Il cheesecake, o torta al formaggio, pare nasca nell’antica Grecia come alimento che dava energia agli atleti. Oggi è conosciuto in tutto il mondo e ogni paese ha una variazione sul tema.
Nel nostro paese si è portati ad usare la ricotta, mentre in Germania il Quark, un formaggio morbido, bianco e fresco dalle origini curde. In Brasile lo arricchiscono con la marmellata di guavache che loro chiamano goyabada, in Giappone invece è talmente diffuso che, oltre a trovarlo in moltissimi caffè o pasticcerie, lo vendono persino tramite i distributori automatici!
Ma il record per il maggior numero di varianti del cheesecake lo detengono gli Stati Uniti: New York, Chicago, Filadelfia sono solo alcune delle città americane che hanno dato i natali ad un tipo di cheesecake.
Il cheesecake americano a base di cream cheese (crema di formaggio), nasce nel 1872 come variazione di quello a base del formaggio francese Neufchatel, fatto col latte vaccino ed originario dell’alta Normandia. Le sue varietà sono a dir poco infinite, a partire dal cheesecake classico con formaggio, panna e uova, passando da quello ai frutti di bosco per arrivare persino alla ricetta a base di tofu per i vegani. Personalmente credo che il “vero” cheesecake sia a base di philadelphia, per me questa versione rimane il must!
La torta sacher, la più classica e conosciuta torta al cioccolato, orgoglio delle konditorei (pasticcerie) dell’impero Austro-Ungarico, nasce con tutte le probabilità nel 1832 dalla fantasia di un apprendista chef incaricato di sostituire il suo maestro. E’ una torta amatissima nel nostro paese, ne esistono tantissime versioni (provate anche questa di una giovane amica pasticcera). Il giovane chef si chiamava Franz Sacher aveva solo 16 anni e lavorava come pasticciere alla corte del principe Matternich, a Vienna.
La ricetta oggi è golosamente custodita dall’Hotel Sacher, che ne produce artigianalmente 270.000 ogni anno. La sacher torte è protetta da marchio di fabbrica ed in nessun altra parte del mondo sono state concesse le licenze per produrla, anche se le sue imitazioni sono innumerevoli. La ricetta originale non prevede l’utilizzo di conservanti, ma solo prodotti naturali.
La torta sacher è composta da due strati di “pasta di cioccolato”, una specie di pan di spagna al cioccolato, ma più umido. Tra i due strati viene spalmata la marmellata di albicocche ed il tutto è ricoperto da una glassa al cioccolato, capace di far venire l’acquolina in bocca anche alla persona più restia.
A Vienna la sacher vi verrà servita accompagnata da panna montatae una tazza di tè. Per chi non potesse raggiungere la capitale austriaca ecco una delle tante ricette “tarocche” della sacher torte.(E’ anche possibile però ordinarla facendone richiesta al sito dell’hotel Sacher di Vienna)
Pellegrino Artusi, padre delle pubblicazioni sulla cucina italiana, ebbe non poche difficoltà per veder stampato il suo libro ‘La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene’. L’avreste mai creduto?
In un’epoca in cui è tutto un germogliare e rivaleggiare di libri libretti e librettini che parlano di cibo (con quale competenza non sempre sappiamo) è piuttosto difficile immaginarlo.
Eppure lo dice proprio lui, nella ‘Storia di un libro che assomiglia alla storia di Cenerentola’ prefazione dell’opera, alla sua 18a edizione (e parliamo del 1914!). ‘Questo è un libro che avrà poco esito’ aveva sentenziato, con gran dispiacere dell’autore, un noto editore. Stampato infine a spese dell’autore, fu addirittura schernito, come capitò a Forlimpopoli, paese natale dell’Artusi, nel corso di una ‘gran fiera di beneficenza’.
E invece il libro ottenne un successo grandissimo nel corso dei decenni fino a oggi.
Vedi giudizio uman come spesso erra commenta l’Autore.
