L’ ascesa del Kebab, il pasto completo all’Orientale

Giorni duri per la cucina italiana ed in particolar modo per la regina della tavola italiana che ha conquistato il mondo: sua maestà la pizza! Il ruolo predominante della pizza come piatto più conosciuto ed apprezzato in tutti gli angoli più nascosti del globo, che si consuma frequentemente come pasto economico, nutriente e veloce, sembrerebbe, infatti, essere in pericolo.
Ad intaccare la popolarità del glorioso piatto italiano è il sempre più crescente consumo di un piatto dal gusto etnico, speziato ma non troppo, che arriva dalle vicine coste Orientali: il Kebab. Il piatto turco , tanto internazionale quanto la pizza, si può preparare in modo differente, infatti è una pietanza tipica di molte nazioni dal Nord Africa alla Grecia.
La ricetta di base prevede un panino,di pane arabo, che più che un panino sembra quasi una nostra focaccia fatta con pasta di pane, che avvolge delle sottili strisce di carne arrostita sugli spiedi insalata, che comprende un enorme numero di verdure tra cui si possono scegliere quelle che si preferiscono, il tutto condito con delle salsine, da quelle allo yogurt a quelle piccanti a quelle alle melanzane.

Su Second Life il Tortello virtuale

Pensare che la cucina ere una delle poche delizie dello spirito che ancora non erano state intaccate dalla realtà virtuale! Non credevo possibile ricreare … che termine utilizzare … meccanicamente sapori e profumi, non tutti i sensi possono essere coinvolti dalla realtà parallela creata tramite i computer.

Mi sbagliavo, c’è chi non la pensa come me, com’è giusto che sia, e che ha scelto di promuovere i prodotti tipici della sua regione e del suo territorio tramite un mezzo molto pratico come internet, ma forse un po’ limitativo quando si tratta di far conoscere il gusto, che sicuramente non può esser trasmesso tramite una comune e-mail!

Di chi si tratta? Dell’Assessore al Turismo e all’innovazione del Comune di Parma, che ha deciso di organizzare su internet la tortellata di San Giovanni, tradizionale festeggiamento che nei comuni della Provincia di Parma si celebra con cene all’aperto a base di tortelli, mangiando sotto le stelle, senza nessuna protezione, per prendere la rugiada sulle spalle, segno di buona fortuna per il futuro.

Wellness Cucina, come distendersi tra i fornelli

Da sempre sono un accanito sostenitore della teoria dello stare bene in cucina per star bene con se stessi! In che senso? Mi spiego meglio: per vivere, per legge di natura, siamo obbligati a nutrirci, mangiare diventa quindi routine, la stessa operazione da compiere due volte al giorno. Bene! Molte persone vivono l’appuntamento con la tavola in questo modo: come cosa necessaria da fare ma senza piacere.

Niente di più triste, per quel che mi riguarda, il pasto è un rito giornaliero, un appuntamento che si rinnova giorno dopo giorno, che va pregustato fin dal momento della preparazione del cibo, circondandosi in cucina di oggetti ed utensili dalle forme e dai coloro accattivanti e piacevoli, e quando se ne ha l’opportunità di amici che contribuiscono alla realizzazione del pasto.

Insomma credo che l’approccio che si debba avere nei confronti del cibo debba partire dalla cucina, quindi dalla preparazione del piatto che deve essere cucinato con allegria, pensando: visto che debbo nutrirmi per vivere, perché non farlo in modo piacevole?

“Popcorn” Cajun, dalla Louisiana a ritmo di blues

Cajun, cucina esotica al ritmo di blues, direttamente dalla Louisiana, profondo Sud degli Stati Uniti. Lo stato della Louisiana è un vero miscuglio multi-etnico, di creatività e arte, e l’arte culinaria di questo popolo non poteva essere da meno.

Come gli abitanti della Louisiana, così anche la cucina, si divide in Creola, quella tipica della popolazione locale di New Orleans incrocio di Indiani d’america, spagnoli, francesi e africani, ed in Cajun, di tradizione franco canadese.

I piatti di questa terra sono coloratissimi, come le chiassose feste di strada sulle note delle bande che suonano dal vivo, e mescolano un incredibile numero di ingredienti e sapori, proprio come le origini del suo popolo.

La Cina in cucina: involtini primavera (parte II)

Abbiamo ieri presentato gli involtini primavera e descritto gli ingredienti necessari alla loro preparazione. Vediamo oggi come utilizzarli.

