lavorazione della Pasta reale, o pasta di mandorle, e allora questa pasta sostituì, arricchita di altri aromi e coloranti naturali, l’involucro di pasta frolla usato fino ad allora, e la Cassata divenne definitivamente una preparazione a freddo.

Lo Zenzero, spezia antica per palati moderni (con qualche indicazione per l’omino di pan di zenzero)

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Forse a qualcuno è capito di vedere nel banco delle verdure fresche al supermercato questa strana cosa…che assomiglia a una patata bitorzoluta. Questo è lo zenzero, un’antica spezia originaria dell’Asia Minore che da anche il nome al nostro Blog, GINGER, l’inglese per zenzero, appunto. Già anticamente era utilizzata come rimedio antinausea dai navigatori cinesi e anche oggi viene utilizzata nella preparazione di tutti quei medicinali che combattono la nausea da viaggio. I romani invece preferivano l’uso in pasticceria mentre gli orientali ne sfruttavano le proprietà benefiche insaporendo carne e pesce. Per gli appassionati ecco una selezione di ricette giapponesi a base di zenzero.

Ma sapevate che, oltre agli usi alimentari, lo zenzero è prezioso anche nella cura del corpo? Infatti grazie alla presenza di sostanze antiossidanti combatte i radicali liberi che causano l’invecchiamento dei tessuti, una sorta di elisir di giovinezza; inoltre stimola le ghiandole surrenali proteggendo l’organismo dallo stress e dall’affaticamento e secondo i cinesi sarebbe anche in grado di rafforzare le energie maschili e di combattere l’impotenza. E’ anche indicato come rimedio contro gonfiori di stomaco e acidità gastrica. In questo articolo del portale di Donna Moderna potrete trovare una serie di consigli “a base di zenzero” che vi permetteranno di ottenere benefici contro diversi malori.

Nonostante la moda dello zenzero stia arrivando anche in Italia, è ancora raro trovarlo nei supermercati tra i prodotti freschi. Nel caso però vogliate provare le sue doti “miracolose” è possibile recuperarlo nei negozi di cibi orientali in forma essiccata, in polvere o intero.

Cena a tema: Halloween e i Ravioli di zucca

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Halloween è una festività che ha preso piede da noi da qualche anno. Ha avuto una larga diffusione anche per il suo carattere “dissacrante” che contiene, con le sue mascherate e l’ironia su tutto ciò che è macabro e associato all’idea di morte, che ha portato una ventata di gioiosa festa in un evento che in Europa era associato al rituale di Ognissanti.

Trasformata la ricorrenza in festa si fa presto ad abituarsi alle serate a tema nei locali, alle zucche da svuotare e da riempire con le candele e ai tanti allegri fantasmini che girano per le case in cerca di caramelle. Ma l’innovazione non dovrebbe mai schiacciare la tradizione. Anche Halloween può essere l’occasione per riscoprire usanze o piatti della nostra storia che magari giacevano colpevolmente dimenticati. E’ decisamente il caso delle primi piatti a base di zucca, molto presenti nella cucina locale di molte regioni e che in queste giornate, tra scheletri e ragnatele finte, godono una seconda giovinezza.

A tutti i nostri lettori va un augurio di buone festività, magari gustando un abbondante piatto di TORTELLI DI ZUCCA.