Le intolleranze alimentari e le allergie


Le allergie alimentari? Sono un fenomeno sempre più diffuso, soprattutto tra i piccoli: secondo i dati diffusi all’ultima Giornata nazionale delle allergie alimentari, oggi ne soffre il 2% dei nostri connazionali adulti e il 6-8% dei bambini. Ma quali sono gli alimenti a rischio, e perché? E la tavola dell’estate richiede attenzioni particolari?

Allergia o intolleranza? Spiega il professor Passaleva : “le allergie sono causate da una risposta anomala del sistema immunitario. Quando mangia un alimento a rischio, il soggetto allergico produce in quantità eccessiva alcuni anticorpi, i cosiddetti IgE. Ed è proprio questa “iperproduzione” a innescare il rilascio di sostanze chimiche, come l’istamina, che causano i sintomi allergici: dall’orticaria, ai problemi intestinali, fino a manifestazioni più serie“.

Su Second Life il Tortello virtuale

Pensare che la cucina ere una delle poche delizie dello spirito che ancora non erano state intaccate dalla realtà virtuale! Non credevo possibile ricreare … che termine utilizzare … meccanicamente sapori e profumi, non tutti i sensi possono essere coinvolti dalla realtà parallela creata tramite i computer.

Mi sbagliavo, c’è chi non la pensa come me, com’è giusto che sia, e che ha scelto di promuovere i prodotti tipici della sua regione e del suo territorio tramite un mezzo molto pratico come internet, ma forse un po’ limitativo quando si tratta di far conoscere il gusto, che sicuramente non può esser trasmesso tramite una comune e-mail!

Di chi si tratta? Dell’Assessore al Turismo e all’innovazione del Comune di Parma, che ha deciso di organizzare su internet la tortellata di San Giovanni, tradizionale festeggiamento che nei comuni della Provincia di Parma si celebra con cene all’aperto a base di tortelli, mangiando sotto le stelle, senza nessuna protezione, per prendere la rugiada sulle spalle, segno di buona fortuna per il futuro.

Quella musica dal sapore di vino


Uno studio scozzese dice che bere alcuni tipi di vini ascoltando determinati brani musicali, ne esalta il gusto. Anche del 60%. Jimi Hendrix quando beve Cabernet Sauvignon, Robbie Williams e Tina Turner per lo Chardonnay, Puccini e Enya per degustare un Sirah. E per finire: “Sitting On The Dock Of The Bay” di Otis Redding o “Easy” di Lionel Ritchie per assaporare il Merlot.

È la “carta musicale dei vini“, risultato di una ricerca condotta da alcuni ricercatori scozzesi secondo cui ascoltare musica ha effetti sul gusto che proviamo bevendo vino. Spiega Adrian North del dipartimento di psicologia applicata dell’Università di Edimburgo:

Wellness Cucina, come distendersi tra i fornelli

Da sempre sono un accanito sostenitore della teoria dello stare bene in cucina per star bene con se stessi! In che senso? Mi spiego meglio: per vivere, per legge di natura, siamo obbligati a nutrirci, mangiare diventa quindi routine, la stessa operazione da compiere due volte al giorno. Bene! Molte persone vivono l’appuntamento con la tavola in questo modo: come cosa necessaria da fare ma senza piacere.

Niente di più triste, per quel che mi riguarda, il pasto è un rito giornaliero, un appuntamento che si rinnova giorno dopo giorno, che va pregustato fin dal momento della preparazione del cibo, circondandosi in cucina di oggetti ed utensili dalle forme e dai coloro accattivanti e piacevoli, e quando se ne ha l’opportunità di amici che contribuiscono alla realizzazione del pasto.

Insomma credo che l’approccio che si debba avere nei confronti del cibo debba partire dalla cucina, quindi dalla preparazione del piatto che deve essere cucinato con allegria, pensando: visto che debbo nutrirmi per vivere, perché non farlo in modo piacevole?