Preparare innanzitutto la pasta. Setacciare il sale e la farina in una larga terrina. Fare un foro al centro, rompervi dentro un uovo, sbatterlo leggermente, aggiungere poi l’acqua e mescolare. Incorporare la farina ai due ingredienti liquidi, poco alla volta, con un mestolo. Ottenuto un impasto morbido, rovesciatelo sul piano di lavoro precedentemente spolverato di maizena.

Lavoratelo energicamente con le mani, dapprima sollevando l’impasto e lasciandolo cadere sul piano, poi schiacciandolo con il palmo della mano- come durante la preparazione della pasta all’uovo- per 10 minuti fino a renderlo liscio, di tanto in tanto infarinando leggermente i piano e le mani.

Coprite l’impasto con un panno inumidito e lasciate riposare per 30 minuti. Dopodichè formate con l’impasto un rotolo di circa 30 cm di lunghezza e tagliatelo in porzioni spesse 2 dita circa. Infarinate con la maizena tutte le porzioni, schiacciatele con il palmo della mano e stendetele con il mattarello formando delle sfoglie sottilissime. Infarinate con la maizena le foglie, impilatele una sull’altra e tagliate dei quadrati di 15 cm di lato. Coprite con un panno umido, mentre si prepara il ripieno.

Prepariamo la caponata di melanzane

La melanzana è originaria dell’India: ne esistono parecchie varietà ma quella più nota, che viene più comunemente impiegata in cucina è la violetta, di forma allungata. Esiste anche un tipo di melanzana tonda, sfumata dal viola al bianco che si chiama “seta”. Le melanzane più saporite e più usate provengono dal Meridione.

La caponata di melanzane, nella fattispecie, è un tipo piatto della gastronomia siciliana: trattasi di ortaggi fritti (per lo più, appunto, melanzane), conditi con sugo di pomodoro in salsa agrodolce. Ne esistono moltissime varianti, a seconda degli ingredienti: le ricette “classiche”, raccolte in tutta l’isola, sono una quarantina addirittura.

Quando prendete le melanzane badate che siano sode ed abbiano la buccia lucente; devono essere al punto giusto, nè troppo acerbe nè troppo mature. per preparare la ricetta odierna, la caponata di melanzane, ricordatevi innanzitutto di tagliare a dadini le melanzane, metterle in un colapasta con del sale e lasciarle sgocciolare per almeno un paio di ore affinchè perdano l’amaro.

Delizia di fiori di zucca fritti

Le ottime, delicate zucchine si trovano, per nostra fortuna, tutto l’anno: quando le acquistate, sceglietele ben sode e, per la nostra ricetta odierna, sceglietele “giovani”: solo le zucchine giovani, infatti, hanno  quei fiori commestibili, ottimi da preparare in frittura con la pastella.

Al momento di acquistare i fiori di zucca, dunque, accertatevi innanzitutto che siano gonfi, con i margini dei petali ben distesi e il calice appena aperto. Prima di cucinarli, come vedremo nella ricetta, bisogna aprirli delicatamente con le mani, tagliare gli stimmi con le forbici, passarli sotto l’acqua velocemente e tamponarli con un po’ di carta assorbente.

Tenete presente che i più adatti in cucina sono i fiori di zucchina maschili, che si vendono a mazzetti: dal momento poi che sono più grandi si prestano decisamente meglio alla farcitura. I fiori di zucca sono diuretici e rinfrescanti, ricchi di vitamina A, risultano essere anche molto digeribili, certo, a patto che vengano cucinati senza grassi (né così, dunque, né ripieni, come abbiamo visto in una specialità ligure).

Prepariamo la fonduta mongola

La fonduta mongola è la preparazione conviviale per eccellenza della cucina cinese: la famiglia e gli ospiti si riuniscono attorno alla pentola di ottone, munita di un braciere e con le bacchette immergono i cibi crudi nell’acqua calda, ritirandoli velocemente per poi intingerli nelle salse d’accompagnamento: più ricco è l’assortimento dei cibi da cuocere, più gustosa sarà la zuppa che a fine pasto verrà versata dalla pentola nella ciotola di ogni commensale.

Questo piatto, introdotto a Pechino nel 1600, pare abbia avuto origine dall’abitudine di alcuni popoli nomadi della Mongolia di riunirsi a fine giornata attorno al fuoco del loro accampamento: messa a scaldare l’acqua per la cena negli elmi di metallo rovesciati, vi intingevano i cibi crudi ottenendo così una cottura rapida ed efficace ed alla fine sorbivano la zuppa ristoratrice.

Questa versione della fonduta mongola contempla il carrè d’agnello: fate attenzione a richiedere in macelleria un carrè che abbia un filetto del diametro di almeno 4-5 centimetri; non vanno bene gli agnelli da arrostire interi come quelli, ad esempio, di provenienza sarda. In alternativa possono essere utilizzati tutti i tipi di carne per la cottura nel brodo.

