Il riso, il risone, il riso intergrale e il riso parboiled

Il riso, graminacea come frumento, mais, orzo, segale e avena, è il cereale più diffuso. Solo in Italia ne esistono almeno 50 varietà, diverse per aspetto, tempo e resistenza alla cottura e uso, ma simili dal punto di vista nutrizionale. In Italia si utilizza soprattutto il riso brillato che ha una composizione diversa da quella del riso appena colto. Contiene 80,4 g % di carboidrati (soprattutto amidi), il 6,7 g % di proteine, pochi grassi (0,4) e fibre (1,0) e fornisce 332 Kcal %.

 Dopo la trebbiatura il chicco (detto anche risone, riso vestito, riso greggio) è sottoposto a una serie di lavorazioni. Liberato da impurità e pulito, viene poi “sbramato” cioè separato dalle brattee che circondano il chicco (così si ottiene il riso integrale o bruno), “sbiancato” con opportuni macchinari che eliminano gli strati più superficiali del chicco, poi spazzolato e lucidato con olio di semi o vaselina e trattato con glucosio e talco per ottenere l’aspetto finale brillante. Tali operazioni eliminano gli strati esterni del chicco, più ricchi di proteine, grassi, vitamine, minerali e lo impoveriscono di questi nutrienti.

I funghi: specie, proprietà e valori nutrizionali

Fino alla metà dell’Ottocento, e già dal tempo dei Romani, i funghi venivano consumati solo dopo un prolungato procedimento di bollitura, nella speranza di annullare il possibile effetto velenoso, tipico di alcune specie, purtroppo poco riconoscibili. In realtà sono pochi i funghi con veleno termolabile (che si distrugge con il calore) e, quindi, la loro storia è legata a casi “per avvelenamento”. Oggi si conosce ogni proprietà dei funghi e per quelli spontanei il controllo che viene effettuato prima della vendita e severo e del tutto tranquillizzante.

 Il mercato, inoltre, offre una vasta produzione di funghi coltivati, dal costo contenuto e presenti in ogni stagione, che anche se per profumo e sapore non eguagliano quelli spontanei, soddisfano le esigenze dei consumatore. Non è retorico né superfluo ricordare che i funghi non vanno mangiati se non si è più che certi della loro commestibilità. La soddisfazione di cucinare funghi trovati nei boschi deve essere supportata da una approfondita conoscenza delle caratteristiche morfologiche tipiche della singola specie; nel nostro Paese ne esistono 3000 tipi diversi. Il fungo ha un gusto e un profumo tanto particolari da non richiedere complicate preparazioni culinarie. È soprattutto un “jolly“: arricchirà paste, riso, verdure, carni, selvaggina e anche pesce, ma potrà, a tutto diritto,essere anche il protagonista di piatti gustosi.

Prodotti di stagione invernali: senape, finocchi e lardo

Diffusissimo condimento, la senape, è ricavata dai semi, piccolissimi e sferici, di una pianta della stessa famiglia del cavolo. Sono questi semini, o meglio l’olio essenziale che si forma quando si schiacciano e si mescolano all’acqua a dare il caratteristico sapore piccante. Il seme di senape si usa come spezia da migliaia di anni, ma solo nel XVII secolo, in Francia, divenne la base di preparati più complicati a base di miele e aceto o anche di mosto d’uva.

 Sembra che l’etimologia della parola moutarde (la senape in Francia) venga proprio da `’mosto ardente”. Il primato spetta alla città di Digione che, nel 1634, ottenne il permesso esclusivo di produrla; ancora oggi da lì proviene metà della senape consumata in tutto il mondo. Nel ‘700 si delinearono i più comuni tipi di questo condimento, usati ancor oggi: l’inglese, preparata con semi di senape nera e bianca, ha sapore marcato e piccante; fra le francesi, quella di Digione è chiara e molto piccante, mentre quella di Bordeaux è più scura e aromatica. C’è anche la senape tedesca, simile a quella di Bordeaux agrodolce e aromatizzata con spezie. In Italia la senape è utilizzata nella mostarda, di cui molte città del nord hanno ricette diverse.

Alla scoperta dei prodotti tipici siciliani: i Pistacchi Verdi di Bronte

Percorrendo lo Stivale e approdando sulle coste Siciliane, non si può far a meno di restare abbagliati dal sole dell’isola e dalla ricchezza dei suoi territori, rigogliosi e fruttiferi se pur ardui e molte volte difficili. I paesaggi delle differenti province siciliane cambiano continuamente d’aspetto e di tipologia e proprio a queste mutazioni si lega la tipicità dei prodotti che crescono sui territori dell’Isola.