La tutela della cucina italiana e il culmine della parodia del mangiare italiano


Una gran veduta della campagna senese, una torre medievale si riflette nell’insegna di un ristorante, cesti di verdura all’aria aperta in un mercato di paese, le mani sapienti di un cuoco versano olio d’oliva…
Ecco, tutti gli ingredienti tipici che nell’immaginario mondiale veicolano qualità e produzione tipica dell’Italia, della Toscana. Il riassunto del viver bene “all’Italiana”.
A vederli così accostati pensiamo subito ad uno spot, ad una pubblicità. E’ vero. Siamo così avvezzi alle operazioni di marketing che accostano con disinvoltura questi simboli dello stile enogastronomico italiano ad una zuppa pronta, ad un vino in cartone, ad un condimento liofilizzato, da fare per primi l’associazione. Fin qui niente di nuovo.
Segno dei tempi, si dice. La massaia del XXI secolo deve trovare prodotti compatibili con la velocità della vita modernamente intesa. Poco importa se una delle principali lezioni della cucina è proprio quella di avere più tempo, di rallentare, di prendersela comoda. La massaia ci si rispecchia, in quell’immagine, che accosta un prodotto fresco, ad un surrogato in polvere. E anche noi, in fondo, ci siamo (quasi) arresi a trovarlo normale.
Che c’è di nuovo dunque, in questa riflessione? Mica penserete di rubarci l’attenzione con una trita discussione sulla liceità di sfruttare le immagini cardine della tradizione del belpaese come strumento di marketing? E’ roba vecchia, questa. E avete ragione, datemi solo il tempo di spostare la nostra riflessione sui limiti, di questa disinvolta comunicazione.

Visi rugosi di un antico villaggio di pescatori per promuovere un tubetto di pasta d’alici?

Banale, come sorprenderci per una lezione pubblicitaria degli anni 60′.

Famiglie contadine immerse in campi di grano che mangiano merendine in pacchetti di plastica?

Così ovvio da sembrare consuetudine…
Fin dove può spingersi dunque, la pubblicità per svegliare finalmente la nostra incredulità?
Basterà, per dire, usare una riproduzione bucolica di “campagna senese, cesti di verdure e torri medievali” per pubblicizzare una scatola di cibo per cani? Potrebbe questa eventualità scuoterci fino a provocare una reazione?
L’immenso patrimonio di sapori millenari, di antiche famiglie, di segreti tramandati per “spingere” dei bocconcini marroni in una bava unta che emanano un odore da svenire?
Non c’è bisogno di immaginarlo, perchè questo è quello che è già successo. La foto in apertura (strappata da una rivista americana al volo da una nostra lettrice) pubblicizza proprio CIBO PER GATTI.

La nuova Red Bull simply cola. Bidone o vera novità tutta naturale?


Sarà presentata oggi a Roma in un party appositamente creato per il lancio del prodotto, l’ultimo nato in casa Red Bull, nota azienda leader nel campo degli energy drink. Dopo Red Bull Original e Red Bull sugar free, ecco ci siamo, anche Red Bull simply cola. In Italia dal 9 di aprile, ma ancora decisamente poco conosciuta, come dice il nome, confermato ovviamente dal sito ufficiale, la nuova cola della Red Bull sembra davvero essere un prodotto tutto naturale, fatto solamente con noci, foglie di cola e caffeina prodotta in modo naturale, con l’aggiunta di qualche aroma come vaniglia, cannella, zenzero, lime ad altri aromi (sempre naturali!).

L’operazione di marketing del nuovo prodotto vede coinvolti, per ora, solamente sette paesi: oltre all’Italia la nuova Red Bull simply cola la trovate anche in Inghilterra, Svizzera, Austria, Irlanda, Russia e, ovviamente, Stati Uniti. Ma c’era davvero bisogno di una nuova cola? C’è da dire che la Red Bull non se la sta passando affatto bene negli Stati Uniti, vi basti sapere che nel campo degli energy drink è stata soppiantata da un altro colosso, la Monster Energy, pertanto cercano ora di risalire la china con questa novità.