Bimbi felici se in tavola ci sono i Panzerottini

Cucinare per i bambini non è sempre un’impresa facile! Sono molti gli alimenti che non gradiscono e poi farli restare fermi a mangiare, seduti in tavola con le posate tra le mani non è affatto semplice.

Tra i miei ricordi d’infanzia, mi tornano alla memoria certi pomeriggi passati in casa con cugini e zii a divertirci a preparare i Panzerottini! Quei soffici e gustosissimi piccoli calzoni, ripieni di ogni ben di Dio.

Ricordo che era un momento molto divertente e piacevole, cucinavamo tutti riuniti, ridendo e scherzando, quello che poi avremmo mangiato la sera, contenti di averlo preparato con le nostre mani e di poterlo mangiare con esse.

Come si fanno i marshmallows/2

Vi ricordate quei morbidosi di zucchero colorato tanto amati dai bambini e pure dai grandi? I marshmallows sono molto carini a vedersi, così colorati e dal sapore molto buono. Tecnicamente sono delle caramelle e le loro origini risalgono a tempi molto antichi.

Secondo il dizionario di Merriam-Webster un marshmallows è: un cilindretto di zucchero che si origina dalla pianta Altea Officinalis e le cui radici hanno un ampio utilizzo sia in campo medico che gastronomico. In origine i marshmallows venivano fatti con il succo della radice di questa pianta o con il succo del mais, zucchero, albume, gelatina e cotti sul fuoco fino addirittura ad essere scottati.

Successivamente la radice è stata sostituita da gelatina ed è tutt’oggi il metodo più utilizzato. Ma è possibile fare a casa i marshmallows? Trovare la ricetta non è stato semplice tuttavia su un libro di cucina molto antico chiamato Better than Store Bought, attualmente fuori pubblicazione, siamo riusciti a reperire la vera ricetta per la creazione dei vostri marsh e comunque per una variante potete sempre seguire quella presentata alcuni giorni fà sempre su Ginger :
Marshmallows (per circa 600gr)

Come preparare l’aragosta perfetta

L’aragosta (o aligusta) è un grosso crostaceo dal colore bruno-rossiccio con macchioline bianche e gialle, non ha chele, ma ha due lunghe antenne, può raggiungere i 50 cm. ed i 7 kg. di peso (ma gli esemplari migliori pesano fra i 500 e gli 800 gr.) e può vivere fino a 30 anni.

Si pesca da Ottobre a Giugno, la primavera è il periodo della riproduzione e le femmine sono incorallate (la pesca delle femmine con le uova è vietata). Ne esistono in commercio 4 varietà: la migliore è senz’altro l’aragosta mediterranea, riconoscibile dalle 2 macchie gialle regolari su ogni segmento della coda), ci sono poi il tipo rosa, quello verde e quella detta “di Cuba”, per lo più africane e sudamericane, che, seppur discrete, non hanno quasi niente in comune con quelle siciliane e sarde.

Simile all’aragosta, e da alcuni erroneamente considerato il suo maschio, è l’astaco, o astice (o elefante di mare o lupicante) che si differenzia per avere due grosse e possenti chele del tutto assenti nell’aragosta. Il suo colore è turchino con macchioline gialle e bianche; quando è cotto diventa rosso. E adesso, dopo questo breve excursus necessario per guidare ad un acquisto corretto e consapevole della materia prima, vediamo come preparare una succulenta aragosta.

Dal Molise: zuppa di ortiche

La nostra cucina tradizionale sa esprimersi al meglio soprattutto quando si tratta di utilizzare i prodotti alimentari più semplici: a volte, poi, ne valorizza alcuni che sono ormai praticamente ignoti al grande pubblico. Ma non a Ginger&Tomato, ovviamente!

In molte aree del centro-sud, ad esempio, si preparano deliziose minestre a base d’ortica e non si tratta, come verrebbe da pensare, di ricette povere. In realtà si tratta di piatti che partecipano alla ritualità combinata dei filtri d’amore e delle pozioni atte ad incrementare la fertilità.

Il fatto, inoltre, che le minestre a base d’ortica risultino anche delicatissime, prelibate, ovviamente non guasta affatto: ve ne vorrei proporre una che reputo tra le migliori, che è anche di facilissima preparazione, originaria del Molise. Per provare altre squisite preparazioni a base d’ortiche, date un’occhiata anche qui, a questa ricetta postata qualche tempo fa: io stessa l’ho provata, ed è deliziosa!