Il chianti: denominazione, storia e caratteristiche

La zona del Chianti si trova in un’affascinante Toscana rallegrata da colline, valli, boschi, torrenti. Ed è lì, tra Siena e Firenze, che si produce il vino italiano noto in tutto il mondo: a Castellina in Chianti, Radda, Gaiole, Castelnuovo Berardengo, Poggibonsi. Parrà strano, ma non esiste un’uva tipica da cui venga prodotto il Chianti.

 La sua vinificazione avviene con un’alta percentuale di Sangiovese e piccole aggiunte di Lanaiolo, Malvasia, talvolta anche Trebbiano. Paragrafando il Chianti classico, cioè quello vinificato nella provincia di Siena, è contrassegnato da un marchio con un gallo nero in campo oro. Si tratta di un antico stemma disegnato dal Vasari per una Lega politico-militare composta da chiantigiani che intendevano difendere le loro terre dalle invasioni dei soldati di Siena e di Firenze sempre in lotta fra loro.

Ma ottimo Chianti è anche quello prodotto al di fuori della zona tipica senese, contrassegnato da un piccolo putto. Il suo bouquet ricorda la viola e il giaggiolo, il suo sapore è gustosamente amarognolo ed elegante, il corpo vellutato, l’alcolicità tra gli 11 e i 13 gradi. Di rado viene imbottigliato giovanissimo. Resta nelle botti dei produttore per 2-3 anni e quindi viene messo in vendita. Solo alcune vendemmie possono invecchiare fino ai 10-12 anni.

Il suo colore giovanile è il rosso rubino. Invecchiando, tenderà al granata e addirittura all’aranciato. In cantina le bottiglie dovranno essere mantenute in posizione orizzontale, perché il tappo rimanga umido, ad evitare la formazione di microrganismi alteratoci del sapore. Verranno messe «in piedi» 2-3 giorni prima di essere stappate, maneggiate con cura in ambiente di 20-22 gradi e aperte un po’ prima di andare a tavola.

Anche il Chianti, come quasi tutti i vini importanti, darà il massimo di se stesso se accoppiato ai cibi giusti. Bisognerà berlo con la lepre in umido, il fagiano arrosto, il cinghiale allo spiedo, il capriolo coi funghi. Ma la lista dei piatti degni di maritarsi col Chianti è lunga: la bistecca alla fiorentina, l’agnello al forno, le grigliate di carne, il pollame nobile. E se giovane potrà accompagnarsi bene anche con la pasta e fagioli, la trippa, il pollo fritto, il formaggio.

Anche se meno importante, e limitata, esiste anche un Chianti bianco e rosato, adatto ad essere bevuto come aperitivo, o insieme al pesce, alle minestre, al prosciutto e melone. Logicamente il Chianti classico è un vino a denominazione controllata (DOC) e vige la buona usanza di numerare progressivamente fiaschi e bottiglie, per dimostrare che si tratta di una produzione abbondante, ma limitata a seconda delle annate più o meno generose.

Numerose le «etichette buone» di Chianti classico: Badia a Coltibuono, Capannello, Castello di Cacchiano, Castello di Uzzano, Riècine, Savignola Paolina, Villa Cafàccio, Villa Antinori, Vignavecchia, Rignana, Poggio al Sole, Pian d’AIbacia, Pagliarese, Monte Vertine, Le Bocce, Filetta, Fortilizio il Colombaie, Fattoria Poggiarello, Fattoria di Tizzano, Fattoria di Castagnoli, Fattoria della Aiola, Fattoria Case Nuove, Catignano, Castello di Voipaia, Castello di Verrazzano, Castello di Fonterutoli, Castello di Cerreto, Fattoria di S. Fabiano.

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