Di prodotti tipici della generosissima isola di Sicilia potremmo fare una lista molto numerosa, dalle arance alla cioccolato di Modica, ai fichi d’india ai pomodorini di Pachino; ma oggi concentreremo la nostra attenzione su un frutto piccolo e dallo splendido colore verde: il Pistacchio Verde di Bronte.

Bronte è un piccolo centro abitato che sorge alle pendici dell’Etna, su un pendio lavico della zona nord-ovest, e domina la valle del Simeto. Le campagne nei dintorni godono di una moltitudine di varietà di coltivazioni. Osservando il paesaggio vi sarà facile scorgere uliveti, aranceti, mandorleti, alberi di nocciole e siepi di fichi d’india, ordinati filari di viti e alberi di pistacchio, fiore all’occhiello di quest’area.

Novembre mese di Vino Novello, impariamo a conoscerlo [2]


Dopo aver parlato di come si fa il vino novello, possiamo passare ad osservarlo come dire … nel suo aspetto fisico. La particolarità che colpisce subito l’occhio, non appena si versa il primo goccio di vino novello nel bicchiere, è il colore molto particolare di questa tipologia di vino. Nel bicchiere, il vino, appare con un colore particolarmente vivo e brillante di tonalità porpora con riflessi violacei, che preannuncia profumi freschi ed intensi.

Dopo aver ammirato lo splendido colore del Novello, accostando il bicchiere al naso potremo cogliere dei profumi molti spiccati di frutti di bosco, di lamponi ed in generale dei piccoli frutti rossi. In bocca il vino novello rinnova le sensazioni che aveva dato all’olfatto, prevalgono, infatti, sapori fruttati e freschi, dosati ad una buona acidità.

Novembre mese di Vino Novello, impariamo a conoscerlo [1]

Il giorno di San Martino è una giornata particolare per tutti gli amanti del vino e soprattutto per chi il vino lo produce! Per quale motivo? Ebbene, in questa giornata ricade la data tanto attesa dell’apertura delle prime bottiglie di vino dell’ultima vendemmia.

Ma le bottiglie che si stappano, non contengono il vino tradizionale, ma un particolare prodotto: il vino Novello. Il Novello, è il vino nuovo, giovane, dai profumi freschi e molto fruttati, risultato di una particolare tecnica di vinificazione, che permette di ottenere questo tipo di prodotto, molto singolare nel suo genere.

Il caratteristico metodo di lavorazione delle uve che porta all’ottenimento del vino novello fu messo appunto da alcuni ricercatori francesi, ed il prodotto che ne venne fuori è stato il Beaujolais Nouveau, un vino ottenuto da un tipo di macerazione al quanto singolare,detta macerazione carbonica, che successivamente iniziò a diffondersi anche in Italia, come vino Novello, e che oggi è diventato un prodotto lavorato da tutti i Paesi vinicoli.

Piccola storia dello Storione e la ricetta dello Storione brasato

TEMPO: 1 ora e 10 minuti| COSTO: alto| DIFFICOLTA’: media

VEGETARIANA:NO | PICCANTE:NO | GLUTINE: NO | BAMBINI: NO


Oggi parleremo di una varietà di pesce che più che per la sua carne, è conosciuto per le sue piccole uova di colore nero o rosse che tutti conosciamo come caviale: lo Storione. Lo storione è un pesce dalla carne magra e delicata, molto indicato in tutte le diete iperproteiche, per il suo alto contenuto di proteine, circa 18,1gr per 100gr di carne.

Pensando al caviale ed allo storione si pensa immediatamente alla Russia, zona in cui questo esemplare oggi abbonda, ma in passato anche i fiumi Italiani erano ricchi di questi pesci ed in particolare il Po. Difficilmente reperibile come pesce fresco nel nostro Paese, talvolta si può trovare tra i surgelati. Se la fortuna vi assiste, e riuscite a trovarlo in commercio vi suggerisco di provare la ricetta dello Storione Brasato.

