Il “rito” del tè

rito del tè

C’era una volta… il té delle cinque!

Le si­gnore che invitavano le amiche al ricevi­mento pomeridiano allestivano una vera e propria tavola imbandita, intorno alla quale ci si sedeva per bere il accompagnato da tartine, pasticcini, torte.

Oggi questa usanza è in gran parte tramontata.

E anche le signore più tradizionaliste (e che pos­sono permetterselo perché non lavorano, non hanno figli da seguire, né problemi di altro genere) pur non rinunciando al loro (magari con canasta o bridge po­meridiano) hanno semplificato il rituale, ac­contentandosi di un carrello sul quale di­spongono le tazze, la teiera, la zucche­riera, i cucchiaini, il bricchetto con il lat­te o il piattino per il limone e il vassoio con i dolcetti; esse stesse, poi, provvedono a servire il alle amiche sedute sui di­vani del soggiorno o intorno ai tavolini da gioco.

Mentre la scelta del vasellame di­pende ovviamente dai gusti e dalle pos­sibilità, sulla scelta della teiera si può fare invece una piccola divagazione che riguar­da il materiale.

Si dice che il té cinese si «trovi» meglio in un recipiente di ce­ramica o di porcellana, mentre quello di Ceylon in una teiera di materiale poroso, come terracotta, o di metallo, che si im­pregnerà maggiormente di tannino.

L’im­portante, comunque, è che la teiera ab­bia il «becco» lungo e sottile per poter versare il liquido in un «getto» continuo e fine, e impedire il passaggio delle foglioline. A tale scopo, comunque, si deve usare anche il passino, che può essere applica­to direttamente al becco della teiera op­pure posato sulla tazza mentre si versa il.

Sul post di domani vedremo come preparare un buon e sul come conservare la nostra amata teiera nel modo più corretto. Quindi ritagliatevi un pò di tempo per voi e concedetevi un momento di relax leggendo anche l’articolo di domani sull’argomento.