Villanovetta di Verzuolo: seconda “Sagra del contadino” a base di bagna caoda e porchetta di Tarcisio

 

Verzuolo è un comune del piemontese in provincia di Cuneo: meno di 7 mila abitanti, all’ultimo censimento ne contava 6235. 26,20 kmq di superficie, 420 metri di altitudine, due frazioni – quelle di Falicetto e Villanovetta – e tre borghi – Chiamina, San Bernardo e Pomerolo. Collocato a 60 km da Torino e 25 km da Cuneo, le origini del paesino risalgono a tempi protostorici, come testimoniano alcune pietre incise risalenti all’età del Bronzo ritrovate sulla collina che domina l’abitato. Testimonianze di età romana e longobarda è con il Medioevo che Verzuolo comincia ad assumere una fisionomia propria e definita, diventando un nucleo urbano sviluppato sulle pendici della collina e ben articolato con chiesa, castello, ala del mercato, porta di accesso al borgo e una propria struttura comunale data dagli statuti.

Villanovetta sta appena sotto Verzuolo, con cui confina a nord, a sud con Piasco e Costigliole, a est con la Regione Chiamina e ad ovest col dorsale collinare. Caratteristica, in comune con altri centri, è stata la tendenza a svilupparsi lungo un asse stradale principale (l’antica via Maestra o “strada Soprana”, oggi via Griselda), dominato dalla chiesa parrocchiale, fattore primario della vita pubblica. L’apertura della parallela via C.V.Drago (l’antica “strada Sottana” o di Valle Varaita) risale al 1858-59. Gli elementi di forte richiamo turistico sono quelli tipici di una realtà periferica e tradizionalmente legata alle conquiste succedutesi nel corso degli anni: il mulino, senza più ruote da far girare, sopravvive oggi stentatamente con un modesto filo d’acqua che non ha neppure la forza di trascinare via i rifiuti inquinanti che vi vengono buttati, denunciando l’identità “negata” di un territorio trasformato e violato; il castello, la cui più antica notizia risale a una carta del 1278, quando il marchese di Saluzzo Tommaso I (1240-96) lo concesse in feudo con il paese ai Signori di Venasca; la casa comunale, demolita e sostituita in anni recenti; l’aia pubblica, punto di richiamo anche visivo, estensione di spazi chiusi e importanti come la chiesa e il municipio, luogo di riparo dalla pioggia, dalla neve e dal freddo per artigiani itineranti; la filanda, in grado di riassumere la tradizione industriale di Villanovetta, che risale al 1728 quando risulta già esistente un Filatoio con una macchina, poi salita a dodici nel 1752. In tale contesto, l’Associazione Turistica Pro Loco di Villanovetta in collaborazione con il comune di Verzuolo, la Comunità montana Valle Varaita, la Direzione Provinciale Coldiretti, e con il patrocinio della Regione Piemonte Direzione Turismo, Commercio e Sport, prende il via la seconda edizione della “Sagra del contadino” che si svolgerà nel giorni di sabato 8 e domenica 9 novembre lungo le arterie stradali di Villanovetta.

Nella serata di sabato, all’interno del Palatenda appositamente allestito, verrà servita la tradizionale cena a base di “Bagna Caöda” accompagnata da una Orchestra spettacolo. Tipico della cucina piemontese, originario in particolare delle Langhe e del Monferrato, la bagna caoda è un piatto a base di aglio, olio d’oliva ed acciughe salate. Per tradizione viene cucinato nel periodo della vendemmia, che coincide con l’autunno ed in inverno: una delle leggende sulla sua nascita vuole proprio che venisse preparato per togliere ai vendemmiatori il dolce, spesso quasi nauseante, dell’uva pigiata. Variegate le modalità di consumo: la si mangia solitamente intingendovi vari tipi di verdure di stagione (barbabietole cotte a vapore, specialmente cardi, cipolle cotte al forno, peperoni crudi o cotti, foglie di cavolo crude, topinambur. Un tempo si usavano solo cardi gobbi, tipici di Nizza Monferrato, i topinambur ed i peperoni conservati nella raspa (ciò che rimaneva del procedimento di vinificazione del grappolo d’uva) e la bagna càoda veniva consumata in maniera conviviale attingendo da un solo contenitore (pèila), posto al centro del tavolo.

Domenica 9 novembre a partire dal mattino si terrà l’esposizione dei prodotti eno-gastronomici e artigianali per tutta la giornata lungo le vie e le piazze del Paese. Novità per questa seconda edizione sarà il gemellaggio con le vallate del Levante Ligure, della vicina Francia e con le Pro Loco della Provincia che vorranno pubblicizzare i loro prodotti, le proprie manifestazioni e fiere. Divertimento assicurato per grandi e piccini con lo spettacolo itinerante “I giochi del tempo che fu” nel corso del quale, lungo tutto il pomeriggio, verranno proposti, presentati ed eseguiti 40 giochi del passato. Come contorno ci sarà un angolo riservato per le novità della meccanizzazione Agricola e lo spazio per promuovere le novità sulle ricerche per quanto riguarda la nuove colture. Nella circostanza, è prevista la degustazione dell’ottima porchetta di  Tarcisio.

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