Un libro che dà della cucina del tempo un quadro preciso e che riletto, pur nella sua prosa solenne, non perde di attualità, ma magari fa sorridere e sognare. Sognare un’epoca in cui, in barba al colesterolo e ai molti consigli di sobrietà elargiti spesso dal nostro Autore, i FRITTI, proprio loro, sempre vilipesi e additati al pubblico ludibrio quali responsabili di infinite nequizie ( a cominciare…dai brufoletti!), godevano di grande popolarità. Ne ho contati più di sessanta!
Abbiamo, per esempio: crocchette, crocchette d’animelle, crocchette di riso semplici, crocchette di riso composto…testicciuola d’agnello fritta (che ve ne pare?), frittelle di tondone (?), crescioni, granelli fritti, donzelline, pallottole di semolino…e nel mio libro mancano alcune pagine!!!
Da Modica a Torino, il gusto degli Italiani è unito dal cioccolato. Il cuore di tutto è racchiuso nel chicco di cacao, frutto originario del Messico, che nei secoli ha raggiunto le sponde di tutto il mondo. La leggenda Azteca narra che la nascita della pianta del cacao sia legata alla morte di una principessa che sacrificò la propria vita per non svelare ai nemici il nascondiglio del tesoro lasciatole dal suo sposo partito per la guerra. Dal sangue della giovane innamorata ebbe vita una pianta il cui frutto custodiva i semi di cacao: amari come la sofferenza, forti come la virtù e rossi come il sangue.
I primi chicchi di cacao furono importati dai dominatori Spagnoli intorno al 1519, ed è proprio durante la loro dominazione in Sicilia, che il cacao fu introdotto in Italia e precisamente nella “Contea di Modica”, la Contea più grande del Regno di Sicilia, dove si avviò la lavorazione artigianale del cioccolato che si è conservata fino ai nostri giorni.
La cioccolata divenne una tra le bevande più alla moda nelle “botteghe del caffè” della Venezia del settecento. Da allora la creatività dei maestri cioccolatieri di tutta l’Italia si è sbizzarrita. Così nel XVIII secolo, a Torino, prese forma il primo cioccolatino, inventato da Doret. Sempre a Torino nel 1852 nacque il celebre Gianduiotto, cioccolatino fatto con cacao e nocciole tritate e tostate.
Parlando di itinerari gastronomici oggi ci fermiamo in Canada, anzi in Québec. State attenti, perché rischiate di rimanere prigionieri dell’incantesimo
Tutto è cominciato nel Dicembre del 1980 quando, lei, Sarabeth riportò in vita una vecchia ricetta segreta di famiglia di una fantastica marmellata.
Da quel giorno, l’amore, la dedizione e la cura quasi maniacale per gli ingredienti e l’arte culinaria, l’hanno portata a creare dei veri e propri “regni” per la prima colazione nella città di New York.
Ogni mattina il rito dell’american breakfast si ripete sempre allo stesso modo. Caffè e spremute d’arancia freschissima, scones, muffin alla frutta, frittelle con sciroppo d’acero, french toast e crepes, torte e biscotti profumati.
Quando si parte per un viaggio a New York, avrete senz’altro lo zainetto pieno di guide che reclamano questo o quel locale, insieme a mucchi di foglietti scarabocchiati con i consigli di amici, parenti. Ignorateli. Prendete un taxi (o fate una passeggiata) e venite qui.
Per gli amanti del salato, l’esperienza si fa ancora più interessante: famose le eggs benedict con salmone, le uova superlative in ogni maniera, toast e tanti piatti che vengono serviti lungo tutto l’arco della giornata.
Nel negozio si vende tutto quello su cui l’occhio può cadere, barattoli di conserve di tutti i colori e formati, contenitori pieni di biscotti. Tra i nostri piatti preferiti, sicuramente morbidi pancake, frittelle americane, la cui ricetta è custodita gelosamente e per la quale Sarabeth non è certo famosa per niente.
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