La dieta a zona: che cos’è e il parere degli esperti

Il mondo occidentale è sempre più “extralarge”. Milioni di italiani combattono contro i chili di troppo. E molti scienziati prospettano i rischi di un epidemia di obesità in agguato anche e soprattutto tra i più giovani, addirittura bambini. Cresce così l’ossessione di mettersi a dieta. Va però sottolineato che il fenomeno è legato non solo alla quantità e qualità dell’alimentazione quotidiana, ma anche dalla riduzione del dispendio energetico soggettivo. Una dieta mediatica diventata molto famosa è la dieta a zona.
Che cos’è? Lanciata a metà anni 90 da Barry Sears, la dieta a zona è tra le iperproteiche più seguite e amate, specie dagli sportivi. Si basa sul controllo degli equilibri ormonali dell’organismo con l’eliminazione dei cibi a indice glicemico troppo alto e prevede un’integrazione di acidi grassi omega 3 e omega 6.


Peculiarità: Ad ogni pasto si deve rispettare l’apporto di carboidrati, proteine e grassi nella percentuale del 40-30-30. Non si contano le calorie: per stabilire le dosi si usa un sistema a blocchi e blocchetti.
Cosa dice l’esperto? Prevede pasti ad orari stabiliti, una riduzione dei grassi saturi e la preferenza dell’olio d’oliva, ma non è in linea con la dieta mediterranea, modello di riferimento tra le diete benefiche, osserva Giuseppe Fatati. Aggiunge il professor Ticca: “Dà perplessità il carico proteico eccessivo (30% di calorie dalle proteine contro il 12-15% degli standard codificati), che nel lungo periodo può avere effetti nocivi sulla salute. Inoltre, è incompleta: prevede l’uso quasi sistematico di integratori proteici e di capsule di acidi grassi omega 3. A favore, il rilievo dato a frutta e verdura e l’importanza affidata al carico glicemico, ai grassi insaturi e al movimento“.