Lenticchie e cotechino, fine anno in un crescendo di fortuna e prosperità (almeno così si dice…)

Si avvicina il cenone di Capodanno ed immancabili sono i riti legati alla cucina per iniziare nel modo migliore il nuovo anno, cercando di assicurarsi fortuna e prosperità.
Iniziando dalle prime portate, già di per se simboliche, in quanto ricche e generose come i tortellini o le altre paste ripiene, tutte le portate della cena di capodanno sono all’insegna della ricchezza e dell’abbondanza che si desidera avere per l’anno a venire.

Le tradizioni di buon auspicio sono tante, ma la più celebre è sicuramente quella di mangiare le lenticchie prima di brindare al nuovo anno, per garantirsi, secondo le credenze popolari, un anno ricco di successo e denaro. Le lenticchie sono, infatti, considerate da sempre portafortuna, simbolo di abbondanza, benessere e prosperità. Stesso significato viene dato ai chicchi d’uva freschi o di uva passa. In Spagna la nochevieja, ovvero l’ultimo giorno dell’anno, si saluta con un chicco d’uva per ognuno degli ultimi 12 secondi che mancano allo scoccare della mezzanotte.
Un altro rituale, già in pratica al tempo dei Romani, è quello di offrire le “streae” (strenne), fra cui, un rametto d’alloro, fichi secchi e datteri, perché il nuovo anno porti con se dolcezza e vita.

Per concludere il lauto pasto che si usa consumare per questa ricorrenza, non possono che mancare i dolci tra i quali la frutta secca, specialmente le mandorle, simbolo del nucleo familiare e di fecondità, e la già citata uva passa. Un altro tipo di dolce legato alla fortuna è la carenza, una sorta di pan dolce in cui viene inserito nell’impasto una moneta, che premia il commensale che la ritrova nella sua porzione.

Tra le portate immancabili dell’ultima cena dell’anno vi è sicuramente lo zampone, l’usanza di servire questo piatto non è legata a nessun rito scaramantico, ma la tradizione, probabilmente medievale, fa si che la carne di suino sia la pietanza preferita per il banchetto di fine anno perché il sacrificio del maiale veniva fatto in prossimità di questo periodo.


Tra gli zamponi suggeriamo in particolare quello IGP, indicazione geografica protetta, di Modena. Lo zampone è un insaccato tipico modenese realizzato con cotenna e una miscela di carni suine: guancia, testa, gola e spalla tritate, salate e speziate e successivamente inserite nella pelle della zampa anteriore del suino, da cui prende la forma. Il vero zampone IGP si riconosce dal marchio di tutela che viene apposto sulle confezioni che riporta: il marchio del consorzio, la dicitura Zampone Modena, il simbolo della tutela IGP e gli estremi dell’autorizzazione ministeriale. Lo zampone, cotto e affettato, tradizionalmente è accompagnato da lenticchie, ma anche con fagioli in umido, puré di patate o spinaci al burro e Parmigiano Reggiano. L’alta percentuale di grassi contenuti nel prodotto, in particolare in quello artigianale, determina un elevato apporto calorico, circa 319 calorie per un etto di zampone, suggeriamo quindi di rispettare si le tradizioni, ma occhio a non esagerare, per non rimpiangere la silohuette che avevamo prima delle feste.

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