I vari sali nel mondo/2

Molti e diversi sono i sali che possono essere raccolti nel mondo. Qui di seguito vi forniremo una rassegna dei maggiori sali sparsi sulla terra. Fateci poi sapere le vostre esperienze e se avete notato qualche differenza nel gusto!
Affumicato salish: Raccolto sulle coste orientali del Pacifico, si asciuga su fumo di legno di olmo rosso. Regala una nota complessa a sushi e sashimi.
BALI: Cristalli piramidali sapidi, bianchissimi, ottenuti attraverso una complessa lavorazione indigena dalla sabbia vulcanica nera.

Fiore di sale artigianale di trapani: È il velo superficiale non ancora precipitato sul fondo del bacino. In scaglie di ottimo sapore. Ideale sulle carni alla griglia.
Halen mon: A fiocco di neve, leggermente croccante. Proviene dall’isola gallese di Anglesey dove si affumica con rami di querce centenarie. Ottimo su carpacci e tartare.

Il sale come ghiottoneria/1

Vale la pena di spendere 36 euro per 250 grammi di fleur de sel chardonnay, sale marino californiano affumicato con legni delle barrique di chardonnay, 380 volte circa più costoso di un normale sale da tavola ?
Gli scettici prendono le distanze: tutti i sali sono al 99 per cento NaCI, cloruro di sodio, e qualsiasi traccia di altri elementi risulta a loro parere indistinguibile nel momento in cui il composto entra in contatto con il cibo. Senza contare che si predica da anni che il sale fa parte, insieme allo zucchero, di quegli insaporitori puri, bianchi ma nocivi, da limitare a oltranza.

I reazionari sospettano: non sarà una nuova trovata dei cuochi che, dopo aver fatto scomparire la saliera da tavola evocando a sé il diritto di perfetta salagione, adesso ci costringono a discernere tra decine di sali esotici quello imperdibile per il piatto che ci apprestiamo a mangiare? I fari dello shopping gastronomico viceversa gongolano: ecco un nuovo originale pensierino da portare senza problemi al check-in all’amico gourmet con i consigli per la chianina ai sette sali, invece della bottiglia d’olio.

Gli sperimentalisti temporeggiano, come ha fatto Richard Ehrlich, del Financial Times, che ha riunito un gruppo di esperti per l’assaggio alla cieca di diversi piatti insaporiti con sei sali diversi, e alla fine è restato col dubbio perché non sono state rilevate differenze sostanziali. Ma il punto è un altro.

Il parmigiano reggiano: delizia tutta italiana

Nel mondo esistono oltre mille tipi diversi di formaggi; alcune centinaia solo quelli italiani conosciuti e descritti. Di questi il Parmigiano Reggiano è tra i più antichi e più nobili. La sua fama ha oltrepassato le frontiere e ha attraversato gli oceani, non solo perché viene venduto in tutto il mondo, ma anche perché in parecchi paesi si è tentato di imitarlo, senza mai riuscirvi, anche ricorrendo alla preziosa opera di tecnici fatti venire appositamente dai luoghi di produzione.

Questo formaggio nasce in una zona precisa ed è interessante notare che la sua produzione è consentita solo nel periodo compreso tra l’ 1 aprile e l’ 1 novembre. Il Parmigiano Reggiano è un formaggio prodotto con latte di vacca, a pasta dura, di lunga maturazione (almeno 12 mesi e, qualche volta, anche di più). E’ un formaggio protetto dalla «denominazione di origine», prodotto cioè in zone geograficamente delimitate (territori delle province di: Bologna alla sinistra del fiume Reno, Mantova alla destra del fiume Po, Modena, Parma e Reggio Emilia).

Prosciutto crudo, mortadella, coppa e Co.

I salumi, dal buon sapore stuzzicante, sono ricchi di proteine e di grassi. Piacciono ai bambini, e a chi ha bisogno di preparare in fretta una colazione o una cena. Purtroppo hanno qualche controindicazione di cui devono tener conto le persone costrette ad una dieta con poco sale (ipertesi, nefritici e cardiopatici). In alcuni casi possono dare qualche difficoltà nella digestione, dato l’elevato tenore di grassi, in chi ne abusa o in chi è afflitto da una piccola insufficienza epatica.

Bisogna, a questo riguardo, essere prudenti, per esempio, o, con lo zampone e il cotechino. Chi desidera seguire un regime dimagrante deve mangiarli in quantità ragionevoli poiché contengono, come sappiamo, molte calorie, molto sale (e si sa che il sale favorisce la ritenzione dell’acqua da parte dei tessuti). Qualche volta i salumi sostituiscono il piatto di carne: in questo caso possono essere anche consigliati.