Chiamatelo borlengo, burlengo o zampanella: si tratta sempre della stesse crepe che si prepara in Emilia Romagna in occasione del Carnevale.
È un piatto povero della cucina dell’Emilia Romagna molto croccante e fritto, veramente buonissimo, variante ricca della tradizionale piadina: ogni zone però ne conserva una ricetta specifica a conferma che si tratta di un dolce veramente amatissimo in tutta la zona.
Dite pesto e pensate immediatamente al tradizionale pesto alla genovese a base di basilico, ma in realtà esistono molte altre varianti, dal pesto alla trapanese al pesto di rucola. La ricetta di oggi però è decisamente diversa perché il pesto modenese è un condimento tipico dell’Emilia Romagna e non leggerissimo.
Si prepara utilizzando tre ingredienti, ma tutti di ottima qualità: si tratta del lardo, dell’aglio e del rosmarino fresco. Ma come utilizzarlo in cucina?
Si chiama cassone o crescione ed è una tipica preparazione della regione Emilia Romagna che deriva direttamente dalla piadina.
La caratteristica è cha la sfoglia viene farcita e poi ripiegata su sé stessa e infine chiusa prima della cottura: il nome di crescione deriverebbe anticamente dalla ricca farcita di erba, il crescione, che veniva usata nella ricetta originale.
Torna la nuova edizione di Su per terra 2017, il viaggio di Slow Food Emilia-Romagna che offre la possibilità di affrontare e conoscere attraverso sei itinerari il mondo e i pastori dell’Appennino.
L’invito a camminare cela la possibilità di conoscere e capire come cambiano l’agricoltura e l’allevamento e come possa evolversi il rapporto fra città e campagna.
Un fritto economico che piace ad adulti e bambini: il semolino frittocroccante è la rivisitazione del classico semolino, una ricetta tradizionale dell’Emilia Romagna particolarmente appetitosa. La sua bontà consiste soprattutto nella sua semplicità, nella panatura croccante e nell’interno morbido e cremoso.
Nonostante si tratti di una ricetta che viene tradizionalmente associata alle feste di Natale, in realtà viene preparata durante tutto l’anno perché è semplice da preparate, è gustosa e molto invitante. Potrete scegliere la forma che preferite optando ad esempio per divertenti forme geometriche come piccoli rombi o triangolini.
In dialetto si chiama gnòc fret, ma in pratica parliamo dello gnocco fritto, una ricetta tradizionale diffusa in tutta l’Emilia Romagna. Come ogni ricetta che si rispetti presenta non poche varianti in base alla città, ma sono tutte buonissime.
In particolare, la ricetta dello gnocco fritto di Modena si caratterizza per l’aspetto gonfio che gli viene regalato dalla presenza dell’acqua frizzante ghiacciata e dello strutto nonostante l’impasto non presenti nessun tipo di lievito.
Il primo è un piatto preparato a base di cipolle, mentre l’altro è un secondo piatto a base di cipolla e altre verdure, tra cui zucchine, melanzane, patate e peperoni e lesso. È un secondo piatto “di riciclo” che viene preparato con la carne e anche verdure avanzate.
I passatelli (che oggi vi propongo con la ricetta di Pellegrino Artusi) li conoscerete tutti, altro non sono che un formato di pasta fresca tipica dell’Emilia Romagna. Si ottengono a partire da un impasto a base di pangrattato, parmigiano grattugiato, uova, noce moscata e limone e si presentano come dei serpentelli caratterizzati da una superficie ruvida dovuta allo strumento dal quale vengono fuori, un particolare ferro apposito. Ottimi in brodo non sono affatto difficili da realizzare ed il loro sapore, una volta assaggiati, crea dipendenza.
Tipiche della tradizione emiliana, quella delle crescentine fritte alla bolognese è una ricetta facile e molto allettante da servire in occasione di un aperitivo o un antipasto ricco ed appagante. Le crescentine fritte non sono altro che il classico pane fritto servito solitamente con salumi e formaggi vari. Nella provincia di Modena si chiama gnocco fritto, quello che conta, però, è il fatto che di fronte ad un piatto pieno zeppo di queste piccole delizie, non ci si riesca proprio a fermare.
I passatelli (asciutti), lo saprete, rappresentano una preparazione tipica della cucina non solo Emiliana ma anche Umbra. Si tratta di un primo piatto diverso dal solito e realizzato con un impasto a base di farina, pangrattato uova e parmigiano che, spremuto con un apposito attrezzo o in mancanza con un semplice passapatate, da vita ad una sorta di pasta simile a grossi spaghetti da cuocere a piacere in brodo o da gustare asciutta, proprio come in questo caso.
Ricca, abbondante e generosa, corposa e di sostanza , oggi parliamo di cucina Emiliana, una cucina piena di sapori. La tradizione culinaria emiliana e famosissima per le sue paste fresche, condite con meravigliosi e profumatissimi ragù, o per le sue paste ripiene, tortelli, tortelloni e tortellini che sguazzano nel brodo o in sughi appetitosi. Salumi e carni non mancano nelle ricette di questa regione, ma oggi voglio presentarvi una ricetta tutta a base di verdure, che tradizionalmente va cotta insieme alla salsiccia, così da portare in tavola un secondo completo di contorno, il Frizon, o per meglio dire il Friggione di verdure all’emiliana. Per i puristi della cucina italiana, vorrei sottolineare che tale ricetta è una variazione del più tradizionale Friggione di cipolle.
Lapiadina romagnola è stata per me un mistero per molto tempo. Non riuscivo a capire come prepararla, o meglio, ho letto tante di quelle ricette negli anni da non raccapezzarmi più. Non avendo mai assaggiato l’originale piadina romagnola non sapevo quale dovesse essere il risultato finale e quindi mi affidavo alle ricette che di volta in volta provavo. Poi, dopo avere avuto la fortuna di assaggiarne una in loco (a proposito, ma quanto è buona?) quella di Cotto e Mangiato mi è sembrata davvero un’ottima riproduzione dell’originale.
Lapiadina romagnola di Cotto e Mangiato si prepara molto semplicemente, così come la maggior parte delle ricette provenienti dalla fortunata trasmissione diBenedetta Parodi. Basta impastare farina, strutto, sale e lievito con il latte nel quale avremo aggiunto del miele. Questo impasto andrà lavorato con dell’acqua, per quanto riguarda la quantità da utilizzare regolatevi con la consistenza dell’impasto, dovrà risultare un panetto morbido.
Quando si viaggia alla scoperta di un territorio arriva sempre il momento in cui ci si abbandona ai suoi sapori. Chi ama la cucina del territorio non può che rimanere soddisfatto della cucina comacchiese, che dà la massima espressione di sè nei piatti di pesce di acqua salata o di valle.
A Comacchio, spendida città d’arte edificata intorno al 1638, l’aria profuma di mare. Le sue genti, infatti, si sono sempre dedicate alla pesca. Ancor oggi la cittadina ha saputo conservare nell’aspetto e nelle tradizioni l’originale e forte legame con il mare. Nel vicino porto Garibaldi, al quale Comacchio è collegata da un lungo canale navigabile, l’attività di pesca ogni giorno è piuttosto vivace, con l’andirivieni di pescherecci che rientrano in porto il pomeriggio con preziosi carichi di pesce fresco da assaporare nei numerosi ristoranti della zona o nell’intimità della propria casa seguendo le ricette della tradizione. E parlando di tradizione, non possiamo non far riferimento all’anguilla, che trionfa sulle tavole locali cucinata in mille modi: in graticola, a brodetto, con le verze, marinata.
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